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Tutte le donne di Monica Vitti: i 90 anni di un’antidiva

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Il 3 novembre del 1931 nasceva a Roma Monica Vitti, attrice sicuramente poco nota ai nati dopo del 2000, anche perché da quasi 20 anni si è ritirata dalle scene volontariamente a causa di una malattia degenerativa. In occasione del suo 90esimo compleanno vorremmo provare a farvela conoscere meglio o a sbloccare qualche ricordo ai più che molto probabilmente ricordano i suoi film.

Monica Vitti, dopo aver trascorso alcuni anni di vita nella nostra Messina perchè il padre era un agente di commercio estero, scopre la passione per il teatro che diventa quasi un diversivo per intrattenere i suoi fratellini durante la seconda guerra mondiale.

Dopo il diploma all’Accademia di Arte Drammatica nel 1953, le si apriranno le porte di una lunga carriera che durerà quasi quaranta anni. Vitti collaborerà con i più grandi registi dell’epoca: Scola, Monicelli, Risi, Antonioni, senza dimenticare il sodalizio artistico con Sordi.

Monica Vitti. Fonte: Blog ModApp

Le donne della Vitti sono molto diverse rispetto a quelle delle commedie all’italiana (filone che diverrà molto famoso in quel periodo), nonostante nelle pellicole interpretate i tradimenti, la gelosia, la sterile vita coniugale e i triangoli siano temi predominanti. Molto probabilmente per questo viene considerata da molti l’Antidiva.

Ma quante donne è in fondo Monica Vitti? Ne abbiamo scelte cinque che racchiudono la sua innata versatilità.

1) Complicata seduttrice

Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) – Ettore Scola (1970)

Dalla regia di Ettore Scola, Dramma della gelosia è uno di quei film che segna il passaggio dell’attrice dalla carriera drammatica a quella comica. Adelaide è una giovane fioraia romana un po’ sui generis che si ritroverà coinvolta in un menage a trois con i giovani Oreste Nardi (Marcello Mastroianni) e Nello Serafini (Giancarlo Giannini).

Sensuale quanto basta, mai volgare, la Vitti riesce a caratterizzare il personaggio di Adelaide caricandolo di isterismo,  vulnerabilità ma anche di ironica eleganza e notevole dignità.

Da sinistra a destra: Mastroianni, Vitti e Giannini in una scena del film. Fonte: Titanus

Con la sua voce roca e il “burino accento romanesco” renderá leggera la “disgrazia” di questa protagonista che prova a liberarsi del triangolo amoroso.

2) Moglie borghese

Io so che tu sai che io so – Alberto Sordi (1982)

Qui troviamo l’attrice romana nei panni di Livia sposata con il banchiere Fabio Bonetti (interpretato dal regista). Livia si ritrova imbrigliata in un rapporto di coppia monotono con il classico uomo medio italiano tutto lavoro e partite di calcio in TV.

Sordi e Vitti in una scena del film. Fonte: Scena Film

È lei che tra mille peripezie riesce a tenere in piedi la famiglia e a ricucire il rapporto con Fabio.

Livia è un personaggio che a tratti sembra essere in preda a crisi isteriche, una donna a cui la Vitti riesce a dare forza di volontà e anche velata comicità. Livia è tutte le mogli medio borghesi che sono salde come una roccia ma che a volte possono crollare.

3) Siciliana forte e sanguigna

La ragazza con la pistola – Mario Monicelli (1968)

Assunta Patanè (Monica Vitti) è una ragazza siciliana d’altri tempi, “onesta” e sempre vestita di nero. Rapita e poi lasciata dall’uomo di cui era segretamente innamorata, deciderà di vendicare l’onore ferito. Monicelli dà un risvolto inedito e più ridanciano alla classica vicenda della fanciulla “sedotta e abbandonata”, attorno a cui ruota l’omonimo cult di Germi del ’64 e ci riesce proprio perché cuce addosso alla Vitti un personaggio degno delle sue doti attoriali.

Sebbene Sedotta e abbandonata sia pellicola nettamente più raffinata de La ragazza con la pistola, c’è qualcosa che alla prima manca ed è proprio la notevole presenza scenica della Vitti (lei romana si calerà perfettamente nei panni della siciliana), superiore a quella dimostrata da Stefania Sandrelli nelle vesti della vittima inerme dietro le quinte di teatrini orchestrati dalla famglia per salvare l’onore.

A sinistra Stefania Sandrelli in “Sedotta e abbandonata”, a destra Monica Vitti ne “La ragazza con la pistola”. Da notare il look simile delle due protagoniste

Assunta, invece, anche se complice di una mentalità arretrata, è lei stessa a prendere la pistola in mano e tentare il riscatto. Certo erano già altri tempi e le lotte femministe stavano scrivendo un pezzo importante di pagine di storia. Ma avere nel cast una grande interprete come la Vitti sicuramente permise al regista di dare carne e ossa a un personaggio comico nella sua drammaticità meridionale, quanto determinato.

4)  Moderna e insicura

Amore mio aiutami – Alberto Sordi (1969)

Raffaella (Monica Vitti) è una donna sposata che si innamora di un altro uomo e indovinate un po’ a chi deciderà di confidare le proprie pene d’amore? Esattamente al marito (Alberto Sordi)!

Alberto Sordi e Monica Vitti nei panni di Giovanni e Raffaella. Fonte: Documento Film

Satira amara su un certo progressismo, Amore mio aiutami è un divertente teatro dell’assurdo in cui la coppia Sordi-Vitti dimostra per la prima volta sul grande schermo un feeling coinvolgente e fuori dal comune. Gli sfoghi di Raffaella si amalgamano alla perfezione con la finta compostezza piccolo-borghese del marito banchiere Sordi (qui un nostro articolo sull’attore romano). Vitti all’apice della sua bravura nel saper caricare di pathos ed emotività un personaggio come Raffaella, donna innovativa ma fragile.

5) Raffinata e misteriosa

La notte – Michelangelo Antonioni (1961)

Ultimo ma non meno importante, un film della Vitti meno conosciuta, quella più di nicchia, drammatica, musa del cinema dell’incomunicabilità del regista Antonioni.

A primo acchitto sembra marginale il ruolo ricoperto dalla Vitti in questa pellicola dalle tinte esistenzialiste. A dominare le scene è la storia di due coniugi in crisi: gli affascinanti (Lidia) Jeanne Moreau e Giovanni (Marcello Mastrianni), mentre Valentina (Monica Vitti) è soltanto di passaggio nella loro vita, un’affascinante sonosciuta che incontrano a una festa.

Eppure bastano poche inquadrature per cogliere il talento della Vitti nel calarsi in un personaggio fuori dalle righe, al di là degli steccati della classica seduttrice, una ragazza riflessiva e misteriosa che si rivelerà il punto di svolta necessario alla paralisi esistenziale dei protagonisti.

Da sinistra a destra: Jeanne Moreau, Marcello Mastroianni e Monica Vitti ne La notte di Michelangelo Antonioni. Fonte: Dino De Laurentiis

In un’intervista ad Enzo Biaggi, Monica Vitti si definì “femminista”. Il suo impegno politico non era manifestare nelle piazze o spendersi in grandi dimostrazioni, ma intepretare “donne che hanno fatto dei passetti” come amava lei stessa affermare.

Angelica e Ilenia Rocca