Mattarella ha respinto nuovamente l’ipotesi di essere rieletto

Redazione Attualità
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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (80 anni) non ci sta e continua a respingere al mittente qualsiasi proposta di un ulteriore mandato da Capo dello Stato. Il suo settennato terminerà il 2 febbraio e ancora i partiti non sono riusciti a raggiungere, se non nemmeno intavolare una trattativa, un accordo sul nome del prossimo inquilino del Quirinale.

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica dal 2015, fonte: gazzettadelsud

Perché Mattarella non vuole essere rieletto

Più volte nel corso degli ultimi mesi Mattarella si è detto contrario a una sua rielezione. Non con nette prese di posizione bensì con richiami ai doveri istituzionali e citando, a novembre, quanto già detto da due ex presidenti della Repubblica. Giovanni Leone, come Antonio Segni, chiesero infatti “di introdurre la non immediata rieleggibilità del presidente della Repubblica con la conseguente eliminazione del semestre bianco”. Il semestre bianco è quel periodo corrispondente agli ultimi sei mesi del mandato del Presidente della Repubblica durante i quali non può sciogliere le camere. Le ragioni della scelta di dichiararsi non disponibile a un secondo mandato sono facilmente intuibili: l’età avanzata e la convinzione della necessità di un cambio al vertice. Ma anche il bisogno di una responsabilizzazione dei partiti. Troppe volte nel corso dell’attuale legislatura gli schieramenti parlamentari hanno tirato i remi in barca affidandosi al Capo dello Stato per risolvere empasse che sarebbero dovute essere oggetto di discussione nell’emiciclo. La richiesta di mantenere l’incarico fino ad almeno il 2023, anno della conclusione dell’attuale legislatura, non farebbe che confermare questa tendenza.

Giorgio Napolitano, unico Presidente della Repubblica a essere stato rieletto, fonte: HuffingtonPost

Perché i partiti vogliono rieleggere Mattarella

Sebbene le “regole del gioco” siano state pensate nell’ottica della discontinuità al vertice è innegabile che il rischio di casi straordinari sia sempre dietro l’angolo. Nella storia repubblicana soltanto una volta un Presidente della Repubblica è stato rieletto e fu Giorgio Napolitano nel 2013. Allora la rielezione avvenne con 738 voti al sesto scrutinio e furono decisivi i voti di PD, PdL e Scelta Civica. Napolitano allungò la sua permanenza al Quirinale di due anni e definì immediatamente il suo secondo mandato come “a termine”. A convincerlo della rielezione fu il momento particolarmente concitato che il Paese stava vivendo e la necessità di portare a compimento le riforme economiche volute dall’Europa. Ragioni diverse rispetto al momento storico attuale. Da due anni l’Italia è costretta a fare i conti con la pandemia globale da Covid-19 che ha evidenziato in più occasioni una incomunicabilità tra i partiti politici. Difficoltà dialogiche palesatesi immediatamente quando si è trattato di formare il primo governo Conte e che hanno spinto Mattarella a paventare più volte la soluzione del governo tecnico. Ipotesi quest’ultima che infine si è concretizzata e che ha portato a Palazzo Chigi Mario Draghi. I due, Sergio Mattarella e Mario Draghi, sono tutt’oggi i punti di riferimento della politica e delle istituzioni del nostro Paese. Non è un caso che il nome dell’ex presidente della Banca Europea sia stato avanzato per la carica di Capo dello Stato ma si tratta di un opzione impercorribile essendo l’attuale Governo Draghi impegnato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (del valore di 190 miliardi di euro). L’assenza di alternative considerate valide e condivise dallo scacchiere parlamentare ha portato dunque ai numerosi inviti al Presidente della Repubblica a mantenere il suo ruolo almeno fino alla fine della legislatura.

 

L’irritazione di Mattarella per il dl del PD

Secondo le fonti giornalistiche chi ha avuto modo di parlare negli ultimi giorni con il Presidente della Repubblica non ha potuto non notare stupore per la notizia dell’avvenuta deposizione del disegno di legge firmato da Dario Parrini, Luigi Zanda e Claudio Bressa del Partito Democratico. La proposta è quella di modificare gli articoli 85 e 88 della Costituzione, vietando la rielezione diretta del Presidente della Repubblica e la cancellazione del semestre bianco. Secondo gli autori del testo “la possibilità di modificare la Carta deve essere colta adesso, alla fine del settennato, poiché in un momento successivo sembrerebbe un atto di sfiducia verso il nuovo Presidente della Repubblica”. Non è difficile intuire però che il disegno abbia come fine quello di convincere Mattarella a mantenere il suo incarico con la promessa di non permettere in futuro la possibilità di rieleggere il Capo dello Stato. Al di là dunque delle possibili interpretazioni politiche e costituzionali della legge, finora Mattarella si è limitato a consegnare il suo stupore alle agenzie di stampa, che già di per se suona tanto come una porta in faccia.

Filippo Giletto