Giorni di fuoco fra Israele e Hamas: i timori di un nuovo conflitto. Ecco cosa sta succedendo

Redazione Attualità
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Venti di guerra in Medio Oriente: durante la notte tra ieri e oggi vi è stato un massiccio raid aereo sulla Striscia di Gaza da parte di Israele a seguito del lancio di razzi su Gerusalemme da parte di Hamas (l‘organizzazione palestinese di carattere politico e paramilitare considerata di natura terroristica).

Secondo il ministero della Salute di Hamas a Gaza, nei bombardamenti israeliani sulla Striscia sarebbero state uccise 24 persone, di cui nove bambini; altri 700 palestinesi sono stati feriti negli scontri a Gerusalemme. Secondo l’esercito israeliano, nel bombardamento sono stati colpiti 8 militanti di Hamas.

“Hamas ha varcato la linea rossa e pagherà un duro prezzo “, ha dichiarato Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano.

Le violenze di questi giorni sono considerate le peggiori dai tempi dell’ultima guerra combattuta fra gruppi armati palestinesi e Israele, nel 2014. Alcuni osservatori temono già che nei prossimi giorni le tensioni possano trasformarsi in un vero e proprio nuovo conflitto.

(fonte: la Regione)

 Le origini del conflitto

Una escalation di sangue e paura ha caratterizzato la Giornata internazionale di Gerusalemme, anniversario della conquista della città nel 1967 da parte delle truppe israeliane.

La situazione a Gerusalemme è cominciata a precipitare dal 10 maggio quando, secondo la polizia, migliaia di palestinesi asserragliati sulla Spianata delle Moschee hanno cominciato una fitta sassaiola e lancio di oggetti contro gli agenti in tenuta antisommossa.

La spianata delle Moschee è un sito religioso situato nella città Vecchia di Gerusalemme che, a causa della sua importanza per l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam, è uno dei luoghi religiosi più contesi al mondo. La spianata è caratterizzata da tre imponenti edifici risalenti al periodo omayyade: la moschea al-Aqsa, la cupola della Roccia e la cupola della Catena.

Per cercare di placare le tensioni, le autorità israeliane hanno deciso di impedire l’ingresso sulla Spianata ai fedeli ebrei – per i quali è denominato Monte del Tempio – in occasione del Jerusalem Day, durante il quale la polizia israeliana ha usato anche granate stordenti all’interno della moschea di al Aqsa.

Ad alimentare le proteste la minaccia di sfratto nei confronti di quattro famiglie palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est. La sentenza della Corte Suprema israeliana sul caso, attesa per la mattina del 10 maggio, è stata rinviata su richiesta del procuratore generale Avichai Mandelblit.

Lo scontro è però ufficialmente degenerato lunedì pomeriggio alle 18 locali (le 17 italiane), quando è scaduto l’ultimatum di Hamas che chiedeva a Israele di ritirare le truppe dalla Spianata delle Moschee.

Al mancato ritiro delle truppe israeliane sono risuonate le sirene di allarme e sono stati lanciati una trentina di razzi su Gerusalemme. In totale, secondo Israele, sono stati lanciati circa 150 razzi contro le città israeliane.

Il portavoce dell’ala militare di Hamas, brigate Ezzedin al-Kassam, ha rivendicato il lancio alla voce di “Gerusalemme occupata”, mentre le Brigate al-Quds, l’ala militare del gruppo terroristico della Jihad islamica, ha rivendicato il lancio verso Sderot. “Si è trattato di una risposta – ha dichiarato – all’aggressione e ai crimini contro la Città Santa e alle prevaricazioni contro il nostro popolo nel rione di Sheikh Jarrah e nella moschea al-Aqsa”

Questo ha scatenato la reazione israeliana portando ad un intenso bombardamento sulla striscia di Gaza, territorio governato di fatto dal gruppo politico-terrorista Hamas. Poco prima di avviare il secondo giro di bombardamenti sulla Striscia di Gaza, il governo israeliano di Benjamin Netanyahu aveva detto che i gruppi armati palestinesi avevano superato la «linea rossa», lanciando razzi contro Gerusalemme, e aveva promesso ritorsioni.

(fonte: ilMessaggero)

È stata avviata un’operazione militare chiamata “Guardiano delle Mura”; il portavoce delle forze armate israeliane (Idf), Hidai Zilberman, ha dichiarato: “Il lancio di razzi contro Gerusalemme è un fatto rilevante che non può passare sotto silenzio. Tutte le opzioni suono sul tavolo, compresa un’operazione di terra“. Ha poi precisato che i bombardamenti aerei contro obiettivi di Hamas sulla Striscia di Gaza dureranno “diversi giorni” e che non si esclude una “ripresa degli omicidi mirati contro i vertici dell’organizzazione palestinese”

Questo invece è il messaggio che il braccio armato di Hamas ha rivolto a Israele, minacciando nuove azioni se continueranno i raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza: “Gerusalemme ci ha chiamato e noi abbiamo risposto alla sua chiamata. Se voi continueremo, lo faremo anche noi”.

Gli effetti del lancio

Gerusalemme brucia, in un’esplosione di violenza che non si vedeva da anni. L’immagine simbolo è quella del vasto incendio che si è sviluppato nel tardo pomeriggio sulla Spianata delle Moschee nei pressi della moschea di al-Aqsa. Secondo quanto riferisce la televisione israeliana Channel 12, alcuni fedeli musulmani volevano lanciare fuochi d’artificio contro i militari israeliani di stanza sul luogo sacro, quando un pezzo di legno, probabilmente un albero, ha preso fuoco facendo propagare le fiamme.

In serata Tel Aviv e varie altre cittadine limitrofe hanno aperto i rifugi pubblici antimissile a causa dello scontro con Gaza e delle possibilità dell’arrivo di razzi. La decisione è stata presa alla luce delle recenti istruzioni dell’esercito che ha inoltre annunciato la “chiusura totale” del valico di Kerem Shalom- un passaggio fondamentale per le merci dirette a Gaza-, bloccando anche l’ingresso degli aiuti umanitari, in risposta al persistere degli attacchi con razzi dall’enclave palestinese sul suo territorio.

https://www.youtube.com/watch?v=U3b2qjAzZxk

Centinaia i manifestanti palestinesi feriti, oltre 200 portati in ospedale e 21 agenti colpiti. L’escalation di violenze ha allertato il mondo intero ed ha suscitato le dure condanne da parte araba.

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto preoccupato “per le continue violenze nella Gerusalemme Est occupata, nonché per i possibili sgomberi di famiglie palestinesi dalle loro case nei quartieri di Sheikh Jarrah e Silwan“. Su Twitter, il diplomatico ha anche definito ”totalmente inaccettabile” il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele.

Più tardi è intervenuto anche l’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell: “Il significativo aumento di violenza” in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e a Gerusalemme Est “deve essere fermato immediatamente”

Gli Stati Uniti hanno bloccato una dichiarazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di condanna della situazione a Gerusalemme, durante la riunione di emergenza nella sede dell’Onu a New York. Nonostante il sostegno di 14 dei 15 membri del Consiglio di sicurezza, gli Stati Uniti hanno chiesto tempo per valutare la bozza e alla fine hanno deciso di non appoggiare l’iniziativa.

La Casa Bianca ha comunque espresso “seria preoccupazione” per le violenze, e ha definito “inaccettabile” il lancio di razzi contro Gerusalemme. Di fronte ai timori internazionali, il governo israeliano avrebbe esortato gli Stati Uniti a non intervenire nella crisi.

Grave preoccupazione condivisa anche dal presidente turco Erdogan che ha annunciato: “la Turchia farà tutto ciò che è in suo potere per mobilitare il mondo intero, e soprattutto il mondo islamico, per fermare il terrorismo e l’occupazione di Israele”.

Una situazione che sembra al collasso da secoli e che sembra peggiorare giorno dopo giorno.

Manuel De Vita