I giovani medici scendono in piazza in segno di protesta: stop al precariato e più borse di specializzazione

Redazione Attualità
REDAZIONE ATTUALITÀ
Attualità
#Attualità #UvM #UniVersoMe

Una manifestazione nazionale al fine di tutelare il servizio sanitario nazionale per dire basta al precariato per i medici. Nella giornata di ieri, a Roma, tutti i manifestanti si sono schierati di spalle al Parlamento togliendosi i camici in segno di protesta. Camici bianchi, mascherine e imbuti, questi ultimi a simboleggiare l’imbuto informativo dove vanno a finire i medici che non si possono formare nelle scuole, percorso che, tra l’altro, è obbligatorio.
Un altro segno, poi, la X sulle mascherine e un 29, numero che simboleggia la data del 29 maggio, giorno in cui, a partire dalle 9:00 fino alle 13:00, si terrà un grande atto di resistenza nelle maggiori piazze italiane dove verranno depositate un camice e una scatola di farmaci vuota, come simbolo di una Sanità abbandonata a se stessa.

Undici sigle associative tra studenti e specializzandi riunite per chiedere un aumento dei posti scuola-specializzazione, tali da abbattere il silenzio che sta affliggendo da anni la categoria dei medici, che vede oggi 6.000 giovani medici senza prospettive di lavoro. Lavorare è un diritto sacrosanto e per questo si chiede una riforma del percorso formativo post-laurea.
In questa emergenza, durante la quale i medici sono stati definiti eroi, in sostanza sono stati trattati da martiri: mandati al fronte senza scudi e senza armi e, ad oggi, senza alcun tipo di gratificazione o investimento nel sistema sanitario il quale, invece, meriterebbe di essere considerato non più come una spesa ma come una risorsa.

A riguardo Pierino di Silverio, Responsabile Nazionale Anaao Giovani, interviene dicendo:

“Purtroppo non possiamo occupare tutta la piazza, c’è stato concesso un numero limitato di 100 persone distanziate, ma l’affluenza è enorme e vedremo di organizzarci per far fare un passaggio a tutti in piazza. Ci saranno anche molti parlamentari, alcuni medici come l’ex ministro della Salute Giulia Grila, Paolo Siani e Paolo Russo, e molti ci hanno mandato un video-messaggio. Una partecipazione trasversale della politica che però deve ascoltarci e aiutarci. A loro chiediamo l’impegno affinché la politica non commetta sempre gli stessi errori come sta accadendo con questo Governo. Al concorso per le scuole di specializzazione si presenteranno 22 mila partecipanti ma i posti, almeno secondo l’ultimo decreto, saranno 4200 in più.  A noi servono 15-17 mila borse di studio. E’ ora di mettere seriamente mano al sistema della formazione post laurea, anche perché il 55% delle università italiane non è in grado di erogare una formazione adeguata”.

E’ bene, quindi, che vengano equiparate le borse di specializzazione al numero dei laureati in medicina. Diversamente, si rischia di incrementare il trend di medici laureati in Italia e fuggiti all’estero: attualmente la maggior parte dei medici che si specializzano in altri paesi europei, circa il 52%, sono italiani.

Piero Cento