Silicon Valley: come la pandemia sta cambiando la culla della tecnologia. Hp e Tesla verso il Texas

Redazione Attualità
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Quartier generale di Google. Fonte: https://www.viaggi-usa.it/silicon-valley-california/

La Silicon Valley californiana, culla della tecnologia per eccellenza, si è negli ultimi mesi collocata al centro di un dibattito molto noto e altrettanto antico tra gli esperti di industria tecnologica negli Stati Uniti, circa il suo futuro: riuscirà a rendere la minaccia della pandemia una sfida stimolante? Non sarebbe infatti la prima volta che la regione più innovativa al mondo esce rafforzata da una crisi. Ciononostante, tra gli osservatori c’è chi ritiene che stiamo assistendo al preludio della sua fine.

A consolidare simili previsioni sarebbe un fenomeno di più lungo periodo, riguardante l’inizio di una preoccupante migrazione di note aziende e grandi imprenditori (tra cui Elon Musk) dal polo tecnologico verso il Texas, che sta da tempo emergendo come allettante alternativa.

Il valore della prossimità fisica messo a rischio dalla pandemia

È certamente diffusa la consapevolezza di come l’economia mondiale sia stata messa in ginocchio da un nemico invisibile universalmente riconosciuto sotto il nome di Covid-19 e la Silicon Valley – sede di numerose start-up (imprese emergenti) e società internazionali specializzate in tecnologia – non è rimasta esente da ciò.

La pandemia ha portato con sé la necessità di una riorganizzazione del lavoro, svuotando gli uffici e privilegiando il lavoro dei dipendenti da casa e questo, a detta dei più pessimisti, si traduce in una messa in discussione del modello innovativo propriamente caratteristico di tali aziende. Le preoccupazioni nascono dall’idea che la prossimità fisica tra persone con un certo tipo di conoscenza ed esperienza (imprenditori, programmatori e investitori) rappresenti un valore aggiuntivo in termini di innovazione e produttività, che rischierebbero altrimenti di venir meno.

Politica e opinione pubblica in accordo sulla limitazione della libertà imprenditoriale

Come evidenzia un articolo del ‘’Post’’ risalente a due giorni fa, dall’ultimo studio trimestrale delle società di consulenze NVCA Venture Monitor e PitchBook è stato rilevato un leggero calo nel tasso di investimento del venture capital, vale a dire una forma di investimento ad alto rischio in start-up potenzialmente di successo. Pare inoltre che il modello di sviluppo della Silicon Valley sia minacciato anche sul fronte della politica da Stati Uniti ed Europa, che si mostrano sempre più decisi a ridurre quella grande libertà imprenditoriale che nel ventesimo secolo ha consentito la fortuna della Silicon Valley. Si sta ad esempio pensando ad un’eventuale eliminazione o riscrittura della Sezione 230 del Communications Decency Act, una legge americana che esenta i proprietari dei siti web dalla responsabilità editoriale:

“Nessun fornitore o utente di un servizio informatico interattivo dovrà essere trattato come l’editore o il responsabile di qualunque tipo di informazione pubblicata da un altro soggetto”, recita il testo. 

L’opinione pubblica nei confronti dell’industria tecnologica è altrettanto severa e ritiene che essa abbia <<troppo potere>>.

Dove si trova la Silicon Valley e perché è così famosa?

Silicon Valley è il soprannome che viene geograficamente attribuito alla parte meridionale della regione della baia di San Francisco, in California. L’espressione veniva inizialmente usata per le sole contee di San Mateo e Santa Clara ma, in seguito all’espansione dell’industria in tutta la regione, ha finito oggi con il ricomprendere un’area ben più ampia, città di San Francisco inclusa.

Geografia della Silicon Valley. Fonte: Expedition Earth

Essa deve principalmente la sua fama ai garage, veri e propri rifugi per giovani studenti-ingegneri dalle cui menti scaturirono brillanti idee, le stesse che in poco tempo sarebbero divenute il punto di partenza di tecnologie di cui oggi non sapremmo fare a meno. È in questo modo che nascono infatti le più importanti multinazionali high-tech del pianeta, come Apple e Google. Non deve quindi sorprendere se quest’area della California è continuamente protagonista di film e libri, oltre che meta ambita da imprenditori, come pure da turisti semplicemente curiosi, provenienti da tutto il mondo.

I motivi dei trasferimenti: da Packard a Musk

La pandemia da coronavirus, insieme con i devastanti incendi che ogni anno martoriano la California, stanno contribuendo al peggioramento della qualità di vita californiana e alla conseguente perdita di fascino della Silicon Valley. Non è un caso, quindi, se giganti del settore tecnologico quali Oracle e Hewlett Packard Enterprise hanno di recente lasciato la California per spostare in Texas, più precisamente ad Austin, le loro sedi principali. Ad incidere sulle scelte dei big dell’industria tecnologica il minor costo della vita e politiche fiscali più favorevoli, ragion per cui è possibile supporre che il cambiamento in atto sia stato semplicemente accelerato – e non causato primariamente – dal massiccio uso dello smart working, che rende sempre meno necessarie mastodontiche sedi fisiche.

Anche Elon Musk, il CEO (amministratore delegato) di Tesla e uno degli esponenti più importanti del settore tecnologico americano, si è da poche settimane trasferito nel grande stato meridionale degli Stati Uniti, annunciandolo durante una conferenza organizzata dal quotidiano internazionale ‘’Wall Street Journal’’ , tenutasi lo scorso 9 dicembre.

Elon Musk. Fonte: ilsole24ore.com

Le previsioni negative potrebbero essere azzardate

Malgrado tutto ciò, è bene tenere presente che autorevoli aziende come Google e Apple sono ben radicate nella Silicon Valley con i loro enormi campus e non hanno alcuna intenzione di trasferirsi; così come il presunto fallimento della regione potrebbe essere frutto di un’esagerazione, che non tiene in alcun modo conto della cultura positiva del fallimento come esperienza educativa di un territorio che per ben due volte – nel 2000 e nel 2008 – è riuscito a superare i propri limiti in tempi di crisi. 

Gaia Cautela