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Il digital learning post Covid-19

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Oggi più che mai abbiamo avuto un assaggio di quello che potrà essere la Digital Education nel futuro. Libri digitalizzati, aziende che promuovono nuove piattaforme per sostenere esami e lezioni a distanza, tablet e notebook – prima esclusivamente a disposizione dei docenti – che ora già si intravedono in mano a qualche studente, nell’attesa che i fondi per l’istruzione possano garantire un’equità che, sul piano tecnologico, è mancata.

Così, questa pandemia ha messo a nudo le gravi carenze che il nostro Paese ha nel sistema educativo, dovute anche alle poche risorse impiegate per l’istruzione – rispetto agli altri stati europei – e per la formazione degli insegnanti.

 

Dati: Eurostat. Grafici realizzati da Gianluca Carbone (valori dell’ordine dei mld)

Da studente iscritto al corso di laurea in Informatica, riconosco come nel sistema educativo, sia per le scuole primarie e secondarie che per l’Università, siano presenti docenti che hanno avuto difficoltà nello svolgere la didattica online, non soltanto dal punto di vista delle competenze tecniche nell’utilizzo degli strumenti digitali, ma anche nella metodologia per fare didattica stessa.

Attualmente, molti dei docenti che hanno una cattedra in un istituto scolastico o universitario hanno poche conoscenze tecnologiche; lacune che dovrebbero essere colmate con corsi di aggiornamento per i docenti di ruolo, o con corsi di formazione all’inizio della propria carriera.

Ricordo – da ex studente di un istituto professionale messinese – le difficoltà avute da alcuni docenti nell’interagire con tablet e lavagne interattive, e che la maggior parte delle volte erano gli studenti stessi a risolvere gli svariati problemi.

Sarebbe veramente (e paradossalmente) un passo avanti poter tornare nei banchi di scuola affiancati da queste tecnologie, così che gli studenti, a partire dai più piccoli, possano avere più consapevolezza delle risorse che offre internet e, perché no, anche dei pericoli di questo network, tra fake news e siti web poco raccomandabili da visitare.

E parlo proprio di affiancare, perché ritengo che la maggior parte delle discipline non possano essere interamente digitalizzate. Basti pensare a esami di materie scientifiche in cui lo svolgimento degli esercizi risulta poco pratico da effettuare mediante un calcolatore. Sicuramente, anche queste discipline possono sfruttare il digital learning per rendere più facile l’apprendimento, e soprattutto rendere reperibili tutte le lezioni svolte, per andare a rivederle in futuro.

Si pensi a quanto potrebbe diventare interessate una lezione in cui sia possibile sfruttare i servizi digitali – ormai di utilizzo quotidiano -per arricchire lo studio della materia, oltre che molto più ordinata rispetto ad esempi svolti in una lavagna classica, in cui molte volte si finisce nel dover andare a interpretare gli “scarabocchi” del docente.

Un contributo, che agevolerebbe il sistema educativo nell’uscire da questo medioevo digitale”, potrebbe essere quello di andare a “resuscitare” – o meglio ricondizionare – vecchi tablet e notebook, e offrirli in comodato d’uso agli studenti. Tra i tanti esempi che potremmo citare in questo periodo, l’imprenditore egiziano Ghapios Garas, fondatore dell’azienda SimpaticoTech a Milano, ha fatto qualcosa di simile. Nella fase 1 della quarantena ha ricevuto numerose richieste di PC portatili e tablet dagli istituti scolastici, da dare in comodato d’uso gratuito agli studenti con difficoltà economiche e che non possedevano un dispositivo per seguire le lezioni da casa. Sempre in quest’ottica, sono stati inviati tablet e PC all’Istituto Falcone di Palermo, nel noto quartiere Zen, dopo l’appello lanciato da Ismaele La Vardera, grazie ai quali anche i ragazzi meno abbienti hanno potuto seguire le lezioni da casa.

Insomma, il Covid-19 ha scosso gran parte delle nostre abitudini e, nonostante questo, siamo riusciti ad affrontare le varie problematiche che si sono presentate. Ora non ci resta che cavalcare l’onda e progettare una soluzione che non accantoni i progressi digitali raggiunti: dobbiamo tenere conto di questi modelli per la didattica, in vista di quando si presenteranno difficoltà – ci auguriamo – di gran lunga minori rispetto ad una pandemia, per andare verso un’istruzione più flessibile, sia dal punto di vista dello studente, che del docente.

Gianluca Carbone