Paura a Parigi come nel 2015. I tre motivi che avrebbero scatenato l’ultimo attacco terroristico

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La targa in memoria delle vittime di Charlie Hebdo

Un altro Charlie Hebdo

È avvenuto ieri in strada, poco prima delle 13, fuori alla sede della società di produzione televisiva Premières Lignes Television, tra Rue Nicolas Appert e Rue Gaby Sylvia, nel cuore di Parigi. Un tentato omicidio, che riaccende la paura del terrorismo in Francia. Terrificante coincidenza, che per le autorità coincidenza non è, poiché il luogo è lo stesso dell’attentato del 7 gennaio 2015 ai danni di Charlie Hebdo, la cui redazione prima aveva la propria sede proprio al civico 6, mentre la società televisiva sta al numero 10. Due uomini hanno assalito un uomo e una donna, due dipendenti di Premier Lignes, che in quel momento si trovavano fuori l’edificio, proprio davanti alla targa in memoria delle vittime dell’attentato del 2015, per una pausa dal lavoro, per fumare una sigaretta.

Uno dei fattori scatenanti potrebbe risalire al fatto che il 2 settembre Charlie Hebdo ha ripubblicato le vignette su Maometto che avevano scatenato la reazione dei seguaci di Al Qaeda cinque anni fa. Ma non solo.

“Charlie Hebdo è nuovamente minacciato da organizzazioni terroristiche. Minacce che costituiscono una vera provocazione nel mezzo del processo degli attentati del gennaio 2015. Minacce che vanno ben oltre Charlie, poiché prendono di mira anche tutti i media e persino il presidente della Repubblica.” recita un tweet del direttore Riss, il quale ha anche espresso la vicinanza di Charlie Hebdo a Premières Lignes Television.

Un 18enne il principale sospettato

Prima l’inseguimento di un diciottenne di origini pachistane, conosciuto dalla polizia per reati comuni, senza precedenti per radicalismo islamico. E’ lui il principale autore dell’attentato, poiché è stato lui a colpire le due vittime con una mannaia, poi ritrovata poco più distante, nei pressi della fermata della metro Richard Lenoir. Poi la caccia a un 33enne, fermato poco dopo. I due si erano diretti all’interno del quartiere nei pressi della Bastiglia.

La fermata della metro Richard Lenoir
L’arma usata contro le vittime

Un intero quartiere blindato. La paura per gli studenti

La polizia, la quale aveva lanciato un tweet per intimare la popolazione di non avvicinarsi alla metro, ha poi blindato l’intero quartiere accanto alla Bastiglia. Nelle ore precedenti, vicino al luogo dell’attentato era stato anche trovato un pacco sospetto che alla fine non conteneva alcun esplosivo. Migliaia di ragazzi e i bambini sono rimasti chiusi nelle scuole, mentre i genitori, in preda al panico, sono stati tenuti lontani per evitare che cercassero di andarli a prendere, fin quando non è poi cessata l’allerta.

I testimoni dell’accaduto

La Premières Lignes Television è un’agenzia di stampa e società di produzione creata nel 2006 e specializzata nel giornalismo di inchiesta televisiva. Diretta dai giornalisti Luc Hermann e Paul Moreira, la quale, tempo fa, ha prodotto un documentario sui jihadisti. I giornalisti di Première Lignes furono anche i primi a diffondere, subito dopo l’attentato del 2015, le immagini dei due killer, i fratelli Kouachi, mentre erano in fuga.
Il direttore Moreira ha dichiarato di non aver, comunque, mai ricevuto prima minacce per quella produzione sull’estremismo islamico. Quest’ultimo è anche uno dei testimoni che ha assistito alla terrificante scena dell’assalto ai suoi due dipendenti.”Sono stati colpiti davanti al palazzo della nostra sede, l’attentatore poi è scappato, non è entrato nel palazzo. – ha rivelato a BFMtv – Non è un caso, c’è il processo in corso per l’attentato a Charlie“. Altro testimone è stato un dipendente: “Due colleghi erano scesi a fumare una sigaretta fuori dal palazzo, in strada. Ho sentito delle grida e mi sono affacciato alla finestra e ho visto una di loro ricoperta di sangue, aggredita da un uomo con un machete.”.

Gli strani eventi dei giorni precedenti

Nei giorni precedenti, però, qualcosa era successo. La direttrice delle risorse umane del settimanale satirico, Marika Bret è stata costretta a lasciare la propria abitazione a causa di minacce considerate gravi. “Dieci minuti per preparare una borsa e lasciare il mio domicilio” – ha rivelato Bret – “Mi hanno spiegato che probabilmente non tornerò mai più a casa mia”.

Le autorità aprono l’inchiesta: si tratta di terrorismo. Di nuovo

Il terribile episodio avviene, tra l’altro, proprio nei giorni in cui è in corso il processo per l’attacco a Charlie Hebdo. Questo è uno dei tre motivi che hanno spinto le autorità a seguire subito la pista di attentato terroristico, a cui il procuratore Remi Heitz ha aggiunto la coincidenza del luogo e la manifesta volontà del diciottenne di uccidere due persone di cui non conosceva nulla. Aperta, quindi, l’inchiesta per “tentato omicidio in relazione a un’azione terroristica”. Attorno alle 14.30 sono arrivati sul posto il premier Jean Castex, il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, e la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo. Una volta cessata l’allerta, dalla stessa Rue Nicolas Appert, Castex ha ribadito la “ferma volontà di lottare con tutti i mezzi contro il terrorismo”. Ricade, dunque, l’ombra del terrorismo sulla Francia. Ancora una volta la libertà di espressione, valore fondamentale dell’Occidente, è stata minacciata dall’estremismo islamico. Eppure, nonostante la paura sia tanta, in quel “Je suis Charlie Hebdo” sembra che i francesi ancora si riconoscano, a distanza di cinque anni.

 

Le autorità sul luogo dell’attentato

 

Rita Bonaccurso