Elon Musk fa dietrofront sui Bitcoin. Ecco perché

Redazione Attualità
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È bastato un tweet del technoking (come si è lui stesso definito) di Tesla per stravolgere il mercato. Elon Musk ha annunciato sulla piattaforma dell’uccellino che la sua compagnia non accetterà i Bitcoin come metodo di pagamento per l’acquisto delle proprie automobili.

All’annuncio è seguito un crollo del prezzo dei Bitcoin: la loro valutazione è passata dall’essere 56.755 a 49.498 dollari. Una variazione percentuale negativa del 12,7% e che ha spazzato via 365 milioni dal mercato. Si tratta del prezzo più basso dal marzo di quest’anno. Proprio a marzo la criptovaluta aveva raggiunto il suo valore più elevato e anche in quel caso vi fu lo zampino di Musk. Il multimiliardario annunciò l’apertura alle criptovalute (solamente i Bitcoin) come metodo di pagamento per l’acquisto delle sue auto. All’epoca motivò la scelta come necessaria e non risparmiò contestuali critiche ai metodi di pagamento tradizionali: “danno solo interessi negativi e solo uno sciocco non guarderebbe altrove”.

 

Il dietrofront di Musk

Quella di Musk è stata una vera e propria inversione a U giustificata non da motivi economici o opportunistici. All’interno dello stesso tweet in cui si annuncia la chiusura alle transazioni con metodo di pagamento Bitcoin si legge che la scelta è stata determinata dalla volontà di non essere complice dell’inquinamento ambientale provocato dalle operazioni collegate alle stesse criptovalute. Queste infatti, necessitando di computer con elevata potenza di calcolo, consumano ingenti quantità di carburanti fossili per essere sostenute. Allo stesso tempo, si rimarca la ferma intenzione nell’investire nel settore delle criptovalute e che sicuramente queste svolgeranno un ruolo centrale in futuro.

L’inquinamento delle criptovalute

È innegabile che le operazioni di “mining”, termine utilizzato per indicare le procedure per la creazione di Bitcoin, e il mantenimento del sistema decentralizzato che permette le transazioni con la valuta comporti un enorme consumo di risorse energetiche. Consumo che è certamente aumentato negli ultimi anni dato il maggiore interessamento e l’entrata di nuovi investitori. Il moltiplicarsi delle transazioni e la creazione di nuovi Bitcoin è divenuto quindi un operazione più complessa e che richiede una sempre più elevata potenza di calcolo all’interno delle cosiddette “farm”. Queste fattorie sono capannoni con distese di computer ed equipaggiate con tutte le strutture necessarie per minare i Bitcoin.

Una fattoria “farm” per il mining, fonte: izismile.com

Ovviamente la mole di energia elettrica richiesta ha comportato, con il moltiplicarsi della richiesta, lo spostamento o direttamente la creazione di nuove fattorie in paesi dove il costo dell’energia è inferiore. Tra questi vi è la Cina, leader dal punto di vista dell’inquinamento. Qui l’energia si produce tendenzialmente con un enorme consumo di carburante fossile e senza alcun accorgimento sul versante dell’impatto ambientale. Ad oggi, come mostrato dallo stesso Elon Musk, che ha ritwittato un grafico del Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index, il consumo è pari a 149,63 terawattora all’anno.

fonte: Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index

Insider trading ?

Una motivazione nobile quella della tutela dell’ambiente ma che ai più ha destato non poche perplessità. Non si scopre certamente oggi che le operazioni di “mining” comportino questi effetti collaterali. Sicuramente la situazione attuale è ben peggiore rispetto all’inizio dell’anno ma è difficile pensare che qualcuno come Elon Musk non se ne sia accorto precedentemente. Nemmeno a febbraio quando Tesla ha investito circa 1,5 miliardi di dollari in Bitcoin, valore che è sicuramente aumentato successivamente all’annuncio di marzo. Dalla vendita del 10% sui 1,5 miliardi investiti ha ricavato più di 100 milioni di dollari, soldi che hanno aiutato parecchio il buon trimestrale di Tesla.

 

Dogecoin e Dogefather

Allo stop ai Bitcoin come metodo di pagamento per le sue tesla non è seguito analogo annuncio circa l’investimento in criptovalute ed anzi l’intenzione è quella totalmente opposto. Con un ulteriore tweet il patron di Tesla e Space X ha annunciato l’intenzione di volere collaborare con gli sviluppatori di un ulteriore criptovaluta per migliorne l’efficacia delle transazioni.

La criptovaluta in questione è il Dogecoin. Si tratta della valuta digitale con la crescita più rapida ed attualmente la quarta in assoluto con una capitalizzazione di mercato superiore ai 65 miliardi di dollari. Eppure è nata per scherzo, “in due ore” come hanno detto i due ingegneri di Ibn e Adobe che l’hanno creata ispirandosi ad un famoso meme. Più volte Musk si è espresso favorevolmente nei confronti del Dogecoin, ad esempio durante un intervista al Saturday Night Live in cui si è definito egli stesso il Dogefather. In molti sostengono che si stia già adoperando con un portafogli miliardario per accantonare una grande quantità di Dogecoin, magari usando proprio ricavi derivanti dai Bitcoin. Il Business Insider ha rivelato che nel mercato dei Dogecoin vi sia una “balena”, termine usato per indicare portafogli miliardari, che possiede 36,7 miliardi di Dogecoin. Il proprietario del portafoglio è sconosciuto ma dal registro delle transazioni appare avere effettuato tre transazioni separate del valore ogniuna di 28.061971 Dogecoin. La data di nascita di Musk è 28 giugno 1971.

il logo del dogecoin, fonte: supercoin

Filippo Giletto