Il lungomare di Maregrosso: tra anni di incuria e l’obiettivo “Bandiera Blu”

Redazione Attualità
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A un anno dal sequestro dell’area, il lungomare di Maregrosso inizia a vedere i primi, timidi, spiragli di luce. Nonostante la vicinanza al centro città per anni la splendida spiaggia è rimasta celata alla cittadinanza, coperta dai numerosi capannoni e costruzioni che si sviluppano lungo la via Don Blasco. Costruzioni destinate ad attività nel campo dell’edilizia, della meccanica, della siderurgia, della logistica, che con la fruizione del mare non hanno nulla a che vedere e che, secondo il piano di riqualificazione dell’area, sono destinate allo spostamento nella zona di Larderia. Spostamento che interesserà unicamente gli edifici in regola per un costo che, tra realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria, gli espropri e l’acquisizione delle aree, dovrebbe sfiorare i 10 milioni di euro. Una cifra non indifferente che non comprende però le ulteriori spese che dovranno affrontare le aziende per la costruzione dei nuovi capanni a Larderia e che interessa circa il 20% degli edifici dell’area. Almeno l’80 % delle costruzioni è infatti abusivo e subito dopo il censimento si procederà con gli sgomberi. La Regione aveva finanziato con 400mila euro la demolizione dei manufatti abusivi, ma a tale destinazione non vi è stato dato alcun seguito ed anzi, successivamente al sequestro dell’area la Procura ha posto sotto indagine 11 persone, tra cui l’ex sindaco Accorinti e tre assessori della sua giunta. L’accusa sarebbe quella di rifiuti d’atti d’ufficio e la mancata adozione di misure che impedissero il deposito incontrollato e sistematico di rifiuti da parte di ignoti.

All’atmosfera di degrado e abbandono della zona, sia civile che ambientale, hanno contribuito per lungo tempo anche i numerosi cumuli di rifiuti di origine sia civile che industriale. Al momento della caratterizzazione degli stessi, avvenuta ad ottobre, è stato possibile constatare la presenza di: amianto, pneumatici, rifiuti ingombranti, scarti di demolizioni edili e rifiuti comuni. A gennaio la giunta De Luca ha firmato il contratto per due gare, una per togliere i rifiuti e l’altra per porre delle barriere impedendo in tal modo che le discariche abusive potessero riformarsi. Lavori che ovviamente hanno risentito dell’emergenza coronavirus e, dopo una pausa forzata, è stato possibile svolgere tra maggio e giugno.

L’area adesso appare decisamente più pulita, ma l’obiettivo “Bandiera Blu” voluto dalla giunta De Luca, che ha inserito la spiaggia nel Piano di utilizzo del demanio marittimo, appare ancora decisamente lontano. Sebbene i pochi cumuli di rifiuti rimanenti verranno eliminati nei prossimi giorni il degrado della zona continua ad essere tangibile. I lavori sulla via don Blasco sono in corso d’opera e numerose sono le aree transennate, senza parlare dei rifiuti collocati nei cassonetti ma che trasbordano al di fuori degli stessi.

La strada è ancora lunga e dopo la rimozione dei rifiuti tocca allo sgombero e le demolizioni. Fondamentale sarà la fase di programmazione e già la prossima settimana è previsto un incontro per fissare un nuovo piano. Per accelerare i tempi la Regione ha autorizzato il Comune a bandire una gara in sostituzione del Demanio Marittimo, ma le accortezze tecniche da tenere in considerazione sono numerose a partire dalla sicurezza. Preoccupa infatti il dislivello fra la spiaggia e la parte a monte, dovuto ai rifiuti accumulati nel tempo, e la stabilità del terreno stesso che dovrà essere sottoposto a operazioni di carotaggio.

Gli strumenti ci sono e la volontà, sembra, pure. Le speranze che un progetto simile porta con sé, tra il lavoro e la riqualificazione ambientale, e l’impatto che può avere in settori vitali come il turismo non sono indifferenti. Ci sono ancora tante bellissime zone che non possono e non devono rimanere vittime di una mentalità abusiva e di degrado che per troppo tempo ha tarpato le ali della nostra città. Ciò che è stato fatto è ancora poco ma può rappresentare un segnale incoraggiante.

Filippo Giletto