Comincia una nuova fase con l’RT Ospedaliero. Sicilia diventa gialla, manca solo l’ufficialità

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Un’Italia tutta gialla o quasi? Sembra questa la realtà che ci aspetta fra pochi giorni. Da lunedì, stando ai dati finora rilevati, solo la Valle d’Aosta rimarrebbe arancione.

Il presidente Lavevaz (fonte: www.tg24.sky.it)

Il presidente Erik Lavevaz pare abbia, però, chiesto con una lettera inviata al ministro Speranza, di poter passare in zona gialla, ricordando che l’indice Rt della sua regione è sotto la soglia dell’1 da oltre un mese, che l’incidenza dei nuovi casi positivi è intorno a 150 su 100mila abitanti e che gli indici ospedalieri sembrino molto rassicuranti.

Intanto, Sicilia e Sardegna, sembrerebbero destinate alla zona gialla, anzi, è stata fatta l’ipotesi che la seconda possa diventare addirittura bianca, insieme a Molise e Friuli Venezia-Giulia.

Ciò significherebbe non preoccuparsi del coprifuoco alle 22 e poter tornare ad allenarsi in palestra o far shopping nei centri commerciali anche nel fine settimana. Tuttavia questa decisione, anche se parrebbe imminente, non sarà comunque immediata, continueranno a essere monitorati i dati che, per decretare il bianco, dovranno essere stabili per almeno tre settimane consecutive, con tasso di incidenza sotto i 50 contagi ogni 100 mila abitanti.

 Una revisione dell’indice Rt e le altre novità

Da giorni, i governatori delle Regioni stanno insistendo per una revisione dei parametri per il calcolo dell’Rt. È stata anche avanzata la proposta di abolire le fasce per colore. Ad annunciare una possibilità di modifica dei criteri di valutazione del rischio è stato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, lo scorso 7 maggio.

Di nuovi criteri si discuterà nella cabina di regia, convocata dal presidente del consiglio Mario Draghi per 17 maggio, giorno in cui scatteranno anche i nuovi colori.

La proposta del presidente del Friuli Venezia-Giulia e della Confederazione delle Regioni, Massimiliano Fedriga, di adottare come criterio l’Rt ospedaliero, è stata quella più condivisa dagli altri governatori. Questo indice rivela il numero delle richieste di ospedalizzazione, dato che renderebbe un’immagine più esatta della situazione, escludendo dunque contagi di persone non in gravi condizioni o asintomatiche, senza il bisogno del trattamento ospedaliero.

Massimiliano Fedriga ha proposto di prendere in considerazione l’Rt ospedaliero

A favore, il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, il quale ha dichiarato:

“C’è un dato positivo che è il calo della presenza negli ospedali e nelle terapie intensive e un’attenuazione dei decessi. Questo è legato all’altissima percentuale degli anziani vaccinati. Credo alla luce di queste novità oggettive e strutturali se il Comitato nazionale rifà una valutazione dell’Rt può essere utile.”.

Favorevoli anche altri, tra cui il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che ha sottolineato come gli attuali criteri, introdotti agli inizi, quando ancora non esisteva un vaccino, siano ora superabili, almeno in parte. Dunque, il numero di vaccinati sarebbe, invece, da tenere in considerazione, secondo quest’ultimo.

D’accordo anche il presidente della Liguria, Giovanni Toti, il quale, invece, ha posto l’accento sulla convinzione che l’indice di cui si discute la considerazione è da calibrare in base all’andamento della pandemia, per evitare di usare un criterio poco utile a comprendere realmente la situazione.

Il parametro dei posti letti potrebbe essere introdotto verso la metà di giugno, quando il passaggio in zona rossa dipenderà, a quel punto, dal superamento delle soglie di occupazione del 30% per le intensive e del 40% per i ricoveri ordinari. Si passerà direttamente in zona gialla invece se i dati relativi saranno inferiori al 20% e al 30%.

In quanto all’indice Rt, l’Iss non sarebbe propenso ad eliminarlo del tutto ma ad usarlo in una sorta di pensionamento dall’attività principale, come campanello di allarme per le Regioni quando i dati si starebbero avvicinando troppo al rischio di zona rossa, invitandole a prendere provvedimenti.

I quattro colori per le Regioni, comunque, almeno per il momento, è certo che resteranno, ma saranno vincolati all’indice di contagio. Verrà anche stabilito un numero minimo di tamponi da effettuare, che sia proporzionale alle fasce di colore.

Un’ulteriore proposta avanzata dai governatori è quella di rendere automatiche le riaperture a seconda delle fasce di colore, limitando il coprifuoco soltanto alle zone rosse. Ogni mese, poi, si potrebbe procedere con una valutazione dell’andamento, ma sempre in relazione alle coperture vaccinali raggiunte, oltre che all’evoluzione dello scenario epidemiologico come sempre.

Potrebbe esser formulato un testo condiviso dalle parti, che potrebbe essere chiuso finito proprio entro la fine di questa settimana, per poi includerlo in un eventuale decreto.

Il premier Draghi intanto si è detto ottimista, viste le probabilità della zona bianca per le suddette tre regioni entro fine maggio e l’andamento della situazione generale, nonostante un lieve incremento dell’Rt. Si auspica una più veloce ripresa delle attività economiche e in generale un più vicino ritorno alla normalità, che quasi abbiamo dimenticato.

Inoltre, in vista dell’estate, molto concitamento anche riguardo le misure da riservare ai turisti e il coprifuoco.

Per i primi potrebbe bastare la prova di un tampone molecolare negativo – effettuato entro un certo limite di tempo – o il passaporto vaccinale. Niente quarantena dunque, né per i turisti provenienti dall’Ue, ma neanche per quelli provenienti da alcuni Paesi come Usa o Israele. Queste le proposte che verranno discusse il 17 maggio.

Si discuterà, sempre durante la cabina di regia, anche del coprifuoco che potrebbe esser spostato alle 23, ma non abolito completamente.

La Sicilia torna in zona gialla, manca solo l’ufficialità

Rispetto a una settimana fa, i casi positivi si sono dimezzati e il tasso di positività è crollato dell’1,6%. Questi gli ultimissimi dati rilevati in Sicilia alla vigilia del monitoraggio settimanale.

Un calo specialmente nel capoluogo, dove il bollettino di ieri ha registrato, in 24 ore, soltanto 75 casi in tutta la provincia, sui 607 in tutta la regione. Negli ultimi sette giorni si ha avuto un’incidenza, per 100 mila abitanti, di 92 casi, un numero sotto il limite delle 100 unità: un valore che non si registrava da dicembre.

Purtroppo, la provincia di Catania, invece, mostra un trend negativo, dove ieri erano 247 i nuovi casi e il giorno prima 392.

Confortanti con il passato anche i numeri sui ricoveri e le terapie intensive: gli ospedali siciliani sono molto meno affollati, i guariti hanno oltrepassato quota 20 mila.

Alla luce di ciò, il commissario Covid per la Sicilia, Renato Costa, nel corso delle vaccinazioni agli ospiti della missione Speranza e Carità, ha rilasciato alcune dichiarazioni, sottolineando quanto migliorata sia la situazione della regione, con reparti Covid che chiudono e percentuale dei positivi rilevati presso i drive-in sotto al 2%. Allo stesso tempo, ha ricordato come, comunque, questi siano dati da tenere ben a mente come potenzialmente preoccupanti e per i quali non è ammissibile abbassare la guardia:

Il commissario Renato Costa (fonte: blogsicilia.it)

“Tra il lockdown e il liberi tutti c’è un mondo al quale ci dobbiamo adeguare. Non vorrei che, passando in zona gialla, qualcuno pensasse che è finito tutto, che possiamo rilassarci, che possiamo abbandonare le mascherine. Ovviamente non è così. La nostra bravura sarà quella di mantenercela, questa zona gialla”.

 

Rita Bonaccurso