Covid19: il sesso maschile è veramente piú a rischio?

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Nonostante sia già da tempo noto come Sars-coV-2 riesca ad infettare l’organismo umano colonizzandone le cellule ospiti, non è ancora noto il motivo per il quale l’infezione abbia un impatto differente su diverse popolazioni di pazienti. Infatti, se da una parte il virus colpisce entrambi i sessi e soprattutto tutte le età, sembra emergere ultimamente da recenti studi che la malattia possa avere maggiore prevalenza nel sesso maschile, attaccandolo inoltre in maniera più aggressiva.

Nature “Sex differences in SARS-CoV-2 infection rates and the potential

link to prostate cancer”

ll diverso grado di severità della malattia appariva già molto evidente dai primi studi cinesi dove si registrava una mortalità pari al 2,8% nel sesso maschile contro la percentuale di 1,7% relativa al sesso femminile. Seguono di pari passo gli studi riportati dagli Stati Uniti dove i dati risalenti allo scorso mese di Giugno, inerenti alla sola metropoli di New York, riportano una mortalità relativa al sesso pari al 42% nelle donne e al  51% negli uomini. I numeri del nostro Paese sembrano confermare quanto sostenuto da quelli precedenti con un rapporto di 3:1 a favore degli uomini. Ma cosa c’è alla base di questa evidente discrepanza? Proprio dalle ultime analisi che hanno iniziato a considerare in maniera importante questa correlazione, fino a qualche mese fa ignorata, sembrano emergere due importanti elementi rappresentati da:

– presenza di comorbiditá nel paziente

– età del paziente

Come influiscono le comorbiditá sul paziente maschio?

La relazione tra infezione da Sars-coV-2 e comorbiditá è complessa, ma basandoci su dati oggettivi sappiamo per certo che le comorbiditá sono presenti in circa il 71% dei ricoveri ospedalieri e nel 90% dei pazienti ricoverati in ICU. Nello specifico sembrano contribuire ad un esordio più severo della malattia e ad un altrettanto tumultuoso decorso nei pazienti ospedalizzati, secondo quanto riportato dagli ultimi studi cinesi: diabete, COPD, ipertensione e pregressa o attuale storia di cancro, tutti fattori di rischio statisticamente appannaggio dell’uomo. A sostegno di ciò un recentissimo articolo pubblicato sulla rivista internazionale ” Nature ” riporta uno studio eseguito su 168 pazienti severamente colpiti dalla malattia, dal quale si evince che i pazienti maschi percentualmente avevano più comorbiditá e soprattutto che gli uomini con comorbiditá dimostravano condizioni molto più critiche rispetto a quelli senza alcuna comorbiditá. Sicuramente in aumento, anche per via di un approccio multifarmacologico sempre piú efficiente, è lo scompenso cardiaco a proposito del quale si è visto che studi di coorte, effettuati su plasma di pazienti con scompenso cardiaco hanno rilevato che i livelli di ACE-2 nel plasma degli uomini erano sicuramente piú elevati rispetto a quelli delle donne nonostante la comune comorbiditá. Ultimo aspetto da non trascurare è la correlazione con il fumo di sigaretta, del quale storicamente hanno più abusato gli uomini e che sembra essere strettamente correlato ad una maggiore espressione di ACE2 a livello alveolare, il che tradotto in probabilità espone gli uomini ad un rischio più alto di sviluppare polmonite da Covid-19.

 

Fattore età e possibile correlazione con il carcinoma prostatico

L’età è sicuramente il fattore di rischio più importante ed è ben nota la correlazione tra l’ età avanzata e una mortalità precoce. Importante sembra essere anche la stretta correlazione tra sesso, comorbiditá ed età in quanto gli uomini in età avanzata hanno più comorbiditá rispetto alle donne e quindi un risvolto prognostico peggiore rispetto a queste ultime. In merito a ciò i dati provenienti dalla Cina indicano una mortalità 20 volte maggiore nei soggetti con un’ età superiore ai 60 anni rispetto ai più giovani, mortalitá che tenderebbe ad aumentare anche nella fascia tra i 60 e gli 80 dove gli ultraottantenni hanno un rischio raddoppiato rispetto ai sessantenni. Coerentemente con i dati riportati, il CDC ( Centre for Disease Control and Prevention) indica come principale fattore di rischio per i quadri più severi da Covid-19 l’età maggiore ai 65 anni subito seguita da malattie polmonari croniche, malattie cardiovascolari, obesità, diabete, soppressioni immunitarie e grave insufficienza renale.

Quale sarebbe allora il legame con il carcinoma prostatico?

Il carcinoma prostatico è un adenocarcinoma acinare oggi fortunatamente prevedibile che , insieme alla ipertrofia prostatica, riconosce due importantissimi fattori di rischio: etá avanzata e fattori di rischio quali ipertensione, fumo e diabete i quali come appare evidente notare sono gli stessi che aumentano l’incidenza di infezione da Sars-coV-2 nel maschio. A questo si aggiungono altri due importanti elementi:

– i pazienti con carcinoma della prostata sono molto più vulnerabili alle complicanze legate all’infezione a causa del loro stato di salute compromesso;

– gli uomini anziani con carcinoma prostatico e comorbiditá sono il gruppo più a rischio di infezione e complicanze annesse  rispetto a tutti quelli analizzati;

Fattori di rischio comuni tra covid-19 e carcinoma prostatico

In conclusione sembra importante anche il ruolo degli androgeni in ambedue le condizioni: se infatti questi da una parte hanno un ruolo nella risposta all’infezione virale dall’altra il recettore degli androgeni (AR) gioca un ruolo fondamentale nella regolazione della omeostasi prostatica, infatti una disregolazione androgenica o associata al recettore AR è responsabile di carcinoma prostatico. La sorprendente scoperta che rafforzerebbe oltremodo la correlazione deriva proprio da quest’ultima constatazione. Sembra infatti che una disregolazione androgenica sia altresì responsabile di un impatto sul sistema immunitario alterando l’attività delle cellule immunitarie implicate nella lotta contro il virus, rendendosi perciò responsabile di una vera e propria azione immunosoppressiva spianando perciò la strada all’infezione in soggetti con carcinoma prostatico in atto.

Se la correlazione con il sesso maschile appare insindacabile occorre comunque approfondire la vera suscettibilità dei pazienti con carcinoma prostatico a Covid-19 la quale, nonostante le recenti evidenze di sovrapposizione biologica e comorbiditá , necessita comunque di  ulteriori studi a riguardo.

Saro Pistorìo

 

Per approfondire: