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Scatta la solidarietà del Made in Italy: ecco come le aziende stanno aiutando l’Italia

Attualità
coronavirus donazioni Moda Ramazzotti

A fronte dell’emergenza Covid-19 molte aziende italiane hanno deciso di convertire il loro sistema produttivo per arginare la mancanza ormai nota dei presidi sanitari dedicando il proprio operato soprattutto ai medici, alla protezione civile e alle forze dell’ordine che sin dal primo giorno hanno fronteggiato in prima linea questo nemico invisibile anche in condizioni di precaria sicurezza.

Le aziende del made in Italy si sono fatte avanti non solo con donazioni ma hanno mostrato interesse nel venire incontro al sistema sanitario attraverso la produzione di camici, guanti, calze e occhiali a uso sanitario,  oltre a gel disinfettanti.

Il grande gruppo Armani, di Giorgio Armani stilista e imprenditore italiano, ancora una volta stupisce. Fra i più celebri marchi a livello internazionale , la casa di moda ha deciso  di convertire tutti gli stabilimenti italiani nella produzione di camici monouso per la protezione degli operatori sanitari.

Ma non si è fermato qui lo stilista italiano, arrivando a donare ben 2 milioni di euro complessivi agli ospedali Luigi Sacco, San Raffaele, Istituto dei Tumori di Milano, Spallanzani di Roma e gli ospedali di Bergamo, Piacenza e Versilia.

Coronavirus donazioni. Armani, Valentino, Gucci: il cuore grande ...

In fila per l’emergenza Coronavirus scende in campo anche Prada. Oltre le donazioni, ha fatto saper che, su richiesta della Regione Toscana, ha avviato la produzione di 80.000 camici e 110.000 mascherine da destinare al personale sanitario della regione con un piano di consegne giornaliere che termineranno il 6 aprile. In funzione di ciò Il Prada Montone (a Perugia) è stata l’unica struttura rimasta aperta adibita alla produzione di camici e mascherine.

Armani produce camici, Herno mascherine, Gucci lancia un ...

Generosa anche l’iniziativa della maison fiorentina Gucci, preparando nei suoi stabilimenti oltre un milione di mascherine e 55.000 camici per gli ospedali italiani. Inoltre, in seguito alla lettera firmata dal presidente e Ceo di Gucci, Marco Bizzarri; e Alessandro Michele, direttore creativo , la casa di moda si è attivata insieme alla propria community globale con due donazioni a favore di due specifiche campagne di crowdfunding, per complessivi due milioni di euro: in Italia a favore del Dipartimento della Protezione Civile in collaborazione con Intesa Sanpaolo; e a livello globale, a favore del COVID-19 Solidarity Response Fund a supporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità attraverso la campagna di matchmaking di Facebook.

Seguono  Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti Foundation che hanno donato 1 milione di euro per sostenere la lotta contro il Coronavirus a beneficio del Columbus Covid 2 Hospital, nuova area interamente dedicata all’emergenza sanitaria nel Policlinico dell’Università Agostino Gemelli di Roma. L’ospedale Columbus Covid 2 è stato inaugurato il 21 marzo .

“In un momento così drammatico per tutto il mondo, abbiamo voluto dare il nostro contributo per vincere questa battaglia cruciale contro questo nemico invisibile, ma terribile – hanno commentato lo stilita e il suo partner storico. La nostra più profonda gratitudine va a quelle donne e uomini che combattono giorno e notte per salvare vite umane nei nostri ospedali. Non saremo mai abbastanza grati per l’amore e la dedizione che stanno dimostrando in un momento così drammatico”. 

Si aggiungo ai volti noti dell’industria italiana, anche Ramazzotti, azienda liquoristica italiana nata nel 1815 e parte del gruppo Pernod Ricard.

“In questi giorni ci siamo chiesti come dare una mano, ed ecco la nostra risposta: abbiamo imbottigliato dell’igienizzante mani nella nostra distilleria di Canelli (Asti) e lo doneremo alla Croce Rossa Italiana, alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco e alla Municipale di Canelli. Con la speranza di tornare presto a dire ‘Bella La Vita'”, hanno scritto in un messaggio i responsabili dell’azienda.”

Coronavirus, adesso l'Amaro Ramazzotti produce disinfettante per le mani

La produzione di disinfettante è stata avviata quando ancora la situazione non era così drastica, con le prime bottigliette distribuite al personale della distilleria e degli uffici di Milano. L’azienda non è stata riconvertita completamente, per rispettare  le scadenze di consegna soprattutto con il mercato estero, ma ha dedicato alcune linee alla produzione e all’imbottigliamento del disinfettante. Il processo prevede che ogni bottiglietta venga riempita manualmente, e in più nella miscela di disinfettante venga inserita anche una parte di distillato di scorza d’arancia, lo stesso usato nell’amaro, per differenziare con un tocco innovativo e caratteristico il prodotto.

Anche il Gruppo tessile veronese Calzedonia ha riconvertito da ieri alcuni dei propri stabilimenti alla produzione di mascherine e camici, a seguito della grande  richiesta in relazione all’emergenza Coronavirus . L’operazione, fa sapere l’azienda, è stata promossa dal presidente, Sandro Veronesi, che dall’inizio dell’emergenza ha dapprima chiuso tutti i punti vendita delle zone rosse e successivamente quelli di tutta Italia, anticipando i decreti del governo.

Questo nuovo assetto prevede un piano riguardante la produzione di 10.000 mascherine al giorno nella fase iniziale, con un incremento previsto nelle prossime settimane. La consegna delle mascherine è iniziata lo scorso lunedì 23 marzo con le prime 5.000 donate al comune di Verona. La conversione è stata possibile sia grazie all’acquisto di macchinari speciali per la creazione di una linea semi-automatica, sia formando le cucitrici al nuovo tipo di produzione.

Queste sono solo alcune della lunga lista di iniziative portate avanti dalle industrie italiane, consapevoli più che mai, che adesso è il momento di fare la differenza dimostrando solidarietà e appoggio all’intero paese.

Nonostante l’industria della moda sia stata la più influente in termini di donazioni e mobilitazioni, resta comunque uno dei settori maggiormente colpiti dal Covid-19. Il peso delle ripercussioni non è lieve, se si considerano diversi fattori tra cui l’arrivo del virus in concomitanza con la settimana della moda, la mancata presenza di acquirenti provenienti dalla Cina e dal Giappone (mercato di riferimento per l’esportazione italiana) ed un consumo diminuito drasticamente a livello globale. Le nuove stagioni, soprattutto quelle primavera-estate 2020 saranno le più colpite dalla crisi, ma anche quelle di autunno 2020 avranno ripercussioni negative. Insomma, nonostante il calo vertiginoso delle vendite e una situazione drammatica nel made in Italy, l’intero settore della moda – e non solo – sente la responsabilità sociale (oltre che la necessità) di rimettere in piedi l’Italia.

Eleonora Genovese