Sistema carcerario in crisi. Movimenti sovversivi arrivano fino a Gazzi

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L’inaspettata diffusione del coronavirus ha portato il governo a prendere delle misure restrittive anche per gli ambienti delle carceri dove, tra le altre, la sospensione dei colloqui predisposta per evitare contagi ha causato rivolte in molti penitenziari italiani.  Da nord a sud il sistema carcerario, dunque, sembrerebbe in crisi: primi episodi di ribellione violenta sono stati registrati a Pavia e a Modena, ma l’ondata sovversiva ha coinvolto ben 22 istituti penitenziari della penisola causando morti, occupazioni, sequestri ed evasioni. Il clima di sommossa arriva in maniera singolare anche a Messina dove ad incitare la protesta sono stati i parenti dei detenuti all’esterno della casa circondariale di Gazzi.

La rivolta di Pavia– I due poliziotti presi in ostaggio sono stati liberati nella notte di domenica: uno dei due è il comandante della polizia penitenziaria della struttura Torre del Gallo. I carcerati sono scesi dai tetti e dai camminamenti dove si erano asserragliati dopo una trattativa con il procuratore aggiunto pavese Mario Venditti. La protesta, nata sull’onda dello stop ai colloqui “a vista” per il coronavirus, ha dato spazio anche a lamentele su questioni che riguardano il trattamento carcerario.

Modena – E’ qui che si è registrata la rivolta più violenta, dove sono morti ben 6 detenuti. Il motivo dei decessi è legato però a overdose e psicofarmaci. Durante la rivolta, infatti, si è verificato un assalto all’infermeria da cui sono stati prelevati diversi farmaci come sostanze oppioidi e benzodiazepine che hanno provocato il decesso accertato di tre dei detenuti di Modena. Altri tre detenuti sono morti nei penitenziari di Verona, Alessandria  e Parma ma provenienti comunque dal carcere di Modena. Il settimo invece è deceduto nel carcere San Benedetto del Tronto.

Foggia – Continuano le ricerche di 23 evasi ancora in circolazione tra cui persone legate alla mafia garganica e un condannato per omicidio, Cristoforo Aghilar, il 36enne che il 28 ottobre scorso ha ucciso ad Orta Nova Filomena Bruno, 53 anni, mamma della sua ex fidanzata. Ieri infatti, approfittando dei disordini, 77 detenuti sono riusciti a fuggire ma 54 sono stati già catturati, tra cui due persone che hanno scelto di costituirsi. Al momento per tutti l’accusa è di evasione ma successivamente sarà analizzata la posizione di ogni singolo detenuto.

La rivolta di Milano– Anche nel carcere di San Vittore, a Milano, un gruppo di detenuti era salito sul tetto della struttura gridando “Libertà, libertà”. Nel carcere è poi entrata la polizia penitenziaria in assetto antisommossa. A dar vita alla protesta, i detenuti de ‘La Nave’, il reparto modello riservato a chi soffre di forme di dipendenza. Persone che hanno scelto di seguire la strade del recupero. Due i raggi del carcere devastati prima che la protesta rientrasse. Sul posto sono intervenuti anche i vigili del fuoco.

La rivolta a Roma– A Rebibbia la protesta si è spostata anche fuori dal carcere, dove circa venti donne hanno bloccato via Tiburtina all’altezza dell’istituto penitenziario. Le forze dell’ordine hanno circondato il carcere. La rabbia è esplosa anche nel complesso di Regina Coeli. In diversi bracci sono stati segnalati roghi e fumo. Immediato l’intervento dei vigili del fuoco.

Bologna – “I detenuti si sono ormai impossessati del carcere e il personale è fuori, con il supporto delle altre Forze dell’ordine”, ha fatto sapere il sindacato Sappe sulla situazione del carcere bolognese della Dozza. Nel carcere di Villa Andreino alla Spezia la direttrice Maria Cristina Biggi e alcuni operatori sono “asserragliati all’interno per cercare di riportare la situazione alla calma”  ha raccontato un operatore, mentre alcuni detenuti sono saliti sui cornicioni. Intorno alla struttura si sono dispiegate decine di auto delle forze dell’ordine per questioni di sicurezza e per evitare eventuali tentativi di evasione.

Messina – Caos ieri davanti al carcere di Gazzi. La protesta è iniziata dentro le celle con il rumore delle pentole sbattute dai detenuti contro le inferriate per poi estendersi al di fuori. La differenza è che a Messina si è verificata una manifestazione fortunatamente pacifica terminata grazie alla supervisione delle forze dell’ordine. Protagoniste in questo caso sono state le donne che hanno coinvolto anche i loro figli originando un corteo partito da Via delle Corse per poi stazionarsi davanti l’entrata pedonale del penitenziario.

Hanno sospeso i colloqui senza avvisarci – ha spiegato la moglie di un detenuto– non è giusto agire in questo modo. C’è gente che è venuta dalla provincia e si è ritrovata la porta sbarrata con la sola possibilità di lasciare i pacchi per i propri cari. Pretendiamo rispetto“.

Alla protesta si sono aggiunti anche attimi di tensione tra i manifestanti e gli automobilisti in seguito alla chiusura del traffico in via Consolare Valeria.

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Al momento le visite sono state proibite fino al 22 Marzo e oltre all’impossibilità di vedere i parenti cresce la preoccupazione per i rischi di contagio tra gli stessi detenuti.A tal proposito, la Protezione Civile si sta giù muovendo e nei prossimi giorni verranno distribuite 100mila mascherine negli istituti penitenziari mentre saranno montate 80 tende di pre-triage per lo screening del Covid-19.

«E’ nostro dovere tutelare la salute di chi lavora e vive nelle carceri ma deve essere chiaro che ogni protesta attraverso la violenza è solo da condannare e non porterà ad alcun buon risultato», ha spiegato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che mercoledì terrà in aula al Senato una informativa urgente sulla situazione.

Antonio Gullì