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Due chiacchiere con Giulia Dragotto, la protagonista di “Anna”

Cultura Locale
#canto #lockdown #speranza Anna coraggio

“Selvaggia e disorientante”. “Una fiaba per adulti”. “La serie tv italiana più coraggiosa mai realizzata”. Queste sono alcune delle tante espressioni utilizzate per definire la serie tv “Anna“, tratta dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti (Premio Strega 2007 e regista della serie), ambientato in una Sicilia post-apocalittica, dove la popolazione adulta è stata sterminata da un virus altamente letale, “La Rossa“. La serie è disponibile su Sky Atlantic e su Now Tv ed è prodotta dalla Wildside, del gruppo Fremantle.

Ammaniti racconta la vicenda della tredicenne Anna, impegnata principalmente a proteggere e -ad un certo punto- a salvare il piccolo fratellino Astor. L’interprete dell’impavida eroina è la giovanissima e bravissima attrice palermitana Giulia Dragotto, con la quale abbiamo scambiato due chiacchiere per telefono.

Giulia Dragotto, interprete della protagonista Anna

In che modo sei stata selezionata per il ruolo di Anna e quali sensazioni hai provato sapendo di dover interpretare il ruolo della protagonista al tuo esordio come attrice?

Tutto in realtà è nato per caso: era l’estate del 2019 e mia mamma su Facebook trovò un annuncio di un casting per il film “Le sorelle Macaluso”. Quando mi chiese se l’avessi voluti fare io accettai subito; lo feci per gioco, non avrei mai pensato di arrivare a tutto ciò. Quindi feci i provini, mi dissero che ero troppo grande per il ruolo che cercavano e mi avrebbero chiamato non appena avrebbero trovato una situazione adatta a me. Tempo dopo, infatti, mi chiamarono “Anna”: ho fatto tantissimi provini e tantissimi laboratori con la moglie di Niccolò Ammaniti, Lorenza Indovina. È stato un percorso veramente faticoso, ma ad oggi posso dire che ne è valsa assolutamente la pena. Non mi dissero subito che sarei stata Anna, ma ho capito di esserlo quando mi hanno convocata a Roma.

A quale attrice o personaggio ti sei ispirata maggiormente per interpretare al meglio il tuo ruolo? Quali sono i tuoi modelli principali nel mondo del cinema?

Per il ruolo di Anna non mi sono ispirata ad un’attrice in particolare; però posso dire che ne apprezzo tantissime, in particolare Millie Bobby Brown -molto classica come attrice preferita dalle ragazze- e Kristen Stewart.

Anna e il fratellino Astor (Alessandro Pecorella)

Chi è Anna? Chi è, invece, Giulia? Quali sono le maggiori differenze tra te e Anna?

Anna è una ragazzina cocciuta e parecchio coraggiosa, che vive in una situazione catastrofica, qualcosa che non riuscirei ad immaginare. Io, invece, mi ritengo la persona più imbranata di questo mondo e non penso ci sia essere vivente più impacciato di me. Questo ritengo sia una cosa che mi rende molto diversa da Anna. Devo dire che il personaggio di Anna mi ha lasciato molto, soprattutto per quanto riguarda la determinazione, grazie a lei ho compreso quali sono le difficoltà vere e non mi faccio più abbattere da sciocchezze. Il coraggio, invece, ci accomuna, anche se parliamo di due vite completamente diverse.

Quali sono state le maggiori difficoltà che hai vissuto durante le riprese? Quali, invece, i momenti più belli e significativi che hai vissuto e non dimenticherai mai?

Le difficoltà erano all’ordine del giorno; sono stata sempre messa davanti a situazioni difficoltose. Per esempio, ho dovuto rifare una scena in cui correvo nelle scale tante volte perché io non riuscivo a sincronizzare i piedi. Una scena abbastanza difficile sicuramente è stata quella girata sull’Etna alle quattro e mezza del mattino: là sopra c’erano -4 gradi ed è stata veramente dura. Non ci sono stati momenti più belli e significativi; posso dire che è stato uno splendido percorso dall’inizio alla fine.

Giulia sul set

Chi ha guardato la serie ha sicuramente apprezzato anche la tua interpretazione della bellissima canzone napoletana “Core ‘ngrato”. Quando è nata la tua passione per il canto e come l’hai coltivata nel tempo?

Ho sempre avuto la passione per il canto: sin dall’asilo ho cantato sempre nelle recite scolastiche e a casa cantavo spesso le canzoni -tra gli altri- di Elisa e dei Negramaro. Dato che mi ritenevano abbastanza intonata i miei genitori decisero iscrivermi ad un’accademia di canto, per darmi modo di poter coltivare questa mia passione. Ho iniziato a studiare canto a otto anni e ho smesso verso i dodici.

Quali sono state le sensazioni che hai provato le prime settimane di lockdown a causa di una pandemia per certi versi abbastanza simile all’epidemia presente nella serie?

Inizialmente avevo sottovalutato la situazione perché ero molto presa dal set, che impegna molto. Quando arrivò invece la notizia ufficiale fu una bella botta e subito notai la coincidenza con il romanzo di Anna, uscito nel 2015, ma ambientato proprio nel 2020. Una coincidenza che ti fa fare due domande. La cosa traumatica fu quando tornai a casa e, abituata alle giornate ricche di emozioni, mi sono detta “che faccio adesso?”, “quanto durerà questa situazione?”, “riprenderemo a girare?”. Ho avuto un sacco di paranoie, perché ho saputo che molti set sono stati interrotti e avevo paura che tutti i sacrifici fatti da me, i miei amici e tutte le persone dello staff si vanificassero. L’unico aspetto positivo è che anche il lockdown mi ha fatto crescere molto.

Sull’Etna

Quali sono i tuoi progetti nel breve periodo? Hai qualche lavoro in cantiere? Come ti vedresti, invece, tra dieci anni? Vorresti continuare su questa strada oppure ti piacerebbe fare anche qualcos’altro?

In realtà ancora no, ma spero di poter vivere altre esperienze del genere, perché ti lasciano tanto. La recitazione non la considero -almeno per adesso- un lavoro, ma l’ho sempre definita un divertimento, uno svago, un qualcosa di liberatorio. Sinceramente non so come mi vedrei a 24 anni; sicuramente spero di essere felice. Intanto mi metto molto sotto con lo studio perché so che mi servirà, anche perché mi piacerebbe fare l’Università.

Perché un/a giovane siciliano/a -e non solo- dovrebbe guardare la serie “Anna”?

Perché è una serie che arriva al cuore; lo penso perché chi l’ha vista mi ha detto che trasmette davvero tanta emozione. Non dovrebbe essere presa esclusivamente come una serie su una pandemia, cosa che potrebbe non invogliare il pubblico visto il periodo che stiamo vivendo. Ho sentito spesso dire questo, ma chi l’ha detto si è poi ricreduto, perché Niccolò utilizza il virus solo come mezzo per arrivare ad un altro concetto, quello della speranza. Il virus lo senti all’inizio, ma nell’evoluzione della storia percepisci tutt’altro. Questa è la cosa bella di Anna.

 

Mario Antonio Spiritosanto

 

 

Giulia sui social:

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Si ringrazia Federica Ceraolo per averci fornito le foto