La polemica conferenza stampa di Draghi e le ultime novità sui vaccini

Redazione Attualità
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Ogni giorno sentiamo discutere molto sull’avanzamento della campagna vaccinale, costellata da rallentamenti, differenze tra regioni e malumori tra i politici.

Draghi contro i “furbetti” e intanto scoppiano le proteste contro l’obbligo vaccinale

La prima notizia tra le più recenti risale a giovedì 8 aprile. Durante la conferenza stampa svoltasi quel giorno, il premier Mario Draghi ha attaccato la categoria degli psicologi, anzi, più nello specifico i più giovani tra questi, incolpandoli di scarso buon senso per essersi vaccinati prima di anziani e altre persone fragili:

“Con che coscienza la gente salta la lista sapendo che lascia esposto a rischio concreto di morte persone over 75 o persone fragili?” – ha dichiarato – “Smettetela di vaccinare chi ha meno di 60 anni, i giovani, i ragazzi, gli psicologi di 35 anni, queste platee di operatori sanitari che si allargano”.

Il premier Draghi durante la conferenza (fonte: quifinanza.it)

La questione ha innescato un’immediata reazione dalla categoria degli psicologi.

“Nessuno di noi ha chiesto di avere priorità, è stato il Governo a decidere le priorità vaccinali, ed in queste sono state incluse tutte le professioni sanitarie. Addirittura, l’ultimo Decreto trasforma la facoltà in obbligo, esteso a tutti gli iscritti agli Ordini sanitari. Perché queste priorità e questi obblighi non sono determinati dal fine di proteggere i sanitari, ma le persone, bambini e adulti, da loro seguiti”.

Queste le parole di David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi.

Il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (fonte: ilmessaggero.it)

Proprio il governo ha delineato nuove misure negli scorsi giorni, tra le quali quella dell’obbligo vaccinale, da subito tanto discusso. Tale obbligo è previsto per tutti coloro che svolgono il proprio lavoro presso enti sanitari, sociosanitari e socio-assistenziali, pubblici e privati, farmacie, parafarmacie e studi professionali. Gli unici casi in cui è prevista una deroga, senza rischiare di essere assegnati ad altre mansioni o essere sospesi, sono quelli viene identificato un rischio per la salute, a causa di specifiche condizioni cliniche, da documentare e certificare tramite il medico di base per poter rimandare o non effettuare la vaccinazione. Per questo motivo, inoltre, in alcune città, ma soprattutto a Roma, ieri, si sono svolte delle manifestazioni di infermieri contrari a tale disposizione. “Non sono una cavia” è uno degli slogan che compare maggiormente compare striscioni e magliette. Molti si sono detti “si vax”, ma non disposti a sottomettersi alle condizioni previste dal dpcm, soprattutto per le “veloci” tempistiche con le quali i vaccini disponibili sono stati prodotti.

Alcuni manifestanti a Roma contro l’obbligo vaccinale (fonte: ANSA)

Tornando alla questione tra il premier e la categoria degli psicologi, ricordiamo che quest’ultimi stanno svolgendo un lavoro molto importante, ma che, come spesso accade, viene interpretato come secondario. Questo non sarà stato ciò che il premier avrebbe voluto intendere, ma apparentemente vi sono delle incompatibilità tra ciò che è previsto dall’ultimo dpcm emanato proprio dal governo Draghi e quanto da lui rimproverato durante la conferenza stampa.

In ogni caso, sottolineiamo anche che gli psicologi, le migliaia di psicologi, stanno operando durante la pandemia, lavorando sul disagio causato da un anno di chiusura delle scuole, supportano persone fragili, bambini disabili e le loro famiglie; poi, ci sono coloro che lavorano con gli anziani, nelle Rsa, con i malati oncologici, le persone con malattie croniche e quelle in fin di vita, ma anche con coloro che non ricevono risposta dal pubblico e si affidano al privato. Dunque, si tratta di persone spesso a contatto con il pubblico. Senz’altro, durante queste lente fasi della vaccinazione dovrebbero esser prima coinvolti i soggetti con le patologie più importanti, a scarsità di dosi, cioè coloro i quali aspettano da fin troppo tempo ormai. Qualcosa è andato storto, ma rimproverare dei professionisti definendoli “furbetti” quando lo sono stati per rispettare delle norme appare senz’altro inutile.

In arrivo le dosi di Johnson&Johnson

Dopo Pfizer, AstraZeneca e Moderna, arriva in Italia anche il vaccino monodose Johnson & Johnson. 184mila, le prime dosi che arriveranno nell’hub dell’aeroporto militare di Pratica di Mare, nei pressi di Roma, fra martedì e mercoledì. Entro la fine di aprile sono attese altre 300mila fiale, mentre le dosi previste per il secondo trimestre sono complessivamente di 7,3 milioni.

(fonte: ANSA)

Quello che sembra una buona notizia, potrebbe esserlo solo in parte. Dagli Usa arrivano le prime incognite, poiché, dopo quattro casi di trombosi, decretate non legate al vaccino, le autorità stanno comunque tenendo maggiormente sotto controllo il vaccino. Così, anche l’Ema sta già monitorando il farmaco per prevenire eventuali problematiche.

Una buona notizia, dicevamo, soprattutto dopo le tante di ogni giorno sui ritardi e le tensioni tra il governo centrale e le Regioni che non riescono a rispettare i programmi per arrivare all’immunizzazione di tutti gli italiani entro la fine dell’estate. Il commissario Figliuolo, intanto, continua a rassicurare sull’arrivo di somministrazione di 500mila dosi al giorno, entro la fine di aprile. Ha invitato le Regioni a rinunciare al tentativo di scatti in avanti, poiché i picchi contano poco e l’importante è la media delle somministrazioni. Inoltre, alle Regioni è stato chiesto di gestire le dosi ricevute, accantonando le scorte non solo per i richiami, ma anche per fronteggiare eventuali ritardi nelle consegne, che parrebbero sempre più probabili, secondo alcuni: “Il grosso problema lo avremo da maggio, perché a oggi non abbiamo la programmazione di vaccini” ha dichiarato l’assessore al Welfare e vice presidente della Lombardia, Letizia Moratti.

Intanto, sempre più attenzione dalle singole amministrazioni regionali viene rivolta al vaccino Sputnik e molti spingono già per firmare pre-accordi con la Russia, per trovarsi già in caso arrivasse il via libera dall’Ema.

AstraZeneca e lo stop alla vaccinazione di insegnanti

Dubbi e ritardi hanno creato grosse problematiche al vaccino di AstraZeneca, di cui il nuovo nome è Vaxzevria. In alcun Paesi europei è stato sospeso, mentre in Italia adesso è previsto per gli over 60, come raccomandato dall’Ema, dopo i nuovi casi di sospette trombosi collegate alle inoculazioni.

Intanto, la nuova ordinanza del commissario Figliuolo prevede uno stop alla vaccinazione delle categorie, a cominciare da insegnanti e personale sanitario non in prima linea, per accelerare sugli anziani.

Mentre l’Inghilterra si prepara a massicce riaperture e gli Stati Uniti procedono con circa 3 milioni di vaccinazioni al giorno, l’Italia si sta affannando. Ciò è dovuto, probabilmente, soprattutto per motivi di organizzazione, come ogni giorno viene ribadito da molti, ma, secondo il virologo consigliere del presidente americano Biden, Anthony Fauci, anche in Europa sarebbe probabile che, la causa dell’aumento dei contagi sia la capacità della variante inglese di cancellare gli effetti dei lockdown è l’aumento di trasmissibilità del virus.

Non ci resta che sperare, innanzitutto, che non vi siano altri episodi di tensione tra il governo e le Regioni, perché solo così potremo sostenere un miglioramento della campagna vaccinale, senza indugi e dubbi non realmente proficui.

 

Rita Bonaccurso