Le dimissioni di Dominic Cummings: chi è l’ormai ex braccio destro di Boris Johnson

Redazione Attualità
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Dominic Cummings, amico e braccio destro di Boris Johnson, si è dimesso dal suo incarico di principale consigliere del premier britannico. Le immagini e i video di Cummings, con una grossa scatola di cartone, abbandonare il numero 10 di Downing Street hanno trovato eco sui principali quotidiani di oltremanica. Ma perché tutta questa attenzione intorno a una figura sconosciuta ai più in Italia e in Europa?

fonte: rte.ie

Chi è Dominic Cumming ?

Nato a Durham e laureatosi in Storia presso l’Università di Oxford ha lavorato successivamente in Russia prima di tornare nel Regno Unito. Qui è riuscito a canalizzare intorno a se le attenzioni e i favori di quella parte euroscettica del Partito Conservatore britannico. Si devono a lui alcuni tra gli slogan pro leave di maggiore successo quali Take back control, o la fake news secondo cui grazie alla Brexit il Regno Unito avrebbe risparmiato 350 milioni di sterline la settimana. È stato inoltra tra i primi oltremanica ad adoperare in maniera aggressiva e convincente i social network. Si vantò di aver speso nel 2015, quando diresse il comitato elettorale che avrebbe dovuto convincere i britannici a votare per uscire dall’Unione Europea, circa il 98 per cento del budget per campagne pubblicitarie online dirette agli abitanti di quelle aree maggiormente colpite dalla globalizzazione oppure quelli estremamente diffidenti verso il primo ministro di allora, David Cameron.

 

Consigliere di Boris Johnson

Con l’insediamento di Boris Johnson al numero 10 di Downing Street viene nominato dal premier britannico suo Chief Advisor (capo consigliere). Dal suo nuovo ufficio Cummings è rimasto una figura di riferimento per la macchina propagandistica della destra conservatrice. Di posizioni apertamente populiste, ha spesso rivendicato con orgoglio la sua non appartenenza (formale) ad alcun partito. Si è inoltre pronunciato a sfavore dell’apparato burocratico-amministrativo britannico divenuto, a suo dire, eccessivamente complicato e in mano a troppi “politici di professione”. Da qui alcune tra le sue proposte più stravaganti come quella di assumere “gente bizzarra, artisti, persone che non sono mai andate all’università e hanno lottato per venire fuori da un postaccio”.

fonte: ClemRutter

Personalità e scandali

Definito dai molti come un moderno Rasputin all’interno dello staff del premier, è stato spesso descritto come un bullo che ha imposto una cultura aggressiva e della paura, non solo tra i collaboratori ma anche tra gli stessi componenti del governo. I modi di fare eccentrici e la propensione agli scandali hanno aiutato a creare intorno alla sua persona un alone di curiosità e attenzioni che hanno toccato aspetti esterni a quelli della politica. Intorno alla sua figura, per esempio, è stato girato un film da HBO in cui è stato interpretato da Benedict Cumberbatch. Non ha mancato inoltre di mettere in imbarazzo lo stesso Boris Johnson, da ultimo con il suo viaggio dai genitori a quasi 500 km da Londra quando aveva ancora sintomi di Covid-19 violando le norme del lockdown.

Le dimissioni

Un addio che arriva all’indomani delle dimissioni imposte al direttore della Comunicazione del governo, Lee Cain, fedelissimo di Cummings. Le dimissioni avranno effetto immediato, scartata dunque la possibilità che Cummings mantenesse la sua posizione fino alla fine dell’anno. Il sospetto è che la volontà sia quella di allontanare figure controverse e ottenere un ammorbidimento da parte di Bruxelles nel negoziato con Londra. La crisi economica e gli effetti del Covid che imperversano sul Regno Unito non permettono un No Deal i cui effetti potrebbero essere potenzialmente catastrofici.

 

Cummings e la destra europea: cosa ci insegna

La politica e la propaganda di Cummings sono state focalizzate fino ad ora intorno alla promessa di riprendere il controllo dei confini, la nostalgia per una presunta epoca d’oro e un atteggiamento ostinatamente euroscettico. Ma come con lui è possibile rintracciare tali elementi anche nella retorica e nelle proposte di molti dei partiti europei populisti e di estrema destra: il Rassemblement National di Marine Le Pen, la Lega di Matteo Salvini o l’Alternative für Deutschland. L’ampio uso di bugie e scorrettezze, i discorsi e gli slogan che mirano più alla pancia dell’elettorato che alla testa degli stessi ed, infine, un uso aggressivo dei social network. L’allontanamento di Cummings e di figure simili non può che rappresentare un segnale positivo e incoraggiante. Che si inizi a capire che le sfide che ci attendono non si affrontino con slogan e fake news ma con dialogo e politica ?

Filippo Giletto