Ezio Bosso, come la musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare

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“Oggi tutti parlano e nessuno sta a sentire. Bisogna fare silenzio per potere ascoltare. Un silenzio attivo, perché aiuta a percepire non solo il suono, ma anche te stesso, la tua anima.”

Queste le parole di Ezio Bosso, direttore d’orchestra, pianista e compositore italiano che oggi, 15 maggio 2020, si spegne a soli 48 anni. Era affetto da tempo da una malattia neurodegenerativa, che ha progressivamente minato il suo corpo, ma non per questo è riuscita a scalfire il suo animo.

Fonte: GLOBUS magazine

La sua malattia, infatti, definita da egli stesso un “terremoto”, altro non era che la sua storia, sicuramente fonte di disagio, ma al contempo occasione per evitare la noia; questo perché:

“noi siamo composti da storie, e non ci sono storie belle o brutte. Però hanno dei colori: possono essere tristi, disperate, allegre. Quello che bisogna evitare sono le storie noiose”.

Uno dei suoi lavori più riusciti, l’album“The 12th Room”, è frutto proprio del suo viaggio all’interno della patologia e della sua capacità di non lasciarsi sopraffare. Capacità che non vuole essere manifestazione di forza sovrumana bensì di riconoscimento della nostra caducità e fragilità:

“perché siamo fragili uguali, benché in alcuni all’apparenza non si noti”.

Fonte: go-italy.net

Egli infatti non voleva essere additato come un esempio perché non era nelle sue corde, solo la musica era per lui in grado di aiutare, sempre.

Il suddetto album nasce dall’antica teoria secondo la quale la vita sia composta da dodici stanze in cui lasceremo qualcosa di noi e delle quali avremo memoria quando passeremo l’ultima:

“Nessuno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo”.

La malattia lo costrinse a trascorrere giorni della sua vita all’interno di una stanza, che fosse di ospedale o della propria dimora; stanza che diventa buia, antipatica, in grado di condizionare i suoi movimenti ed il suo corpo, ma che diventa anche occasione per incuriosirsi e ricordare la propria fortuna. Egli infatti afferma:

“ l’antipatica stanza mi ha fatto scoprire nuove possibilità del mio strumento che non avevo mai pensato. […] E mi ha tolto un’altra rete di protezione che nemmeno pensavo di avere, facendomi fare la mia prima serie di concerti da solo. E sì: Mi ha liberato. C’è una frase bellissima che ho visto su una targa di un muro a Firenze. Recita così: <<Qui il 25 aprile la libertà ha ripreso stanza>>. Perché se stanza significa tra le altre cose affermarsi, vuole dire anche liberarsi. La Dodicesima stanza non è l’ultima, è quella da cui si ricomincia, si rinasce, si cresce”.

Il concetto di stanza è, però, ridisegnato perché in fondo:

“ La vita quindi non è un tempo ma uno spazio. E lo spazio è Infinito”.

Fonte: pesaronotizie.com

In questo periodo di pandemia, in cui ogni piccola normalità sembra perduta, il suo messaggio di speranza è più che attuale. Solo un paio di mesi fa, il 14 marzo, il maestro scriveva sul suo profilo Facebook:

“Io li conosco i giorni che passano uguali
Fatti di sonno e dolore e sonno per dimenticare il dolore
Conosco la paura di quei domani lontani
Che sembra il binocolo non basti
Ma questi giorni sono quelli per ricordare
Le cose belle fatte
Le fortune vissute
I sorrisi scambiati che valgono baci e abbracci
Questi sono i giorni per ricordare […]
Perché il domani quello col sole vero arriva
E dovremo immaginarlo migliore
Per costruirlo”

Seguiamo il suo consiglio e sfruttiamo questo periodo per crescere, ritrovare noi stessi e quell’umanità che ultimamente sembra essere solo un ricordo lontano. Infatti, egli sosteneva che si impara a seguire veramente solo quando ci si perde perché:

“[…] per seguire bisogna perdersi. Perdere i pregiudizi, i problemi, le paure e imparare da ciò che vediamo, che sentiamo. Un po’ come in amore, perdi tutto il passato per seguire completamente. Seguire l’inaspettato”.

Consiglio l’ascolto del brano “Following, a Bird (Unconditioned) (Out of The Room)”, uno dei suoi brani più famosi ed emozionanti.

Come diceva:

“La musica è una vera magia, non a caso i direttori hanno una bacchetta come i maghi”

Ed è proprio grazie alla tua musica che, anche da lassù, continuerai a compiere la tua magia toccando le corde del cuore di chi saprà ascoltarti. E per ascoltare, che sia la musica o che sia la realtà che ci circonda, come riporta la citazione ad inizio articolo, è necessario fare silenzio.

Fonte: Facebook

 

Federica Mazzone