Coronavirus, quarantena almeno fino al 18 Aprile: le prime proiezioni

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Un nuovo Dpcm dovrebbe estendere le misure restrittive almeno fino al 18 aprile, chiaramente in relazione all’andamento dei contagi ed alle indicazioni dei virologi, dovrebbe scattare una graduale riapertura delle attività in cui non vi sono assembramenti di persone. Per un ipotetico ritorno alla normalità, poi, si dovrà aspettare almeno la fine di maggio. 

Ad oggi appare inevitabile il prolungamento delle misure restrittive, a dirlo il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli:

non siamo in una fase marcatamente declinante ma in una fase, sia pure incoraggiante, di contenimento; dovremo immaginare alcuni mesi nei quali adottare disposizioni attente per evitare una ripresa della curva epidemica.

Una fase fondamentale nell’ottica di un allentamento della stretta imposta dall’esecutivo riguarderà, nelle prossime settimane, il calo dei casi nell’indice di contagiosità.
Prima di allentare la morsa all’intero paese, il dato numerico riportato dall’indice dovrà scendere sotto l’uno, ossia un soggetto positivo che infetti meno di una persona.

L’assoluta rilevanza di questo parametro è confermata anche dalle parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Bisogna ragionare in termini di proporzionalità», ha evidenziato a proposito della riapertura delle attività attualmente sospese a causa dell’emergenza Coronavirus.

Sul tema caldissimo in termini socio-economici della chiusura prolungata delle attività commerciali, il premier ha risposto che questa è stata l’ultima e più drastica delle misure e, dunque, sarà anche la prima ad essere sciolta. Per le scuole e le università, invece si potranno apportare modifiche e migliorare il sistema al fine di far perdere agli studenti l’anno scolastico o gli esami universitari.

Ad una possibile apertura dell’Italia prima della fine della pandemia, Conte ha replicato:

Quando il comitato scientifico dirà che la curva inizia a scendere potremo studiare delle misure di rallentamento. Però dovrà essere molto graduale.

Il rischio, che l’Italia non può di certo permettersi, di una riapertura non calibrata e ponderata potrebbe determinare un drastico nuovo aumento dei casi, vanificando i risultati raggiunti con estremi sacrifici.

L’idea più razionale pare quella di una riapertura parziale di alcune fabbriche probabilmente quelle che operano in contesto di “vicinanza lavorativa” alla filiera agroalimentare e sanitaria, e quella meccanica e logistica.

Le progressive misure di ripartenza potrebbero interessare anche alcuni negozi, mentre tutte le attività caratterizzate dalla concentrazione di persone in spazi chiusi (bar, ristoranti, locali per il divertimento, cinema, teatri, stadi) andrebbero automaticamente in coda.

La graduale riapertura verrà monitorata  da un’intensa attività di controlli da parte delle forze dell’ordine, per verificare che le persone non escano più di quanto necessario.

Nella giornata di sabato i soggetti sottoposti a controlli sono stati 203.011, gli “irregolari” sono stati 4.942.

Cittadini che, nonostante i divieti, hanno ignorato tutte le misure di contenimento spostandosi dalla propria abitazione.  Cinquanta di questi sono usciti di casa nonostante fossero in quarantena, perché risultati positivi al Covid-19, adesso rischiano di essere processati per epidemia colposa.

Le settimane che seguiranno saranno sicuramente quelle decisive nella prospettiva di una vittoria che, in questo momento appare ancora lontana, ma raggiungibile se l’Italia tutta si dimostrerà coesa, determinata, responsabile e consapevole.

Occorre che i cittadini investano le ultime energie emotive rimaste, affinché il nemico invisibile e beffardo che ha sconvolto la vita e le abitudini radicate di miliardi di persone possa essere finalmente abbattuto.

Antonio Mulone