“Fedez-Rai gate”: la polemica per il tentativo di censura

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«Mi hanno chiesto di omettere dei partiti e dei nomi ed edulcorarne il contenuto. Ho dovuto lottare un pochino, ma alla fine mi hanno dato il permesso per esprimermi liberamente».

Fedez sul palco del concerto del Primo Maggio (fonte: rollingstone.it)

Questo l’incipit dell’ormai super virale monologo del rapper che vanta un seguito di circa 30 milioni di persone sparse in tutto il mondo, diviso con la moglie con la quale è diventato re dei social. Si tratta di Fedez, che, ancora una volta, non ha esitato a chiarire la propria posizione in merito a questioni attualissime, questa volta sul palco del Concertone del Primo Maggio, trasmesso dai Rai Tre, sabato scorso.

Ripercorriamo gli eventi prima di analizzare la polemica che è scoppiata.

Il monologo e la telefonata con i vertici Rai

Fedez, in diretta, ha sin da subito reso noto l’avvenuto tentativo di censura da parte di Rai Tre. La prima parte del suo discorso incentrato sul sottolineare un sempre più forte bisogno di aiuti statali ai lavoratori dello spettacolo ritenuti insufficienti, soprattutto in confronto alle attenzioni riservate al calcio, anche dallo stesso premier Draghi – a cui il cantante si è rivolto direttamente durante l’intervento – scosso dalla polemica sulla Super Lega; poi, la parte che la Rai non ha approvato. Ancora una volta al centro dell’attenzione il Ddl Zan, disegno di legge divenuto strumento per la lotta all’omotransfobia e punto di divisione nel mondo politico e non solo.

Nella seconda parte, infatti, la lista di nomi e cognomi di politici leghisti che, in pubblico, hanno pronunciato frasi offensive, ma che la Rai avrebbe preferito non riportare in una tale occasione, evitando la polemica più aspra. Ma la polemica è scoppiata e più violentemente del previsto, proprio per il tentativo di dissuadere Fedez, prima che salisse sul palco, dall’essere così diretto. Tra l’altro, tutto ciò è stato documentato da un video.

Nel video, si può assistere a una telefonata con i vertici Rai, pubblicata dal rapper dopo che l’emittente televisiva aveva emesso un comunicato, sostenendo che non ci fosse stato questo tentativo di censura, né chiesti «preventivamente i testi degli artisti intervenuti al tradizionale concertone, “per il semplice motivo che è falso, si tratta di una cosa che non è mai avvenuta”.

Un frame del video diffuso da Fedez (fonte: larepubblica.it)

Però, nella telefonata – avvenuta qualche ora prima dell’esibizione – si sentono alcuni membri dell’organizzazione e la vicedirettrice della rete, Ilaria Capitani, chiedere di avere i dettagli dell’intervento e di “adeguarsi a un sistema”.

Censura sì, ma da parte di Fedez?

Nella mattina di domenica, la Rai ha replicato alla diffusione del video, sostenendo che, piuttosto, a usare la censura sia stato proprio Fedez ai danni del video pubblicato e che, dunque, sulla telefonata sia stato fatto un “taglia e cuci”. È stato ribadito di non avere tentato di applicare censura. Ma il cantante ha subito risposto, rendendosi disponibile a rendere pubblica la versione integrale.

“Né la Rai né la direzione di Rai3 hanno mai operato forme di censura preventiva nei confronti di alcun artista del concerto: la Rai mette in onda un prodotto editoriale realizzato da una società di produzione in collaborazione con Cgil, Cisl e Uil, la quale si è occupata della realizzazione e dell’organizzazione del concerto, nonché dei rapporti con gli artisti, Il che include la raccolta dei testi, come da prassi.” si legge nella nota dell’Ad Fabrizio Salini.

Il botta e risposta con Salvini e le diverse reazioni

Già prima del concerto era iniziata una discussione sui social tra Fedez e il leader della Lega. Quest’ultimo non ha aspettato nel dire la sua, subito dopo l’intervento sul palco del rapper, scrivendo su Twitter:

“La Rai non può comprare interventi d’odio a scatola chiusa e non si invochi la censura, perché al rapper non mancano certo spazi per manifestare il suo pensiero, tra l’altro noto anche ai sassi. Viale Mazzini ha ancora qualche ora per rimediare, dopodiché la Lega si muoverà in tutte le sedi competenti. E i sindacati si ricordino che il lavoro appartiene a tutti, non lo si svilisca per regalare qualche like a un cantante milionario.”.

“Un cantante, può porre in essere questi attacchi personali senza possibilità di contraddittorio? Nelle sue parole ho percepito una violenza inaudita.” ha replicato Jacopo Coghe, vice presidente di Pro Vita e Famiglia onlus, definito da Fedez “ultracattolico e antiabortista e amicone del leghista Simone Pillon”.

Non manca neanche la risposta dal Codacons, con cui il rapper ha avuto diversi e asprissimi screzi, finiti in tribunale. Se in prima battuta esso abbia attaccato la Rai, in secondo luogo ha portato l’attenzione su quella che ha accusato essere pubblicità occulta da parte del cantante che ha indossato capi di abbigliamento con marchi ben in vista, motivo per il quale procederà un esposto all’Antitrust e alla Commissione di vigilanza Rai.

Non è mancato l’intervento a favore di Fedez, da parte di Fabrizio Marrazzo, portavoce Partito Gay per i diritti LGBT+, Solidale, Ambientalista e Liberale, il quale ha ribadito essere necessario allontanare la politica dalla Rai, o meglio, da certe situazioni che dovrebbero rimanerne distanti, nel rispetto della libertà di pensiero.

Solidarietà anche da politici, come l’ex premier Giuseppe Conte, che senza molti giri di parole, ha scritto sui propri social “Io sto con Fedez. Nessuna censura.”. Nicola Zingaretti ha espresso tutta la sua indignazione nei confronti delle frasi riportate nel monologo e pronunciate in varie occasioni da politici leghisti, ricordando tutto il suo supporto a Fedez e per l’approvazione al Ddl Zan.

“La musica è libertà, trasmette emozioni e ci aiuta a comprendere, analizzare, maturare. Penso che il rispetto sia la cosa più importante e stia alla base di tutto, significa saper accettare le critiche e le idee diverse dalle nostre. E un Paese democratico non può accettare alcuna forma di censura.”. Queste le parole scritte su Facebook dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, aggiungendo tutta la stima nei confronti di Fedez anche per precedenti vicende.

La censura al Concertone: i precedenti

Alla seconda edizione del Concertone, Elio e le Storie Tese suonarono “Cassonetto differenziato per il frutto del peccato”, ma dopo pochi secondi rivelarono che quello fosse “un depistaggio per i funzionari della Rai” e attaccarono con una versione inedita di “Ti amo”, un pezzo che qualche mese prima avevano suonato per dodici ore consecutive. In quell’occasione, invece, si fermarono a cinque minuti, pure perché il nuovo testo – preparato accuratamente e scritto su un foglio – faceva nomi e cognomi della politica di allora, da Andreotti a Cossiga fino al presidente della Rai Enrico Manca. Così, si interruppe tutto. Un sarcastico e compiaciuto Elio allora esclamò “come Jim Morrison!” e poi si improvvisò un’intervista più “Rai-friendly” con il giornalista Vincenzo Mollica a Ricky Gianco. Un’edizione intensissima quella del ’91, perché anche la band – mai più vista – “I Gang” aveva annunciato di voler cantare Ombre rosse, per poi virare su Socialdemocrazia e annunciare uno sciopero contro Andreotti.

Dopo Elio e le Storie Tese, l’altro vero momento caldo della censura al Primo Maggio, arriva nel 2003, in pieno governo Berlusconi. Daniele Silvestri – all’epoca famosissimo per il brano “Salirò” – puntò l’attenzione sull’ostilità di Berlusconi nei confronti della magistratura italiana. Così, l’edizione del concerto dell’anno successivo fu l’unica andata in onda in differita di 20 minuti, per evitare frasi scomode, “comizi” e slogan politici.

Dunque, se in passato molti provarono a fare come Fedez, è innegabile che i social rendano tutto ancor più risonante, lasciando la possibilità ai singoli italiani di esprimersi in merito. Questa volta moltissimi hanno potuto manifestare ancor di più la propria solidarietà a un artista coraggioso. Ciò che ha colpito particolarmente è, non solo il coraggio, ma la gran empatia di Fedez, chiaramente un “privilegiato”, che invece di starsene tranquillo nel suo mondo dorato, ha comunque scelto di usare il suo privilegio per gli altri.

 

Rita Bonaccurso