Polemica dopo le dichiarazioni di Zangrillo: ” Il Coronavirus clinicamente non esiste più”

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È aspra polemica dopo le parole del direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo. Il medico, intervenuto in collegamento durante un programma tv, aveva affermato che

“In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più, questo lo dice l’università Vita e Salute San Raffaele, lo dice uno studio del direttore dell’Istituto di virologia Clementi, lo dice il professor Silvestri della Emory University di Atlanta”.

Parole dal peso specifico sicuramente rilevante, soprattutto in questa fase di ripresa zoppicante ed incerta, dalle quali sia il ministero della Salute che il Comitato tecnico scientifico hanno subito preso le distanze, affermando con rigore scientifico che “il virus circola ancora”.

Anche il viceministro Sileri ha commentato l’intervento, seppur in modo molto più cauto:

“Zangrillo ha detto che chi è sul campo non vede più malati gravi in terapia intensiva. Ma dobbiamo continuare a usare prudenza”

Massimo Clementi – chiamato in causa come direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele e professore all’Università Vita-Salute – ha voluto però precisare che lo studio da lui coordinato avesse evidenziato il fatto che la capacità replicativa del virus a Maggio sia fortemente indebolita rispetto a quella che rilevata a Marzo nei pazienti ricoverati affetti da Covid-19.

Più che una malattia diversa, un cambiamento della carica virale che non implica necessariamente la mutazione patogena del virus.

“Possiamo dire, in base ai risultati dell’indagine e a quello che vediamo in ospedale, che è cambiata la manifestazione clinica forse anche grazie alle condizioni ambientali più favorevoli”, ha precisato Clementi.

Una tesi quella di Zangrillo subito considerata fuorviante e pericolosa dallo pneumologo Richeldi, componente del Comitato tecnico-scientifico, il quale ha accusato il direttore di diffondere messaggi che potrebbero confondere gli italiani e che non invitano alla prudenza, necessaria come non mai in questi primi giorni di ponderato rilancio.

Ha espresso durezza e dissenso anche il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità Locatelli, che si è detto sorpreso e sconcertato per le dichiarazioni rese dal professor Zangrillo, gravi perchè provenienti da un rappresentante della comunità medico-scientifica.

Zangrillo, durante l’intervista, aveva anche sostenuto che ci sono tutte le dimostranze affinché l’Italia potesse tornare a condurre una vita normale.

Dunque secondo il direttore della terapia intensiva del San Raffaele continuare inutilmente a “terrorizzare” il Paese è da irresponsabili. Ciò non vuol dire – ha precisato- avere espresso consenso ad assembramenti e piena normalità, ma che il “terrore” promosso dalla comunità scientifica va bene solo per un determinato periodo di tempo.

E’ indubbiamente vero e rassicurante il fatto che la pressione sugli ospedali si sia drasticamente ridotta nelle ultime settimane, non va però assolutamente scordato che questo è il risultato delle decisive misure di contenimento della circolazione virale adottate con coraggio dall’Esecutivo guidato da Conte.

Confondere le idee e conseguentemente gli atteggiamenti degli italiani, potrebbe risultare rischioso per la nostra salute ed inoltre potrebbe minare gli sforzi compiuti finora.

E’ chiaro, anche a occhi non esperti, che la gestione clinica dei malati oggi è certamente facilitata dal minor numero di casi rispetto a quelli osservati nei giorni di picco e dal maggiore numero di posti di terapia intensiva.

La parola chiave rimane, dunque, prudenza, nell’attesa che la comunità scientifica produca la soluzione vaccinica.

Antonio Mulone