La sospensione del vaccino AstraZeneca: perché non dobbiamo avere paura

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Una grande ondata di dubbi e incertezze ha travolto l’Italia dopo la decisione, presa ieri dall’Aifa, di sospendere la somministrazione del vaccino AstraZeneca per ragioni esclusivamente precauzionali. La scelta ha seguito il colloquio tra il premier Mario Draghi e il ministro della salute Roberto Speranza che si sono allineati a quanto stabilito, sempre ieri, anche da Spagna, Germania e Francia. L’Ema in queste ore è impegnata in approfondimenti e verifiche, i cui esiti potrebbero essere resi noti già da domani.

Dosi di vaccino AstraZeneca – Fonte: www.ansa.it

I decessi degli ultimi giorni

A suscitare preoccupazione sono state le notizie degli ultimi giorni. Giovedì scorso un militare palermitano di 43 anni è morto per arresto cardiaco il giorno dopo essersi sottoposto alla prima dose del vaccino. Nei giorni precedenti anche un poliziotto cinquantenne in servizio a Catania si era sentito male fino a giungere al decesso, circa 10 giorni dopo la somministrazione del vaccino. Questi due avvenimenti avevano portato alla sospensione di un lotto di Astra-Zeneca. In ogni caso, fino a questo momento, non è stato riscontrato il nesso causa-effetto tra il vaccino e le morti. Ecco quanto dichiarato dall’Aifa:

I casi di decesso verificatisi dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca hanno un legame solo temporale. Nessuna causalità è stata dimostrata tra i due eventi. L’allarme legato alla sicurezza del vaccino AstraZeneca non è giustificato”.

Anche in Piemonte, due giorni fa, in seguito alla morte di un docente a Biella, la somministrazione di Astra-Zeneca era stata momentaneamente sospesa in tutto il territorio regionale dal commissario dell‘Area giuridico-amministrativa dell’Unità di crisi della Regione Piemonte, Antonio Rinaudo.

In questo momento il vaccino è stato sospeso anche da Spagna, Francia, Germania, Danimarca, Norvegia, Bulgaria, Islanda, Irlanda, Paesi Bassi, Indonesia. A preoccupare sono stati i casi di trombosi verificatisi. In Gran Bretagna, invece, la somministrazione di Astra-Zeneca sta procedendo senza ostacoli.

Perché non dobbiamo avere paura

Gli eventi delle ultime ore, senza dubbio, hanno in parte infranto tutte le già precarie certezze degli italiani e confermato le preoccupazioni dei più restii. La decisione dell’Aifa, sebbene precauzionale e temporanea, rischia di mettere in difficoltà la campagna di vaccinazione per il polverone di psicosi e panico che ha sollevato.

Non ci si può dunque esimere da una valutazione razionale della situazione che tenga conto di tutti i fattori in campo.

Guardiamo innanzitutto alla Gran Bretagna, il paese che ha somministrato il maggior numero di dosi AstraZeneca e che procede a gonfie vele con la vaccinazione. Il sistema vigente per valutare gli effetti collaterali del vaccino è quello della yellow card, cioè delle segnalazioni volontarie delle reazioni avverse da parte di chi ha ricevuto la dose. Con questo meccanismo sono stati registrati 275 decessi su 9,7 milioni di dosi di AstraZeneca. La MHRA (Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari del Regno Unito), dopo aver analizzato i casi dei decessi, ha concluso che la connessione tra la somministrazione e le morti è temporale, non causale. Si trattava, infatti, per lo più di persone anziane o con patologie pregresse. Rassicurante è anche lo studio condotto sulla popolazione vaccinata in Regno Unito dal professore di Oxford Andrew Pollard, che conferma che non vi è un aumento di casi di trombi sanguigni tra i pazienti che hanno ricevuto il vaccino.

Il professore di Oxford Andrew Pollard – Fonte: www.ross-shirejournal.co.uk

Positivi sono anche i pareri degli esperti. Andrea Crisanti ospite nella trasmissione “L’Aria che tira” ha affermato:

Io mi vaccinerei con AstraZeneca e ho consigliato a persone a me care di vaccinarsi con AstraZeneca. I 2-3 casi di sospetti eventi tromboembolitici dopo questo vaccino sono obiettivamente pochi, perché in Inghilterra hanno vaccinato 10 milioni di persone con AstraZeneca e non hanno evidenziato nessun caso di questa complicazione”.

Lo stesso Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, invita a mantenere la calma e a guardare alla Gran Bretagna dove su una grande fetta di popolazione vaccinata non sono state registrate particolari reazioni gravi da pensare ad un nesso causa-effetto.

Per quanto riguarda i casi di trombosi, quelli che maggiormente hanno preoccupato i Paesi che hanno stabilito la sospensione, i numeri sono rassicuranti: come riportato da una nota diffusa da Astra-Zeneca, stando a quanto registrato fino all’8 marzo, in Europa e in Regno Unito, su un totale di 17 milioni di soggetti vaccinati con il vaccino anti-Covid di AstraZeneca, ci sono stati 15 eventi di trombosi venosa profonda e 22 eventi di embolia polmonare. AstraZeneca sottolinea che tale numero di eventi

è molto più basso di quanto ci si aspetterebbe che si verifichi naturalmente in una popolazione generale di queste dimensioni ed è simile per altri vaccini Covid-19 autorizzati”.

Tra l’altro, come riportato dalla fondazione Veronesi, la trombosi è la terza più comune malattia cardiovascolare subito dopo l’ischemia miocardica e l’ictus cerebrale. Vi è dunque un’alta probabilità di morire per trombosi anche in casi normali.

Grafico che mostra che all’aumentare dei vaccinati e dei morti attesi in relazione alla mortalità generale, già con 1.000 morti attesi, la probabilità di osservare almeno un vaccinato che muore nel giorno del vaccino è quasi del 95%. – Fonte: www.tpi.it

Siamo continuamente esposti a rischi

Al di là dei dati e dei pareri degli esperti, non possiamo non considerare che ogni intervento medico e/o farmaceutico è un rischio. Se così non fosse, nelle scatole dei medicinali che compriamo ogni giorno, non troveremmo il famoso foglietto illustrativo che mostra tutte le controindicazioni del farmaco. Chiari esempi sono gli antibiotici e l’aspirina. Nel novembre del 2019, in occasione della settimana mondiale per l’uso consapevole degli antibiotici, l’Istituto superiore di sanità ha pubblicato dei dati preoccupanti relativi all’abuso degli antibiotici: ogni anno nei paesi dell’Ue sarebbero avvenuti 33.000 decessi per infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici. Nel 2017 gli scienziati dell’Università di Oxford hanno messo in luce i rischi legati all’abuso di aspirina: in Regno Unito sarebbe stata responsabile di 3000 morti ogni anno e di 20000 casi di sanguinamento gastrointestinale.

Il vaccino, al pari di un qualsiasi di questi farmaci quasi “da banco”, comporta dei rischi. Non è un segreto. Nell’altro piatto della bilancia, tuttavia, ci sono molti benefici: il vaccino è l’unica arma che abbiamo per sconfiggere il Covid, per impedire che faccia ancora altre vittime, per permettere all’economia di risollevarsi, per ricominciare a vivere davvero, per evitare che il distanziamento e le chiusure determinino irreparabili problemi psicologici.

“Nessun farmaco è sicuro al 100%, ma bisogna tenere conto dei vantaggi di vaccinare la popolazione”,

lo ha detto Soumya Swaminathan, scienziato capo dell’Oms.

Se i benefici del vaccino sono superiori ai rischi, se i rischi mettono in pericolo la nostra vita meno di quanto faccia la pandemia, se i rischi non sono maggiori rispetto a quelli che corriamo ogni giorno per l’assunzione di farmaci che dovrebbero proteggere la nostra salute e per la stessa casualità della morte, forse vale la pena rischiare.  Di fronte a questo equilibrio tra rischi e benefici la paura non può non cedere il passo alla ragione.

 Il caso Fluad del 2014

Stando a quanto detto, la decisione dell’Aifa non può farci perdere la fiducia nel vaccino. È stata sicuramente una scelta di cautela, legata da una parte alla volontà di camminare accanto agli altri paesi dell’Ue, dall’altra di garantire sicurezza e certezze ai cittadini. In questi casi la precauzione non è mai troppa.

Vaccino antinfluenzale – Fonte: www.scienzaesalute.blogosfere.it

Una cosa simile successe nel 2014: in occasione della somministrazione del vaccino antinfluenzale Fluad, l’Aifa, in seguito alla segnalazione di tre anziani di 87, 79 e 68 anni morti subito dopo la vaccinazione, decise di ritirare due lotti dei due vaccini antinfluenzali in uso. Subito dopo vennero svolti degli accertamenti che dimostrarono che il vaccino era conforme agli standard di qualità e che non conteneva sostanze tossiche. All’epoca la Siti, la Società italiana di Igiene, calcolò che nel corso dei 2 mesi dedicati alla campagna anti-influenzale, per un fatto puramente casuale, ogni giorno 15-20 persone morivano entro 2 giorni dalla vaccinazione. In quell’occasione, la decisione dell’Aifa compromise la campagna di vaccinazione: seminò il panico e diffuse dei dubbi intorno alla sicurezza del vaccino presenti ancora oggi.

La stessa cosa sta accadendo in questi giorni con il vaccino AstraZeneca. In questo caso, lottare affinché la paura non prevalga sulla ragione è ancora più importante. C’è in gioco la sconfitta di una pandemia che ha ormai messo in ginocchio il mondo intero.

Chiara Vita