Torino: padre fa aggredire il figlio perché gay

Redazione Attualità
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Fonte-fanpage.it
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Torino teatro di una vicenda inverosimile di cui protagonisti sono un padre 75enne, libero professionista in pensione, e il figlio, medico chirurgo di 43 anni, omosessuale.

E’ proprio l’omosessualità, non accettata dal 75enne, la causa della tragedia sfiorata. Quest’ultimo ha messo a disposizione un compenso di 2500 euro per chiunque avesse accettato in cambio di aggredire il figlio, spezzandogli le dita. Un gesto mirato per distruggerlo fisicamente, ma anche professionalmente.

La foto incriminatoria

Il chirurgo, molto conosciuto nel torinese, aveva già dichiarato la sua omosessualità alla famiglia molti anni prima, circa nel 2016, presentandosi a casa dei genitori col nuovo compagno. Sebbene sembrava fosse stata accettata la relazione, nel 2017 subentra l’astio del padre. Un noto settimanale di gossip pubblicò delle foto che ritraevano il chirurgo in compagnia di un attore conosciuto, durante il loro soggiorno in Francia. Daquel momento in poi che l’anziano perderà il buon senso, diventando anche violento con la moglie. Nonostante fosse consapevole, ormai già da un anno, dell’omosessualità del figlio, ciò che lo avrebbe scandalizzato fino a fargli perdere la stabilità, è stato il vedere la naturalezza del figlio nel vivere la sua relazione, senza nascondersi, senza timori, senza vergogna, non preoccupandosi della sua omosessualità.

Da quel momento, la rabbia ha continuato a crescere fino a spingerlo a compiere più di un gesto terribile nei confronti del figlio, di cui il tentativo di danneggiargli le mani è solo l’ultimo.

Dal 2017 le prime aggressioni

Torino, padre paga un criminale per spezzare le mani al figlio gay-fonte-biccy.it
Torino, padre paga un criminale per spezzare le mani al figlio gay-fonte-biccy.it

Già nell’aprile del 2017, il 75enne aveva assoldato un picchiatore, un uomo di origine romena.

Poi, ancora a febbraio scorso, aveva ingaggiato due uomini per un aggressione e questi erano riusciti nell’intento, facendo finire il chirurgo in ospedale. Successivamente un’altra aggresione ad aprile dopo un pedinamento di due settimane, di cui è stato vittima anche il compagno del chirurgo.

Nulla che potesse ricondurre la vita del medico ad ambienti criminali, fino a farlo divenire vittima di eventuali vendette, è stato mai riscontrato, contrariamente da quanto sostenuto dal padre davanti all’ultimo aggressore che ha assoldato per 2500 euro:

“Mio figlio è un delinquente, spezzagli le dita”.

Un giorno, però, il chirurgo viene avvicinato, fuori casa sua, da uno sconosciuto. Quest’ultimo si è rivelato essere proprio il picchiatore ingaggiato per spezzargli le mani, che, colto dal buon senso, gli ha rivelato il piano di cui l’autore era proprio il padre.

“Mi sembri una brava persona” sono state le parole dell’aggressore, deciso a non voler distruggere la vita di una persone innocente.

Così, quest’ultimo si mette d’accordo col chirurgo e insieme fingono un’aggressione, incastrando l’anziano.

La denuncia al padre

Così, dopo molto tempo trascorso nel terrore di un possibile agguato, scorte da parte di amici e parenti, è la farsa messa in piedi con l’aggressore, nel maggio 2018 il medico decide di denunciare il padre. Una scelta difficile, che, però, andava fatta, per evitare ulteriori rischi.

Così, dopo due anni dalla tragedia – fortunatamente – solo sfiorata, adesso è arrivata la sentenza: un patteggiamento di due anni senza risarcimento del danno.

Sembra assurdo che ancora, dopo tanti anni di lotte, movimenti, proteste, oggi si senta parlare di omofobia, ma soprattutto di un padre che odia un figlio perché gay, arrivando a pagare qualcuno per aggredirlo.

Ad oggi, i due non si parlano, se non tramite vie legali.

“Questa sentenza – ha commentato Arcigay Torino – porta alla chiusura di un percorso tormentato, in cui un genitore si è reso carnefice nei confronti del proprio figlio perché quest’ultimo ama un altro uomo. Arcigay Torino esprime tutta la sua solidarietà nei confronti della vittima: nessuna persona dovrebbe vivere nella paura a causa del proprio orientamento sessuale e dell’identità di genere. Proprio per questo, ricordiamo l’importanza di una legge che tuteli le persone LGBTQIA+ da simili soprusi”.

Eleonora Genovese