Respinte le mozioni di sfiducia contro il ministro Bonafede

Redazione Attualità
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Nelle ultime settimane si è sviluppata un’estesa polemica fra uno dei magistrati antimafia più famosi in Italia, Nino Di Matteo, e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Di Matteo ha accusato pubblicamente Bonafede di avergli negato nel 2018 un prestigioso incarico al ministero della Giustizia per via di alcune pressioni ricevute da boss mafiosi, che si sarebbero lamentati dell’eventuale nomina. In sostanza Di Matteo ha lasciato intendere che Bonafede sia stato condizionato nella sua valutazione più dal parere di un gruppo di mafiosi, che dai meriti o demeriti di Di Matteo.

Ma la versione di Bonafede è diversa:

“Nel corso della telefonata, Di Matteo mi accennò a reazioni di boss a una sua eventuale nomina. Esternazioni di detenuti ascoltati dalla polizia penitenziaria, già note dal 9 giugno, ben prima della telefonata in questione. Il giorno dopo lo incontrai. Non ci fu nessuna chiusura dopo la prima telefonata, semplicemente mi convinsi che l’opzione migliore sarebbe stata quella di proporgli un ruolo paragonabile a quello che ebbe Giovanni Falcone. Avrebbe lavorato in via Arenula, al mio fianco. Ci lasciammo con quest’idea. Nel tardo pomeriggio ricevetti una telefonata. Di Matteo tornò per comunicarmi che non era più disponibile perché avrebbe preferito il Dap. Appresi con sorpresa la novità e gli comunicai che avevo già inviato la richiesta al Csm per Francesco Basentini. Questi fatti non hanno niente di eccezionale rispetto a qualsiasi nomina fiduciaria e discrezionale. Non ci furono condizionamenti, non sono più disposto ad accettare illazioni. La mafia che vive di segnali non avrebbe guardato quale ruolo sarebbe stato più in alto nell’organigramma, ma avrebbe visto che Di Matteo lavorava al fianco del ministro della Giustizia”

Tuttavia nella giornata di ieri, nell’Aula del Senato, ha avuto luogo la discussione sulle mozioni di sfiducia nei confronti del ministro Bonafede. La prima mozione, presentata dal centrodestra, critica il culmine del fallimento complessivo dell’operato di Bonafede, individuato nella vicenda del capo del Dap. Si aggiunge anche una critica sulla gestione di Bonafede riguardo le scarcerazioni durante l’epidemia da Coronavirus che hanno coinvolto alcuni boss mafiosi. La seconda mozione di +Europa, che contiene invece accuse più generiche e di principio, vuole sfiduciare il ministro criticandone la generale gestione del comparto affidato al suo ministero in senso giustizialista e populista. La mozione rimproverava a Bonafede la mancata riforma della giustizia, e varie altre colpe dalla negazione costante del fine rieducativo della pena, all’abrogazione di fatto della presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva.

Entrambe le mozioni di sfiducia sono state però respinte: quella presentata da +Europa ha ricevuto 124 sì e 158 no (con 19 astenuti), quella presentata dal centrodestra 131 sì, 160 no (con un astenuto). Dopo giorni di minacce e trattative alla fine Italia Viva, il partito fondato da Matteo Renzi che fa parte della maggioranza di governo, ha votato contro le mozioni, facendo mancare i voti che avrebbero potuto farle passare.

Negli ultimi giorni l’incertezza sul voto di Italia Viva diede voga ad una possibile crisi di governo, ma successivamente è emerso che le trattative tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Italia Viva, rappresentata dall’ex ministra Maria Elena Boschi, avevano prodotto un accordo. Italia Viva ha ottenuto in cambio del voto di fiducia un ruolo maggiore nelle commissioni alla Camera quando ci sarà il cambio delle presidenze oggi in quota Lega, ma si è parlato anche di un possibile rimpasto di governo e dello sblocco di decine di miliardi di euro di finanziamenti per progetti infrastrutturali e di edilizia bloccati.

 

Piero Cento