Corri Forrest corri (e noi proveremo a starti dietro)

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In occasione della collaborazione con l’associazione AEGEE-Messina e nell’ambito del Cineforum #socialequity, noi di UniVersoMe siamo lieti di approfondire uno dei film più belli della storia, pieno di spunti di riflessione e di ispirazione.

Voto UVM: 5/5 – Senza alcun dubbio uno dei capolavori del cinema moderno

Celebre film dalla immemore colonna sonora, targata Alan Silvestri, Forrest Gump (1994) è un capolavoro.

Nonostante abbia vinto un’ innumerevole quantità di premi (di ogni tipologia e anche in diversi anni), se c’è una cosa che il film è “riuscito” a fare – e nello stesso modo pochi altri – è darci una consapevolezza. Si parla di filosofia gumpiana, facendo riferimento all’atteggiamento di Forrest, un po’ ingenuo ma profondamente vero; la sua capacità di vivere il sogno americano senza neanche rendersene conto ha incantato milioni di spettatori ed emozionato intere generazioni.

Stupido è chi lo stupido fa

Considerato un “sempliciotto” e un “ragazzino sui generis”, Forrest prende la vita così come gli si presenta. Misurandole  in termini di intelligenza – come si è soliti fare attualmente – le capacità del ragazzo sono minime; un ragazzo un po’ speciale «con dei limiti».

Ma siamo sicuri che quelli fossero realmente dei limiti?

Forrest e Jenny da piccoli – Fonte: artspecialday.com

Forse quella di Forrest è una capacità straordinaria: riuscire ad isolarsi dalle cose che – per lui – non sono importanti per poter arrivare a ciò che invece è essenziale.

E di cosa si potrebbe trattare se non di amore e famiglia, celati dietro i personaggi di Jenny (Robin Wright) e della mamma (Sally Field)? Sembra banale, ma non lo è.

Forrest è sincero, forse è la parte più sincera celata in ognuno di noi; sincero ma determinato. Non è influenzabile, ma indirettamente influenza chi gli sta accanto (e noi che siamo dietro uno schermo anni dopo).

Non sono un uomo intelligente ma so l’amore che significa.

Mamma diceva sempre: devi gettare il passato dietro di te prima di andare avanti

L’ingenuità di Forrest che crede ed esegue – letteralmente – quello che gli viene detto è un masterpiece firmato dal regista Robert Zemeckis (il soggetto è tratto dall’omonimo romanzo di Winston Groom) ed interpretato da Tom Hanks. La bravura di un attore (pluripremiato anche grazie a questo film) che riesce a rendersi semplice ma non scontato.

La storia e la fotografia ci portano nell’America a cavallo tra anni ’40 e ’80, apparentemente senza niente di speciale, e raccontata da una semplice panchina dal nostro protagonista: Forrest Gump, che ha conosciuto i nomi più importanti degli Stati Uniti del 20esimo secolo; lui così semplice ma così indelebile, con estrema semplicità racconta la sua storia. La racconta a persone che neanche conosce (e che potremmo essere noi) e senza pretese ci fa immergere in un flashback di ricordi: ordinati e nitidi.

Gump che corre, fonte: pluggedin.com

Un susseguirsi di scene ci fanno vedere il bambino dello scuolabus che crescerà fino ad andare alla Casa Bianca, il giovane addestrato per la guerra nel Vietnam che finisce a fare l’imprenditore di barche per gamberi; una serie di cose che sembrano sconnesse tra loro, anche se in realtà il fil rouge c’è: mantenere le promesse fatte. Tutto ciò che succede sembra essere stato una conseguenza dell’aver rispettato i desideri e le richieste altrui: a Bubba (soprannome di un suo commilitone e amico, interpretato da Mykelti Willianson) alla mamma non importa, per Forrest sono tutti uguali; e questo involontariamente gli permette di uscire vittorioso dalle situazioni, anche dalle peggiori.

Semplicemente prendersi cura degli altri, incredibile.

Mi manchi tanto, Jenny! Se hai bisogno di qualcosa non sarò molto lontano

La storia d’amore tra due giovani americani che si conoscono a scuola sembra essere un must have di ogni film; qui però è molto diversa. Mentre Forrest corre (letteralmente) per raggiungere i suoi obiettivi Jenny sembra fare di tutto per autodistruggersi.

Ogni loro incontro si conclude con un arrivederci, Forrest la lascia andare via senza rabbia o orgoglio: se lei ha detto così è così che deve essere. Non è accondiscendenza, bensì rispetto. La semplicità e l’intelligenza sembrano essere indissolubili e l’animo di Gump che adesso è più ferito che mai, è talmente nobile da permettergli di accettare e – con molta più intelligenza di altri dal QI elevato – di andare avanti.

Forrest che saluta Jenny, fonte: pinterest.it

Quando raggiungerà la felicità con la donna che ha sempre amato sarà messo a dura prova ma ancora una volta avrà il coraggio di avere rispetto. E noi siamo lì con lui, sotto quell’albero a darci una giustificazione per ciò che è successo:

 non lo so… se abbiamo ognuno il suo destino o se siamo tutti trasportati in giro per caso come da una brezza… ma io… io credo… Può darsi le due cose. Forse le due cose capitano nello stesso momento.

Mamma diceva sempre: la vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita!

Forrest, la tua mamma aveva ragione. La profondità di questo film emoziona e l’imprevedibilità degli eventi che narra forse spaventa un po’.

È un film cult che ha fatto la storia e che ha educato generazioni. Senza nessuna remora possiamo dire che Forrest correva leggero, dando peso solo alle cose importanti e riusciva ugualmente a rendersi conto della bellezza del mondo: da una racchetta di ping pong a dei gamberi, tutto era fonte di stupore.

Forrest e la sua scatola di cioccolatini, fonte: edizionideste.it

L’“ingenuità” di un ragazzo con deficit intellettivo si accompagna alla capacità di saper prendere decisioni e di farlo in modo assolutamente originale. Ci insegna a ripartire e a fermarci; in questo mondo ormai sempre più caotico, forse anche a darci un po’ di tregua senza troppe spiegazioni:

Sono un po’ stanchino. Credo che tornerò a casa ora.

Barbara Granata