Dalle prossime Politiche, i 18enni potranno votare per eleggere i senatori: arriva l’ok definitivo alla riforma

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Fonte: Open

Scende da 25 a 18 anni l’età minima per partecipare al voto per l’elezione dei membri del Senato: a Palazzo Madama è stata approvata ieri, giovedì 8 luglio, la riforma costituzionale che attribuisce il voto ai 18enni, così soppiattando il vecchio vincolo stabilito dall’articolo 58 della Costituzione, che riservava questo diritto soltanto alle persone con più di 25 anni di età.

A partire dalle prossime elezioni politiche saranno, dunque, 4 milioni i giovani elettori che potranno votare anche per eleggere i senatori, oltre che per i rappresentanti della Camera.
Saltata, invece, l’ipotesi di abbassare l’età per essere eletti senatori, cosicché resta invariata la regola per la quale è richiesta un’età minima di 40 anni per essere candidati ed eventualmente eletti.

Prevista la modifica della Costituzione

Al primo comma dell’articolo 58 della Costituzione, le parole “dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età” sono soppresse.

E’ con questo breve testo che viene modificato l’articolo 58.

Il provvedimento per la modifica è stato approvato con 178 voti favorevoli, 15 contrari e 30 astensioni. Si è trattata della quarta lettura del provvedimento, conforme con le due precedenti della Camera, del 31 luglio 2019 e 9 giugno 2021, e con la prima del Senato del 9 settembre 2020.

L’entrata in vigore del provvedimento

Dal momento che il disegno di legge non aveva ottenuto il quorum di due terzi nella seconda votazione alla Camera, bisognerà attendere tre mesi prima dell’entrata in vigore, in modo tale da lasciare spazio ad un eventuale referendum confermativo.

In base all’articolo 138 della Costituzione, il referendum potrà essere richiesto da un quinto dei membri di una Camera o 500mila elettori o 5 consigli regionali. Nel caso in cui tale richiesta non verrà avanzata, la riforma entrerà comunque in vigore una volta trascorso l’arco di tempo stabilito.

Tutto è cominciato da una polemica in Commissione

A detta di Giuseppe Brescia del M5S, presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera e primo firmatario della proposta di legge costituzionale per il voto ai 18enni al Senato, tutto è nato da una polemica del 2019 con il Partito Democratico (Pd) – che ai tempi si trovava all’opposizione – sul taglio del numero dei parlamentari.

Giuseppe Brescia. Fonte: il Manifesto

Quando allora si discusse in prima lettura il testo sulla riduzione dei parlamentari, si riuscì infatti a trasformare gli scontri in azione costruttiva, concordando la presentazione di proposte di legge da affrontare separatamente in tempi veloci e con un doppio relatore, uno di maggioranza ed uno di opposizione al Governo, superando così quella linea di frattura impeditiva maggioranza-opposizione.

Le opinioni politiche a favore

L’approvazione della riforma ha immediatamente suscitato le varie reazioni politiche: il relatore Dario Parrini, presidente della Commissione degli Affari costituzionali del Senato, ha dichiarato che con la riforma le due Camere avranno la stessa base elettorale e, quindi, le stesse maggioranze politiche.

Il ministro M5s per i Rapporti con il Parlamento, Federico d’Incà, ha  commentato su Facebook che in questo modo si «favorisce la partecipazione delle nuove generazioni alla vita politica». Ha poi continuato scrivendo:

«Il voto di oggi testimonia anche che il metodo delle riforme puntuali, che ha già portato alla riduzione del numero dei parlamentari lo scorso settembre, non solo è efficace ma è anche utile ad approvare le riforme necessarie con larga maggioranza, come testimonia il voto di oggi del Senato».

Fonte: Cosmopolitan

Un commento è arrivato anche dalla Senatrice del Partito democratico, Valeria Fedeli:

«Con il via libera definitivo al ddl costituzionale che abbassare da 25 a 18 anni l’età dell’elettorato attivo per il Senato si compie un’importante passo, atteso da anni: finalmente le ragazze e i ragazzi che diventano maggiorenni saranno pienamente e attivamente coinvolti, attraverso il diritto di voto anche per il Senato, nella partecipazione alla vita democratica del nostro Paese».

L’astensione di Forza Italia

Su una linea opposta si trova invece Forza Italia che si è astenuta dal voto, come annunciato dal vicepresidente vicario dei senatori Lucio Malan:

«Forza Italia non si assocerà al coro pressoché unanime in favore di questa riforma. Noi abbiamo grande rispetto per i giovani ma anche per la serietà e i giovani non ci chiedono di votare per il Senato, chiedono invece serietà, più opportunità e meglio di altri respingono la politica dei like, di cui questa riforma è chiara espressione».

Il senatore, quindi, ha proseguito:

«Vorrei evidenziare che dopo la riduzione dei parlamentari, che noi abbiamo contrastato, bisognava porre subito mano ad una serie di riforme per far fronte agli squilibri che quella sbagliata riforma produrrà dalla prossima legislatura. Fu Zingaretti, allora segretario del Pd, tra i primi a dire che si sarebbe subito passati agli atti conseguenti. Nulla, non è accaduto nulla, se non questa legge che di fatto peggiora le cose».

Le parole del vicepresidente Malan troverebbero giustificazione in un’attenta analisi dei numeri della rappresentanza politica in seguito al taglio dei parlamentari, approvato con il referendum costituzionale del 20 e 21 settembre 2020: se con la riduzione del numero di parlamentari avremo un senatore ogni 233 mila elettori, con il voto ai 18enni il numero salirà ancor di più, arrivando a 260 mila e rendendo la proporzione meno favorevole. In questo modo, i giovani avranno molto meno potere nella scelta dei loro rappresentanti.

Gaia Cautela