Obbligo di Green pass sul posto di lavoro: si accende la protesta nel porto di Trieste

Redazione Attualità
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L’allerta era alta da giorni, sin dall’attacco alla sede romana della Cgil. Il 15 ottobre, giorno dell’entrata in vigore dell’obbligo di Green Pass sul luogo di lavoro, a Trieste, sin dalle prime ore del mattino, in molti si sono radunati nei pressi del porto, davanti al Varco 4 del molo 7. Quello il luogo di ritrovo della manifestazione annunciata e organizzata da Stefano Puzzer, leader del sindacato autonomo del Cltp, Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste. Tra i manifestanti, non solo operatori dello scalo, riconoscibili dai giubbottini gialli indossati, ma anche persone esterne contrarie alla certificazione verde.

Qualche fumogeno e qualche coro durante la prima notte di protesta al varco 4 del porto di Trieste, ma il clima non è teso (fonte: open.online.it)

L’annuncio del blocco al porto

Lunedì 11 ottobre, un grande corteo contro il Green pass, il giorno dopo, un incontro tra le aziende del settore marittimo, il prefetto Valerio Valenti e il segretario generale dell’Autorità portuale del Mare Adriatico Orientale, Vittorio Torbianelli. L‘intesa non viene raggiunta, quindi, il sindacato del Cltp, nel pomeriggio, pubblica un comunicato che conferma un blocco totale delle attività nello scalo marittimo per il 15.

Il presidente del porto, Zeno D’Agostino, in seguito all’accaduto, fa un annuncio shock, dichiarando di essere intenzionato a rassegnare le dimissioni in caso di un blocco a oltranza dello scalo.

Successivamente, iniziano a circolare varie voci, su un presunto compromesso con le aziende operanti nel porto di Trieste, le quali sembra abbiano proposto di provvedere di tasca propria a pagare i tamponi ai lavoratori fino al 31 dicembre.

Non tarda ad arrivare una risposta dai portuali alle voci: “Nulla di tutto ciò ci farà scendere a patti. Non solo noi, ma tutte le categorie di lavoratori”.

 

Il giorno tanto atteso

All’alba del 15, mentre Trieste ancora dorme, già alle ore 6 circa, si vede in giro qualche attivista No Green pass. Due giorni prima, Puzzer aveva dichiarato di aspettarsi circa 30mila adesioni alla manifestazione, considerando anche il resto della città; mentre D’Agostino, aveva fatto un pronostico meno cauto, immaginando che i manifestanti potessero crescere fino al numero di 50mila.

All’ultima assemblea della sera prima, il Cltp aveva riunito le adesioni di poche centinaia di lavoratori, circa 300: non abbastanza, dunque, per bloccare uno scalo in cui lavorano oltre 1.500 persone.

Mentre ci si prepara a situazioni molto impegnative, durante le prime ore di venerdì, l’accesso allo scalo portuale era consentito.

«Chi vuole lavorare, può entrare. Noi non fermiamo nessuno» dichiaravano dal Cltp.

Però i camionisti, provenienti anche da oltre confine, preferiscono non inoltrarsi dentro la folla che inizia a crescere.

Intanto arrivano troupe di giornalisti e i primi attivisti No Green pass esterni al gruppo dei portuali, per dare sostegno alla protesta. L’incremento del numero di partecipanti inizia a preoccupare: «Stanno continuando ad arrivare persone. Il problema non sono i portuali, è quando inizieranno ad arrivare tutte le persone per la manifestazione. Qui la gente entra ma non sa quando riuscirà ad uscire». Intanto 230 unità delle forze dell’ordine vengono fatti schierare in tutta la città. La tensione è alta, per la preoccupazione di poter assistere a scene simili a quelle verificatesi a Roma la settimana prima.

In migliaia intanto sfilano dentro Trieste (fonte: triestecafe.it)

Intanto, si guarda alla situazione nei maggiori scali portuali del Paese, avanzando l’ipotesi di una possibile reazione a catena.

A Genova, la protesta, effettivamente, si accende nello stesso momento, mentre a Gioia Tauro il primo turno della giornata di venerdì inizia senza problematiche: i lavoratori hanno organizzato un sit-in con un legale per le ore 10, ma poi svolgono normalmente la loro giornata lavorativa; assenti i non vaccinati, ma perché non è stato possibile, per questione di organizzazione, far arrivare i primi tamponi comunque messi a disposizione gratuitamente da Med Center Container terminal, che ha ne ha assicurato la disponibilità per tutto il prossimo periodo.

Il portavoce dei portuali si dimette dopo le tensioni di sabato notte

Delle migliaia di persone arrivate, nel primo giorno di protesta, dal resto d’Italia per sostenere i lavoratori del porto di Trieste ne sono rimaste qualche centinaia in questi giorni. Il clima generale è rimasto sereno, nessuna complicazione. Durante la prima notte, la protesta si affievolisce, si dà inizio a un vero e proprio party, si balla, ogni tanto si accende un fumogeno e i cori contro il Green pass o contro il premier Draghi iniziano a sparire.

D’Agostino dichiara che serve trovare una soluzione al più presto, pur se il porto ha continuato a funzionare sopperendo alla mancanza di funzionalità del molo 7 e perché i manifestanti hanno continuato a non interferire particolarmente sul traffico di mezzi. Questi sono, infatti, passati dal paventare un possibile blocco di tutto il porto a mantenere un presidio e assumere una linea soft.

Nella tarda serata di sabato, Stefano Puzzer annuncia, provocando una forte sorpresa in tutti, la fine della protesta. Secondo delle fonti, pare che già nel pomeriggio l’idea abbia sfiorato quello che era diventato volto della manifestazione. Il motivo? Un gruppo di No Vax, accampatosi per la notte lì vicino preoccupava i portuali.

Puzzer continua la protesta, ma non come portavoce dei portuali (fonte: lastampa.it)

Quando molti di questi iniziano a far ritorno a casa, dopo aver concordato il comunicato che chiudeva la vicenda, Puzzer inizia a chiamare le agenzie stampa per smentire, sotto forte pressione dei No Vax, indispettiti dalla piega presa dalla situazione.

Il telefono di Puzzer inizia ad esser tempestato di chiamate, mentre lui cerca di tenere a bada sia i suoi colleghi che il fronte opposto, ma la mattina dopo si dimette dal ruolo di portavoce del Clpt, pur dichiarando di voler, personalmente, continuare il presidio fino al 21 ottobre, come dichiarato inizialmente dai portuali.

Uno dei leader del comitato di Coordinamento, colui che per conto di tutti ha gestito la trattativa con l’autorità portuale e la Digos, era andato a dormire senza sapere del dietrofront fatto da Puzzer. Il suo commento a ciò è stato un colorito «Abbiamo fatto una enorme figura di m…».

 

Lo sgombero del varco 4, ma la manifestazione continua dentro Trieste

Stamane, presso il porto di Trieste, dove le proteste sono andate e tra gli occupanti del varco 4, ormai solo semi-bloccato, è iniziato lo sgombero da parte della polizia. Tra loro ancora un triste Puzzer, rimasto comunque convinto di voler continuare il presidio.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Dopo circa un’ora e mezza, con l’utilizzo lievi cariche di idranti, il varco è stato liberato. La situazione degenera in una guerriglia.

I manifestanti vengono prima spostati e il presidio al varco 4, spostato nel parcheggio in fondo alla zona presidiata da venerdì scorso, permettendo al porto di riprendere normalmente le attività.

«Non siamo violenti» gridavano intanto i manifestanti agli agenti schierati con gli scudi, per ribadire la presa di distanza da soggetti violenti, estranei alla protesta pacifica organizzata dai portuali. «Vogliamo evitare vi facciate male» ha risposto un dirigente della Polizia.

Durante l’operazione si è arrivati allo scontro solo con un gruppo di manifestanti e un agente è rimasto ferito. Le persone, attualmente 2 mila, si sono poi spostate in piazza Unità d’Italia, dentro Trieste. La protesta ora ha cambiato volto, è stata presa in mano dai No green pass. Tutti si sarebbero seduti in piazza una volta arrivati.

«Vediamo se hanno il coraggio di caricarci anche in piazza Unità d’Italia» ha detto Puzzer, ancora nella protesta.

Mentre si attendono novità, dalla politica arriva la solidarietà di Salvini e Meloni, contrari alle misure prese contro quelli che definiscono «lavoratori pacifici».

 

Rita Bonaccurso