Disney Plus va verso il politically correct e vieta alcuni classici ai minori di sette anni. Ecco dove e perché

Redazione Attualità
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Disney Plus vieta la visione di alcuni cartoni ai bambini di età inferiore ai 7 anni. La casa di produzione americana applica la via del “politically correct”.

Disney Plus vieta tre Classici ai minori di sette anni –Fonte:metropolitanmagazine.it

La restrizione –per ora prevista solo nel Regno Unito- consiste nell’inserire un disclaimer che precede l’inizio del film per spiegare che alcuni contenuti sono dotati di stereotipi su popolazioni e culture minori. I “classici d’infanzia” fino ad ora segnalati sono Dumbo (1940), Le avventure di Peter Pan (1953) e Gli Aristogatti (1970).

Questi non sono stati eliminati dal catalogo, ma per poterli vedere è necessaria la presenza di un genitore, che ha la possibilità di scegliere se far guardare i suddetti cartoni ai suoi figli più piccoli.

Politically correct: cos’è e cosa comporta

La definizione della politically correct, viene fuori da un’espressione angloamericana che designa un orientamento ideologico e culturale di estremo rispetto verso tutti, nel quale si evita ogni potenziale offesa verso determinate categorie di persone. Le espressioni pertanto dovranno apparire prive, nella forma linguistica e nella sostanza, da pregiudizi razziali, etnici, religiosi, di genere, di età, di orientamento sessuale o relativi a disabilità fisiche o psichiche della persona.

Politically correct –Fonte:limonata.blogspot.com

Una maggiore attenzione su queste tematiche ebbe inizio negli Stati Uniti d’America per poi diffondersi a macchia d’olio in tutto il mondo occidentale. Nasce negli anni trenta del secolo scorso, per poi ampliarsi ottenendo posizioni più rilevanti alla fine degli anni ottanta, a seguito della sua trasformazione in una corrente d’opinione. Questa era basata sul riconoscimento dei diritti delle culture e mirante a sradicare dalle consuetudini linguistiche, usi ritenuti offensivi nei confronti di qualsiasi minoranza. Fu proprio in quella circostanza che l’espressione “Afro-americani” sostituì i precedenti appellativi black, nigger e negro per designare i neri d’America.

Per porre una disciplina del comportamento linguistico sono stati stilati dalle università americane i speech codes, volti a scoraggiare l’uso di epiteti ingiuriosi e offensivi.

Politica attuata da Disney Plus

Disney Plus e il politically correct –Fonte:staynerd.com

L’uccisione di George Floyd, le manifestazioni Black Lives Matter attive in tutto il mondo e la rimozione di Via col vento dal canale HBO MAX, hanno sicuramente sensibilizzato e fatto riflettere The Walt Disney Company sull’impatto dannoso che alcuni contenuti possono causare nella giovane mente di un fanciullo. L’azienda americana perciò ha voluto mirare la sua azione nella creazione di storie e temi ispiratori che includano la ricca diversità dell’esperienza umana.

Le produzioni incriminate

Le maggiori critiche sono suscitate dai cartoni come:

  • In Dumbo, sono presenti un gruppo di corvi rappresentati con voci nere stereotipate. Il nome Jim Crow attribuito al principale volatile, si riferisce ad una serie di leggi segregazioniste dell’epoca presenti nel Sud degli Stati Uniti. Questi pennuti infatti raffigurano un omaggio ai Mistrel Shown, ossia gli spettacoli con attori bianchi dal volto colorato di nero che impersonavano, attraverso caricature, la vita degli schiavi neri.
Disney e disclaimer –Fonte:latestamagazine.it
  • In Peter Pan, invece gli indiani sono identificati con l’appellativo di “pellerossa”, prettamente offensivo e razzista. Questo atteggiamento denigratorio non si limita solo alla loro denominazione, ma abbraccia anche i contesti e i modi in cui vivono. Questi infatti vengono ritratti come dei selvaggi vestiti con abiti barbari, inclini a usanze primordiali e privi di alcun linguaggio, che all’orecchio dell’ascoltatore risulta incomprensibile.
Disney mette il bollino “razzista” –Fonte:corriere.it
  • Sia nell’opera Gli Aristogatti che in Lilli e il Vagabondo, le vittime degli stereotipi sono i cinesi. In ambedue i film vi sono dei gatti di razza siamese, Shun Gon nel primo e Si e Am nel secondo, i quali si svagano cantando la celebre canzoneSiam Siamesi” con chiaro accento orientale mentre distruggono la casa.
Disney censura Lilli e il Vagabondo –Fonte:cinema.fanpage.it

È bene precisare che le opere sopradescritte sono figlie di un’epoca storica totalmente differente rispetto a quella che siamo soliti conoscere, i cui ideali e obiettivi di una rappresentazione per bambini risultano molto distanti da ciò che viviamo oggi. Bisogna inoltre ammettere che difficilmente un fanciullo si sofferma sul significato celato dietro le scene incriminate, poiché ancora privo di quella conoscenza e logica necessaria per comprendere a pieno determinati processi, che ancora non conosce.

 Sensibilizzazione della Disney

Il messaggio di apertura delle “opere accusate” cita

“Questo programma include rappresentazioni negative e/o maltrattamenti di persone o culture”

risulta essere innegabilmente giusto, al fine di mostrare come la Disney sia sempre stata cosciente della presenza di messaggi sbagliati. Ciò mostra la necessità delle continue lotte contro il razzismo e gli atti offensivi, che sottolineano un raccordo non con un passato lontano, bensì con un presente logorato da discriminazioni ed intolleranze che ancora oggi si affermano con grande asprezza ed amarezza.

La Disney renderà i suoi film politically correct – Fonte:drcommodore.it

L’azione di sensibilizzazione promossa eviterà all’azienda di ricevere critiche negative e perdite di pubblico, ma funge principalmente all’inserimento di scopi specifici che vanno oltre l’intrattenimento. La Walt Disney però, con gli stessi film su cui si sono mosse le principali accuse, ha insegnato ai più piccoli a rispettare e ad amare chi è diverso da noi, ad avere fiducia e rispetto nell’umanità e a credere in se stessi. Con le sue produzioni ha preparato i bambini ad essere forti e caparbi per combattere gli ideali in cui si crede, a superare le insicurezze e ad apprezzare e comprendere a pieno il senso di famiglia; risorse necessarie per compiere al meglio il complesso progetto di crescita personale.

Inclusività

Nel corso degli anni la casa di produzione americana non si è solo impegnata a filtrare i contenuti attraverso l’uso dalla politically correct, bensì sulla base del progresso della società si è sempre più focalizzata nella realizzazione di opere inclusive che rispecchino la società attuale. Vi sono innumerevoli esempi:

  • Il film Zootropolis, in cui si affronta il tema odierno dell’uso della paura come strumento di governo
  • La creazione nel 2009 di una principessa di colore nel cartone La Principessa e il Ranocchio
  • La scelta dell’attrice Halle Bailey per il live action de La Sirenetta che dà avvio ad una nuova politica multirazziale.
Disney Plus –Fonte:mondotv24.it

“Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo riconoscerlo, imparare da esso e andare avanti insieme per creare un domani che oggi possiamo solo sognare”

Si evidenzia così la necessità di un’evoluzione sociale, che si cela dietro il cambiamento, al fine di evitare di ripetere gli stessi errori che nel corso della storia hanno lasciato macchie indelebili nel tessuto collettivo.

Giovanna Sgarlata