Accesso alle cure al tempo del coronavirus: qual è la situazione mondiale dei vari sistemi sanitari

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Il presidente Trump dopo il ricovero - Fonte Repubblica.it
Il presidente Trump dopo il ricovero – Fonte Repubblica.it

La notizia di alcune settimane fa riguardante la positività del Presidente USA Donald Trump al Covid-19, oltre a creare sgomento e preoccupazione in vista delle elezioni, ha fatto pensare come tutti – senza distinzione di ceto, genere o etnia – siamo uguali davanti alla malattia.

Sfortunatamente, ad oggi non possiamo dire di godere della stessa uguaglianza in merito alle medicine ed alle prestazioni sanitarie. Il tema dell’accesso alle cure e della difficoltà nel poter godere in tempi ragionevoli delle terapie necessarie è una sfida costante di tutti governi, acuitasi ulteriormente durante l’emergenza pandemica.

Ma in che modo i diversi Stati si sono organizzati per gestire questa esigenza? Quali pratiche possono essere considerate virtuose e sostenibili?

Da un confronto di vari paesi effettuato dal Guardian nel 2016, è emerso che gli elementi necessari per un servizio sanitario efficiente sono:
– Un sistema sanitario non sempre completamente “gratuito”, ma calibrato in base al reddito del paziente;
– Un investimento pubblico costante nel tempo e ben distribuito sul territorio;
– Un personale sanitario e strutture proporzionati alla popolazione.

Tenendo conto della grandezza spaziale e demografica, ogni Paese necessita di interventi diversi per colmare lacune ed esigenze differenti. Per dare un’idea del fenomeno, potremmo confrontare tre paesi molto diversi come gli USA, l’Italia e la Germania. Ogni uno di essi ha seguito percorsi alternativi per tendere al medesimo risultato: garantire a tutti i cittadini l’accesso alle cure.

Gli USA, il paese il cui presidente consigliò in piena pandemia di bere disinfettante (salvo poi smentire, dicendo che si trattava di una banale provocazione) eccellono per l’altissimo livello delle strutture ospedaliere, probabilmente tra le migliori al mondo. Di contro, il prezzo per le terapie rimane particolarmente alto e nonostante l’Obamacare (riforma volta ad ampliare, ma non ad estendere in modo universale la copertura sanitaria) gli USA restano un paese in cui la principale forma di assistenza sanitaria è in mano alle assicurazioni private.

Per contro, l’Italia offre una copertura nazionale gratuita e a basso costo. Tuttavia, spesso ciò comporta ritardi, soprattutto in alcune regioni del paese che mancano di personale e strutture. Le assicurazioni private non sono molto diffuse proprio per la vasta copertura sanitaria fornita dallo Stato. Il Servizio Sanitario Nazionale si sostiene dunque sulla tassazione generale, non esattamente un grande affare se si tiene conto del fatto che l’Italia conta ogni anno circa 211 miliardi di euro di evasione (ISTAT).

Infine, la Germania può essere considerata una via di mezzo tra un sistema altamente privatizzato (USA) ed uno generalmente sostenuto alla spesa pubblica (Italia). La Germania – classificato 5° nell’Health Care System Performance Rankings – è il paese che più ha investito in Europa in ambito sanitario. L’85% della popolazione stipula un’assicurazione tramite associazioni non profit, dai costi molto bassi (15% dello stipendio). Le visite specialistiche sono coperte, le medicine sono pagate a parte, ma mantengono dei prezzi bassi.

Fonte vivienna.it

C’è da dire che molti paesi (l’Italia in particolare) sono andati incontro ad una serie di tagli alla sanità dopo la crisi finanziaria del 2008, aggravata dalla persistente regressione economica, che ha ricevuto un ulteriore spinta causata dal Covid-19. Oltre a questo, si assiste oggi a livello globale al c.d. doppio carico della modernità, ossia l’insorgere di nuove malattie pericolose anche per i paesi avanzati, insieme (ecco il secondo carico) alle sempre più frequenti patologie croniche collegate all’allungamento della vita di molti individui che vivono in condizioni di disabilità, necessitando assistenza continua.

Riportando il focus sull’Italia, è da tenere in considerazione il fatto che la gestione sanitaria è sempre stato un continuo braccio di ferro tra esigenze di cura e bilancio pubblico, tra Stato centrale e Regioni. Questo aspetto può essere risolto con una ponderazione sotto la triplice lente finanziaria, sanitaria e giuridica al fine di assicurare non solo l’accesso alle cure a tutti i cittadini senza discriminazioni economiche, ma anche senza discriminazioni territoriali. È in tal senso che in Italia oggi è precluso alle Regioni stabilire presupposti e criteri di erogazione di un medicinale ospedaliero quando questi criteri sono già stati stilati dallo Stato (al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza c.d. LEA).

In questo complicato contesto, la volontà politica funge da ago della bilancia: essendo numerose le strade percorribili, un occhio andrebbe gettato sul contesto ambientale, economico e sociale in cui l’autorità statale si trova ad operare. Di certo grandi territori comportano un impegno maggiore in termini di redistribuzione delle risorse, al fine di un miglior perseguimento degli obiettivi prefissati: da qui, una più stringente cooperazione aiuterebbe (e non poco).

Per usare le parole della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, solo costruendo “a stronger European Health Union” si potranno affrontare le sfide prospettate dalla modernità. Di certo il rapporto salute – costi ha un minimo comun denominatore: “healthier we are, less we pay“, più investiamo in salute (globalmente intesa), anche prevenendo numerose malattie con stili di vita ed un ambiente più salutari, meno dovremo pagare in futuro.

In conclusione, sebbene i vari Stati percorrano strade diverse, il loro fine resta il medesimo: garantire l’accesso alla salute senza discriminazioni. L’importante è capire che queste “strade” coinvolgono una serie trasversale di operazioni, che solo in parte riguardano direttamente le spese sanitarie (pubbliche o private) e che richiedono – oggi più che mai – politiche ed interventi comuni che mirino a garantire una vera equità sociale nel lungo periodo.

Salvatore Nucera       

Fonti:
Di Rosa G., Diritto alle cure e allocazione delle risorse nell’emergenza pandemica, in SUPPLEMENTO NGCC, n.3, 2020 Consiglio di Stato, Sez. III, 29 settembre 2017, n. 4546, con commento di Tubertini C., L’assistenza farmaceutica fra tutela della salute e governo della spesa sanitaria, in Giornale di diritto amministrativo n-1, 2018