Accordo su Brexit criticato dagli unionisti nordirlandesi: ecco perché non vanno più bene alcuni suoi punti

Redazione Attualità
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Oggi, lunedì 22 febbraio, è iniziata una campagna politica e giudiziaria guidata dalla leader del principale partito degli unionisti nordirlandesi, il DUP (Democratic Unionist party), con l’obiettivo di convincere il governo conservatore britannico guidato da Boris Johnson ad apportare delle modifiche su alcune parti essenziali dell’accordo su Brexit. Il motivo sarebbe legato all’allontanamento dell’Irlanda del Nord dagli altri territori del Regno Unito, dovuto proprio alle conseguenze di alcuni punti del trattato.

Graffiti degli unionisti in segno di protesta. Fonte: Il Post

È con tali premesse che in questa giornata si terrà un dibattito sul tema alla Camera dei comuni britannica e che, nei prossimi giorni, verranno presentati dal partito una serie di ricorsi legali per dichiarare l’illegittimità dei punti criticati nelle corti inglesi, nordirlandesi e delle istituzioni europee.

«Le tenteremo tutte per provare a ottenere giustizia per il popolo dell’Unione», ha comunicato una fonte del partito al quotidiano britannico ‘’The Guardian’’.

I motivi delle contestazioni

Il principale motivo delle polemiche degli unionisti è il trovato compromesso del primo ministro britannico nell’ottobre del 2019, con il quale si mise fine alla situazione di stallo dovuta ai lunghi negoziati, accettando la presenza dell’Irlanda del Nord sia nel mercato comune europeo che nell’unione doganale.

In tal modo, se da una parte è stato soddisfatto un obiettivo condiviso da entrambi le parti della negoziazione (europei e britannici) di evitare la costruzione di barriere fisiche fra le due Irlande, dall’altra si è assistito ad un indebolimento del legame fra Irlanda del Nord ed il resto del Regno Unito.

Fonte: JPress

In effetti, da quando il Regno Unito ha completato la sua uscita dall’Unione Europea il primo gennaio 2021, gli impedimenti burocratici tra l’Irlanda del Nord ed il resto dei territori britannici non hanno fatto altro che moltiplicarsi: i supermercati nordirlandesi non si sono potuti più rifornire dall’Inghilterra e ciò ha provocato un’iniziale penuria di prodotti alimentari, oltre che ad un ripensamento generale delle tratte commerciali.

Altre conseguenze – tra le più contestate dell’accordo – riguardano la necessità di un nuovo passaporto per gli animali domestici di chi viaggia fra Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito e l’impossibilità di acquistare online alcuni prodotti della Gran Bretagna. A ciò si aggiunge l’entrata in vigore nei prossimi mesi di nuovi iter burocratici, come quello richiesto ad esempio per l’esportazione delle salsicce di maiale (assai diffuse nelle colazioni inglesi) che potrebbe renderle molto più costose per i nordirlandesi.

Fonte: Eunews

Il DUP cambia idea

Da alcuni anni il DUP aveva grandi aspettative sull’alleanza con il partito Conservatore, tradizionalmente più legato all’integrità territoriale rispetto ai Laburisti: alle elezioni britanniche del 2017 sostennero apertamente il governo Conservatore di Theresa May, la quale non avrebbe altrimenti ottenuto una maggioranza parlamentare e che si è sempre opposta a lasciare l’Irlanda del Nord così legata all’Unione Europea.

La leader del DUP Arlene Foster, nei primi giorni, addirittura difese il compromesso di Johnson, nella convinzione che si sarebbe comunque trovata una soluzione per preservare il legame privilegiato dell’Irlanda del Nord con gli altri territori britannici. Oggi però i toni di Foster sono completamente cambiati, come dimostrano le sue affermazioni di qualche giorno fa:

«è stato il primo ministro britannico a metterci in questa situazione e causare queste difficoltà interne al mercato britannico, quindi spetta a lui risolverle».

La Foster criticata dal giornalista Murray

Eppure – secondo quanto commentato dal giornalista Conor Murray sul sito della tv pubblica irlandese RTÉ – le critiche della Foster non sono credibili, dal momento che le potenziali conseguenze della Brexit sono già note da un anno e mezzo:

«Montare un’opposizione ai diversi regimi commerciali [fra Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito] potrebbe fare parte di un cinico tentativo di galvanizzare la propria base elettorale», ha detto.

La leader del DUP Arlene Foster. Fonte: BBC

Incertezze sulla campagna di pressione del DUP

Non è ancora ben chiaro in che modo il DUP intenderebbe contestare il Protocollo definito dall’accordo su Brexit che regola lo status dell’Irlanda del Nord, ma alcune ipotesi si stanno già facendo strada: in passato il DUP e i suoi governi regionali erano ricorsi al petition of concern, un meccanismo che aveva impedito l’applicazione di alcune leggi del governo centrale nell’Irlanda nel nord senza che ci fosse il consenso della comunità nordirlandese; è possibile quindi che un simile provvedimento venga preso anche in questo caso.

Ciononostante, il governo britannico e le istituzioni europee non hanno – almeno per il momento – manifestato alcuna intenzione di modificare radicalmente l’accordo su Brexit, così come non è possibile sapere con certezza fino a che punto la campagna di pressioni del partito Partito Unionista Democratico possa funzionare.

Gaia Cautela