Carcinoma vescicale: il paradosso del virus nel trattamento del tumore

Scienza & Salute
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Il carcinoma vescicale rappresenta la quinta causa di morte negli uomini di età superiore ai 75 anni. Più colpito è il sesso maschile, con un rapporto uomo-donna di 3:1. Negli ultimi anni questo divario sembra essersi ridotto per via della maggiore propensione delle donne al tabagismo (tendenza all’abuso di tabacco). 

Indice dei contenuti

  1. Fattori di rischio
  2. Come riconoscerlo tempestivamente
  3. Diagnosi tempestive e differenza nel trattamento
  4. Quali novità ci da oggi la scienza?
  5. Lo studio condotto
  6. Prospettive

Fattori di rischio

Tra i principali fattori di rischio ricorrono il fumo di sigaretta seguito da agenti chimici industriali, quali coloranti derivati dall’anilina, gomme o colla. Una pregressa radioterapia in sede sottodiaframmatica (es. nel trattamento di un carcinoma prostatico), infezioni croniche del tratto urinario, infezione da Schistosoma haematobium o da Bilharzia responsabili dell’istotipo squamoso (più raro).
Il 95% dei carcinomi vescicali è rappresentato dal carcinoma a cellule transazionali, un tumore di origine epiteliale le cui cellule richiamano gli elementi tipici di rivestimento della mucosa vescicale, le cellule uroteliali o transazionali.

 

Tumore della vescica: rischio di recidiva e progressione
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Come riconoscerlo tempestivamente?

Segni e sintomi non sono sempre evidenti. Il paziente può lamentare ematuria (presenza di sangue nelle urine), pollachiuria (minzione frequente), disuria (minzione fastidiosa o insoddisfacente), stranguria (minzione dolorosa). Sono sintomi del tutto aspecifici, che potrebbero orientare erroneamente verso altre patologie del tratto genito-urinario. E’ questo il motivo principale per cui si auspica una diagnosi precoce mediante esame delle urine standard coadiuvato dall’esame citologico. Quest’ultimo si rivela fondamentale nell’identificazione delle cellule di sfaldamento (eventualmente neoplastiche) provenienti dall’intero tratto urinario.

Diagnosi tempestive e differenza nel trattamento 

Nelle forme superficiali, non muscolo-invasive, la TURB (resezione endoscopica transureterale) ha una valenza non solo diagnostica, ma anche terapeutica, consentendo così l’asportazione della lesione superficiale. Le forme con grading G2-G3, dunque con una più elevata attività proliferativa, maggiore probabilità di recidiva locale e interessamento a distanza, richiedono oltre la TURB, l’istillazione endovescicale di chemioterapici. Il trattamento più efficace si è ottenuto con l’immunoterapia endovescicale, mediante l’installazione del bacillo di Calmette-Guerin attenuato (agente eziologico della tubercolosi), che induce una risposta infiammatoria distruggendo così il tumore.

Trattare il cancro della vescica | Roche Focus Persona
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Quali novità ci da oggi la scienza?

La “novità” più recente è stata ipotizzata da alcuni ricercatori inglesi dell’Università del Surrey. Partendo dal presupposto che il carcinoma vescicale è una neoplasia antigenicamente silente (non in grado di stimolare e attivare il sistema immunitario), i ricercatori hanno ipotizzato di sfruttare le capacità immunostimolanti del virus Coxsackie CVA21 per rendere il tumore immunologicamente “caldo”, nonché attaccabile dal sistema immunitario. Il virus, attivando geni che codificano per proteine infiammatorie ed immunitarie, fa si che la neoplasia sia meno proliferante, con conseguente eliminazione da parte del sistema immunitario.

Lo studio condotto

Il virus è stato introdotto nella vescica di 15 pazienti una settimana prima che i tumori (non muscolo-invasivi) venissero rimossi chirurgicamente. Tra questi, sei pazienti hanno ricevuto solo il virus, mentre i restanti nove hanno ricevuto anche una dose di mitomicina C . La mitomicina C aveva il fine di aumentare l’espressione della molecola ICAM-1 (una molecola di adesione che lega e attrae il virus potenziando la tua attività di distruzione delle cellule tumorali). In seguito all’intervento, i campioni bioptici hanno mostrato che il virus attaccava solo le cellule tumorali nella vescica, lasciando intatte le cellule sane. In un soggetto su quindici il tumore è scomparso e non rinvenuto durante l’intervento chirurgico. Inoltre, nei pazienti trattati, il virus è stato rilevato nelle urine (testate a giorni alterni). Questo dimostra che continua ad infettare nuove cellule tumorali vescicali dopo aver lisato le cellule infettate precedentemente.

 

Curare il tumore alla vescica con un raffreddore - Wired

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Prospettive

I risultati sono a dir poco soddisfacenti. Si auspica che in un futuro prossimo questa nuova linea terapeutica possa diventare il trattamento di scelta nelle forme di carcinoma vescicale non muscolo-invasive. Tutto ciò limiterebbe l’istillazione endocavitaria di chemioterapici, che non sono certo scevri da importati effetti collaterali. Questo a fronte dell’impiego del virus Coxsackie CVA21 che non ha dato né effetti avversi, né tossicità significative in alcun paziente.

Alessandra Nastasi

Per approfondire:

https://lamedicinainunoscatto.it/2019/07/coxsackie-virus-come-alleato-nel-trattamento-del-cancro-alla-vescica/