Dopo nove anni la Corte suprema indiana chiude i procedimenti a carico dei marò

Redazione Attualità
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La Corte Suprema indiana ha dichiarato lo stop a tutti i procedimenti giudiziari a carico di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due fucilieri della marina italiana (o come notoriamente denominati “marò”) accusati nel 2012 dell’omicidio di due pescatori indiani.

Questi verranno poi ascoltati nelle prossime settimane in Procura, a Roma, ai fini delle indagini interne.

(fonte: il corriere)

La moglie di Latorre dichiara: «Carne da macello per la politica».

La storia dei Marò

I fatti di cui sono accusati Salvatore Girone e Massimiliano Latorre risalgono al 15 febbraio 2012 quando si trovavano sulla petroliera Enrica Lexie, battente bandiera italiana, al largo delle coste del Kerala, nel sudovest dell’India.

Sebbene fossero militari statali, facevano parte del corpo di protezione della nave come previsto da una legge italiana del 2011. A circa 20 miglia marittime dalla costa, la Enrica Lexie incrociò la rotta del peschereccio indiano St. Antony.

In quella zona vennero ritrovati due pescatori indiani (di 44 e 20 anni) morti, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, freddati, mentre lavoravano sul loro piccolo peschereccio, a colpi di arma da fuoco.

I due fucilieri italiani, a bordo della petroliera Enrica Lexie, furono successivamente riconosciuti dai pescatori superstiti come coloro che avevano sparato ai loro compagni e quindi accusati di duplice omicidio.

La Enrica Lexie, fonte: Wikipedia

Latorre e Girone furono arrestati qualche giorno dopo e fatti alloggiare in una guest house della polizia locale.

I due marò si sono sempre dichiarati innocenti, spiegando di essersi limitati a sparare dei colpi di avvertimento a causa di alcune manovre, ritenute sospette, del peschereccio e dando la colpa del duplice omicidio ad un gruppo di non meglio precisati pirati. A questa si contrappone la versione degli indiani i quali affermano che la manovra del St. Antony nei pressi della Enrica Lexie fosse pacifica e finalizzata a segnalare la propria presenza alla petroliera italiana. Secondo tale versione inoltre non sono stati sparati colpi di avvertimento.

La reazione dei militari italiani, secondo l’India, sarebbe stata quindi esagerata e non aderente alle normali procedure, soprattutto perché i marinai del St. Antony non erano armati. Ciò ha comportato l’arresto e la detenzione dei due in India dove sono stati trattenuti per diversi anni. Questo almeno fino al 2014, quando dopo la richiesta dei legali di Massimiliano Latorre, colpito da ischemia durante la detenzione, la Corte suprema indiana ha accordato al militare il permesso di rientrare in Italia per motivi di salute.

Il Tribunale Internazionale del Diritto del Mare, con 15 voti a favore contro 6, il 24 agosto 2015 ha deciso per la sospensione delle procedure in corso tra Italia e India, nonché una loro astensione dal presentare misure potenzialmente aggravanti. È stato quindi stabilito che è compito dell’arbitrato internazionale all’Aja “giudicare nel merito del caso”, permettendo ai due militari di attendere l’esito dell’udienza in Italia per motivi umanitari.

 

Gli esiti della vicenda

Solo ieri, 14 giugno, si è arrivati ad un punto definitivo sulla questione marò: a darne notizia il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, su Twitter

La decisione della Corte Suprema indiana è arrivata dopo che lo Stato italiano aveva versato 100 milioni di rupie (pari a 1,1 milioni di euro) come risarcimento alle famiglie dei due pescatori indiani uccisi.

L’obbligo di risarcimento era stato deciso nel luglio del 2020 dalla Corte permanente di arbitrato dell’Aja, un’organizzazione che risolve arbitrati in ambito internazionale, che in quell’occasione aveva deciso di assegnare all’Italia la giurisdizione per giudicare i due fucilieri. La cifra è stata concordata successivamente dai governi di Italia e India.

La Corte Suprema indiana aveva rinviato la chiusura del caso lo scorso 19 aprile perché’ l’indennizzo non era stato ancora depositato. Nel corso dell’udienza il procuratore generale dello Stato, Tushar Mehta, aveva dichiarato che “l’Italia ha avviato il trasferimento di denaro”, aggiungendo però che la somma non era ancora disponibile. La Corte aveva poi deciso che il caso sarebbe stato chiuso solo dopo il deposito del risarcimento pattuito.

L’inchiesta italiana invece proseguirà nelle prossime settimane, quando il sostituto procuratore di Roma Erminio Amelio, titolare del fascicolo d’indagine- che in questi mesi ha analizzato gli atti inviati dal Tribunale internazionale dell’Aja- ascolterà le testimonianze dei due fucilieri. Le indagini dovrebbero comunque concludersi entro l’estate.

(fonte: agi)

“Interessante leggere i ringraziamenti del Ministro Di Maio nei confronti di chi ha lavorato sodo, ma prima di tutti è importante ringraziare i due soldati che si sono sacrificati alla sottomissione indiana per tanti anni, che mai più gli saranno restituiti”, dice all’ANSA Vania Ardito, moglie del fuciliere di Marina Salvatore Girone. “Adesso – aggiunge – auspichiamo in una rapida risoluzione per la conclusione definitiva del caso in Italia”. Conclude “finalmente si è concluso un caso che si sarebbe dovuto concludere in nove giorni ma ci sono voluti più di nove anni”.

“A Massimiliano è stata sempre negata la possibilità di dire la sua verità e la sua versione dei fatti, ma a breve potrà essere sentito dai pm della Procura di Roma, nei confronti della quale abbiamo la massima fiducia, e lì non ci sarà nessun segreto militare che tenga“, ha spiegato all’ANSA l’avvocato Fabio Anselmo, legale del fuciliere Latorre.

Manuel De Vita