Certificati verdi per poter viaggiare: le proposte della Commissione UE per i passaporti di immunità per salvare il turismo

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La Commissione Europea ha proposto un programma che salvi il turismo. Si prevede un documento che certifichi l’avvenuta vaccinazione o la guarigione da coronavirus consentendo a chi è negativo un’agevole circolazione fra gli Stati membri. L’EMA, inoltre, ha garantito la sicurezza della ripresa dell’uso del vaccino di AstraZeneca.

Commissione Europea: proposta certificati verdi –Fonte:leasenews.it

Mercoledì 17 marzo la Commissione Europea ha esposto un piano che miri allo sviluppo di un “certificato verde digitale”, con lo scopo di rendere più fruibili i viaggi tra i paesi dell’Unione. Questo progetto entrerà in vigore in estate permettendo così alle Nazioni, che più dipendono dal turismo, di affrontare la stagione con maggiore flessibilità.  Sebbene siano stati presentati i principi alla base del nuovo sistema, innumerevoli dubbi sorgono sulla sua reale funzionalità.

Passaporti di immunità

Il servirsi di passaporti di immunità validi in tutta l’Unione Europea, segneranno il lasciapassare per essere esclusi dalle diverse restrizioni vigenti a livello nazionale e internazionale, necessarie per arrestare l’avanzata della pandemia. È fondamentale ricordare che questo certificato non sarà il presupposto di base per permettere la libera circolazione, diritto fondamentale, né per viaggiare sugli aerei o sui treni ed attraversare i confini nazionali. Servirà bensì a dare la possibilità a chi si è vaccinato o risultato da recente tampone negativo oppure chi ha acquisito per via naturale l’immunità, di potersi spostare con maggiore facilità poiché risulterà essere un soggetto a minor rischio rispetto agli altri.

“Sarà un documento che descriverà la situazione medica

Certificati, app e test all’arrivo –Fonte:repubblica.it

Nel caso in cui, nonostante i certificati, lo Stato membro richieda al cittadino europeo l’obbligo della quarantena o l’effettuazione di un test, dovrà necessariamente informare della sua decisione la Commissione Europea e porre in essa una valida giustificazione.

Altresì è stata ritenuta inopportuna la definizione di “passaporto vaccinale”, in quanto avrebbe potuto avere un carattere discriminatorio verso chi non è stato ancora sottoposto al farmaco.

Necessità di attuazione del certificato

Sebbene siano ancora molto rilevanti i dubbi sull’effettiva utilità dei documenti, questi rappresenteranno una plausibile soluzione volta a tutelare il settore turistico messo gravemente in ginocchio dall’epidemia. Nonostante vi sia l’impossibilità di poter stabilire in modo preciso la durata della stessa.

L’impatto del Covid-19 sul turismo europeo –Fonte:mondointernazionale.com

L’istituzione del certificato verde discussa già lo scorso febbraio dai capi di governo dei Paesi membri, era stata accettata senza indugio dai leader degli Stati meridionali, la cui economia si fonda principalmente sul settore del turismo. Emergevano invece scetticismi dalle Nazioni settentrionali dell’Europa.

Il progetto

Il piano prevede l’emissione di un documento, che potrà essere sia in formato digitale che cartaceo, scritto in lingua italiano e in inglese e fornito di codice QR, che permetterà una rapida scansione e verifica sull’autenticità. Sarà altresì necessario il riscontro di almeno una delle seguenti condizioni:

  • L’avvenuta vaccinazione
  • Un recente risultato negativo ai test per coronavirus
  • La guarigione dal Covid-19
Covid, verso il passaporto di immunità –Fonte:ilmessaggero.it

Secondo quanto prescritto nel testo ufficiale della Commissione Europea, ciascuno degli Stati membri avrà a carico l’emissione dei certificati. Questi potranno perciò valutare le migliori modalità di distribuzione che vada dall’ausilio di un sistema centralizzato o che preveda una dislocazione presso i centri collaudati, per la somministrazione del vaccino, oppure che fornisca tale abilitazione agli operatori sanitari che riscontrano la completa guarigione dal Covid-19.  Le autorità nazionali dovranno dotare ogni organismo autorizzato di propria chiave digitale, che consentirebbe la creazione di una struttura che miri a limitare i rischi di contraffazione. Risulta evidente come ogni Paese debba tenere il registro delle stesse, garantendo così una maggiore tutela della privacy necessaria per custodire le informazioni delicate riguardanti la salute.

Informazioni richieste dal certificato

I dati personali richiesti sono:

  • Dati anagrafici: quali nome, cognome e data di nascita
  • L’eventuale vaccino inoculato, segnando opportunamente la somministrazione della prima o della seconda dose, oppure l’esito di un test recente o informazioni sulla guarigione
  • Codice identificativo univoco
  • Data e luogo del rilascio del documento

I controlli previsti dalle Nazioni saranno effettuati con il solo fine di verificare l’autenticità del certificato, eliminando alcuna possibilità di registrazione delle informazioni sensibili, che saranno mantenute unicamente dal Paese di origine che ha emesso il documento.

Vaccinati, guariti o testati –Fonte:europa.today.it

A seguito dell’impegno della Commissione Europea sulla definizione di un’adeguata infrastruttura informatica che possa garantire la gestione dei certificati verdi entro questa estate, gli Stati membri necessiteranno altresì della creazione di propri sistemi volti all’amministrazione dei dati sanitari che vadano di pari passo con la nuova soluzione proposta.

Dubbi degli Stati membri

Lo scetticismo del Nord Europa nasce della determinatezza del progetto che aspira nel giro di tre mesi al suo completo funzionamento. Sebbene ogni Paese sia libero di imporre restrizioni più o meno incisive sulle limitazioni turistiche, la Commissione vorrebbe evitare che tale scenario prenda piede nel continente, arginando così una totale mancanza di regole e sistemi comuni.

Le vaccinazioni –Fonte:marionegri.it

Alcuni ritengono che l’avvenuta vaccinazione sia più facile da dimostrare rispetto alla semplice guarigione, che renderebbe più rapida e chiara l’emissione dei certificati e conseguentemente la loro verifica. Altri ancora credono che una tale soluzione sia intrinseca di carattere discriminatorio nei confronti di chi è in attesa della somministrazione della dose o di chi a seguito di problemi di salute non potrà sottoporvi.

La ripresa del vaccino AstraZeneca

A questi dubbi seguono quelli relativi alla capacità dei vaccini di rendere meno contagiosi dalla divulgazione del virus. Fino ad adesso i farmaci usati mostrano un’elevata efficacia nella protezione dalle forme più gravi della malattia, facendo così diminuire i rischi di ricovero e mortalità.

L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha però chiarito una tra le maggiori perplessità che dalla scorsa settimana circolavano nel continente. Questa ha terminato la propria indagine sui vaccini dell’azienda farmaceutica AstraZeneca evidenziando la totale assenza di nessi causali tra i casi di trombosi e l’utilizzo del farmaco.

Vaccini AstraZeneca –Fonte:gds.it

L’analisi effettuata su un’ampia fetta di dati raccolti negli scorsi giorni, ha permesso la ripresa della somministrazione del vaccino incriminato nei paesi dove l’inoculazione dello stesso era stata sospesa, tra cui l’Italia.

Le verifiche effettuate

Gli esperti dell’Agenzia hanno studiato i casi sospetti su un indagine statistica che abbraccia milioni di somministrazioni del vaccino nell’Unione Europea. Gli esami si sono mossi tenendo in conto di diverse variabili come:

  • Modalità e tempi di somministrazione del farmaco AstraZeneca
  • Condizioni di salute dei soggetti che avevano poi sviluppato i problemi circolatori

I controlli effettuati non hanno rilevato la presenza di anomalie o l’esistenza di fattori che possano causare rischi di trombosi negli individui sottoposti al vaccino.

AstraZeneca –Fonte:adnkronos.com

Perciò a seguito della registrazione di pochi eventi avversi sul totale delle vaccinazioni effettuate con AstraZeneca, l’EMA ha dato il via libera alla ripresa del farmaco. Da questa indagine però l’agenzia non ha escluso che vi sarà una possibile ulteriore analisi dei casi.

Cosa farà l’Italia?

AstraZeneca, c’è il via libera dall’EMA –Fonte:orizzontescuola.it

L’Esecutivo non ha atteso alcun comunicato dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), ha stabilito che da venerdì 19 marzo riprenderà a livello nazionale l’uso del vaccino, sospeso il 15 marzo scorso. In un comunicato il Governo italiano ha poi espresso che:

“ La somministrazione del vaccino AstraZeneca riprenderà già da domani. La priorità del governo rimane quella di realizzare il maggior numero di vaccinazioni nel più breve tempo possibile.”

I funzionari della Commissione Europea, perciò hanno previsto per il progetto del certificato verde l’uso di un sistema flessibile che possa essere aggiornato a seguito di nuove disposizioni scientifiche. Queste risulteranno necessarie al fine di fornire maggiori garanzie sulla validità del piano e contemporaneamente salvaguardare un settore turistico già fortemente debilitato.

Giovanna Sgarlata