Scoperto nello spazio un “faro misterioso”. Ecco spiegate le prime ipotesi degli scienziati

Redazione Attualità
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Registrata l’esistenza di un corpo celeste, simile ad un faro spaziale, che emetterebbe periodicamente onde radio molto intense. La scoperta di un fenomeno ignoto ha destato curiosità nella comunità astronomica e scientifica.

Magnetar: mistero dei lampi radio veloci -Fonti:lescienze.it

Un gruppo di ricerca australiano ha individuato un “faro nel cielo” che irradierebbe, ad intervalli regolari di circa 20 minuti, lampi d’onde radio. La fonte in questione si trova nella Via Lattea ed ha caratteristiche insolite. Sebbene i segnali luminosi siano molto potenti finora sono sfuggiti alle rivelazioni degli esperti, creando così un alone di mistero sulla sua origine.

L’identificazione della fonte

La registrazione dell’anomalia potrebbe dimostrare l’esistenza di una sottofamiglia pulsar finora sconosciuta, molto lenta, o essere prodotta da un magnetar.

Se si seguisse la prima ipotesi si comprenderebbe l’esistenza di una stella compatta composta da materia degenere (densità elevata), la cui componente predominante sarebbe costituita da neutroni mantenuti insieme dalla forza di gravità. Generalmente questo è il risultato del collasso gravitazionale del nucleo di una stella, che segue alla cessazione delle reazioni di fusione nucleare per l’esaurimento degli elementi leggeri al suo interno. Rappresenta così l’ultimo stadio di vita di stelle da masse molto elevate.

Pulsar, stella di neutroni in rapida rotazione -Fonte:youtube.com

La seconda ipotesi riguarderebbe una stella che ha completato la fusione dell’idrogeno in elio nel proprio nucleo, cioè lo stadio finale dell’evoluzione di una avente massa minore di circa otto masse solari. Queste perdono gran parte della loro massa, soffiandolo via in un forte getto di gas (vento stellare), dando vita ad una nebulosa planetaria. Le nane bianche giunte a questo punto non evolveranno più in maniera significativa, ma si raffredderanno progressivamente sempre di più. Ciò che le differenzia dalle altre stelle è che sono prive di una sorgente di energia. Essa può rimanere visibile per un lungo periodo di tempo, comparabile con l’età dell’universo, fintanto che il calore prodotto nella sua creazione non si estingua, spegnendosi nell’oscurità.

Si comprende pertanto che essendo una stella di neutroni con un enorme campo magnetico, il suo decadimento generebbe intense ed abbondanti emissioni elettromagnetiche, come raggi X, raggi Gamma e raramente radiofrequenze.

Magnetar -Fonte:universoastronomia.com


La scoperta del corpo celeste

È allo studente della Curtin University in Australia, Tyrone O’Doherty, che è stata possibile questa scoperta. Lo scorso anno, avrebbe messo a punto un sistema di analisi di dati raccolti dall’osservatorio Murchison Widefield Array (MWA) che registrerebbe onde radio provenienti dallo spazio, possedendo capacità senza precedenti. I suoi attributi includerebbero:

  • Un campo visivo molto ampio (centinaia di gradi quadrati);
  • Alta risoluzione angolare (diversi minuti d’arco);
  • Ampia gamma di frequenze (70-300 MHz) con sintonizzazione flessibile;
  • Estrema agilità di puntamento (digitale).

Le emissioni scoperte durerebbero circa un minuto e sono osservabili nel cielo. Esse proverrebbero da un corpo celeste posto a circa 4 mila anni luce dalla Terra, risultando, dunque, “vicino” al pianeta in termini di distanze astronomiche.

MWA -Fonte:globalscience.it

Le onde radio prodotte dall’anomalia sono state definite come transienti, cioè di rapida variazione temporale, la cui attività è rilevabile per alcuni istanti, giorni o anni. Risulta, così, in contrasto con la scala temporale di milioni di anni, durante i quali si assiste all’evoluzione di galassie e stelle. Spesso, si tratta dunque dell’attività di ciò che resta di una stella troppo massiccia.

Le attività più lente sono dovute a una supernova, cioè di un’esplosione stellare ad altissima energia. Essa spesso è ciò che costituisce la fase ultima di una stella di elevata massa o dall’interazione tra una nana bianca con un’altra stella.

Se, invece, si tratta di transienti veloci, significa che la frequenza con cui viene emessa energia in pochi secondi dipende da stelle di neutroni in rapida rotazione, ossia le pulsar.

Ciò che desta stupore è quello di averle registrate con l’MWA, ossia con un radiotelescopio a bassa frequenza. I dati raccolti dalle emissioni di energia «della durata di 60 secondi che si ripetono ad intervalli ritmici di 20 minuti», hanno fatto propendere per l’ipotesi che si tratti di un magnetar di periodo ultra lungo, dunque, di una stella di neutroni a rotazione lenta.

La ricercatrice della Curtin University, Natasha Hurley-Walker, ha così affermato:

“Un segnale radio ripetuto dallo spazio: ero preoccupata che fossero alieni. Tuttavia, successive osservazioni hanno dimostrato che si tratta di una gamma molto ampia di frequenze, e questo significa che deve essere un processo naturale. Non si tratta di un segnale radio artificiale”.

Il commento di Andrea Possenti

La notizia ha fatto il giro del mondo giungendo fino all’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) di Cagliari, catturando l’attenzione di Andrea Possenti. L’esperto ha ammesso l’origine ignota dei lampi di onde radio emessi dal faro, ma poi ha aggiunto che fenomeni come questi sono simili a quelli ordinariamente studiati che giungerebbero da stelle.

Andrea Possenti -Fonte:bergamo.corriere.it

Nonostante ciò, il fenomeno registrato risulta essere, comunque, particolarmente diverso. Ciò deriva dal fatto che gli impulsi emessi non sono stati mai scoperti prima di oggi. Lo scienziato sostiene in tal proposito due motivi che ne spiegherebbero il perché:

«uno ‘tecnico’ e uno ‘pratico’: dato che le pulsar a noi note hanno periodi e impulsi molto rapidi, tutti gli strumenti che cercano questi segnali si focalizzano su intervalli molto più brevi.».

A questo si aggiungerebbe il problema delle interferenze, in quanto le onde radio usate quotidianamente dalle attività umane rendono difficile individuare un segnale anomalo proveniente dal cielo.

Oggetto cosmico -Fonte:msn.com

Si dovrà pertanto continuare con altre osservazioni che possano permettere agli astronomi di comprendere al meglio le caratteristiche del “faro” al fine di identificare con certezza l’origine dell’attività riscontrata dalle prime rilevazioni.

 

Giovanna Sgarlata