Mito o realtà: quant’è vera la regola dei 5 secondi?

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A tutti voi sarà capitato, almeno una volta, di vedere cadere giù dalle vostre mani qualche prelibatezza che stavate gustando con tanto amore, peggio ancora se era l’ultimo pezzo di una torta o l’ultimo biscotto presente in casa. Ed ecco che una domanda comincia a risuonare in testa: “Che faccio lo raccolgo e lo mangio o lo butto?”. Se per alcuni il dubbio è praticamente amletico, altri si fiondano alla velocità di Usain Bolt e lo mangiano soddisfatti. È proprio questo il principio su cui si basa la famosissima Regola dei 5 secondi: se questo lasso di tempo non è passato, il cibo non è stato contaminato e non si corre alcun rischio. Ma questo è proprio vero o è solo un modo per sentirsi autorizzati a fare qualcosa di non propriamente sano e sicuro, riuscendo così a dormire tranquilli la notte?

Se da una parte c’è chi sostiene che raccogliere il cibo da terra possa far aumentare le difese immunitarie o addirittura “arricchire di gusto il pasto”, altri trovano questa pratica disgustosa ed addirittura pericolosa.

Ma cosa ne pensa la Scienza?

Diversi sono gli studi e le teorie che si sono avvicendate sulla questione, ma la ricerca più dettagliata a tal proposito è stata quella condotta da Robyn C. Miranda e Donald W. Schaffner e pubblicata sulla rivista Applied and Environmental Microbiology (American Society for Microbiology).

Questa spiega come, seppur sia vero che tempi più lunghi comportano un maggior rischio di trasferimento batterico dalle superfici ai cibi stessi, altri fattori, inclusa la natura del cibo e della superficie, siano di uguale o maggiore importanza e meritino di essere attenzionati.

La Natura del cibo

Gli alimenti scelti sono stati: anguria, pane bianco, burro spalmato sul pane e caramelle gommose. Tutti e quattro caratterizzati dalle stesse dimensioni, in modo d’avere la stessa superficie di contatto con il pavimento.

Il cibo con la più alta velocità di trasferimento è stata l’anguria, indipendentemente dal tempo di contatto, il che potrebbe essere giustificato dal fatto che, appena tagliata, essa si presenta molto umida. L‘umidità facilita il trasferimento, non importa se la superficie di contatto sia asciutta o bagnata. Inoltre l’anguria può anche presentare una superficie più piatta e uniforme a livello microscopico rispetto al pane o alle caramelle gommose, facilitando la colonizzazione.

La natura della superficie

Le superfici analizzate erano invece: acciaio inossidabile, piastrelle smaltate in ceramica, legno laminato di acero e tappeti/moquette.

Sorprendentemente, secondo lo studio, i pavimenti in moquette trasmettono meno batteri rispetto ai pavimenti in piastrelle e acciaio inossidabile e questo sembrerebbe essere motivato dall’attaccamento o dall’infiltrazione batterica profonda delle fibre assorbenti della moquette stessa, che “intrappolerebbero” i batteri. Al contrario, il tasso di trasferimento batterico era maggiore per le piastrelle, per l’acciaio inossidabile e per le superfici in legno.

Anche la pressione, non inclusa nelle variabili citate nelle studio, sembrerebbe portare un maggiore trasferimento quando applicata con una forza pari o superiore ai 20 g/20 cm^2.

Nonostante nessuno sia mai morto per avere seguito questa regola, nelle condizioni igieniche peggiori, diventa reale la possibilità di contaminarsi con ceppi di Escherichia Coli e Salmonella, che sono spesso causa di enteriti di varia entità e sintomatologia.

Ceppo di E. Coli
Ceppo di Salmonella

Lo studio sembra dunque confermare la validità della Regola dei 5 secondi nella misura in cui il tempo è una variabile importante, ma risulta comunque una pratica limitata non considerando le altre condizioni. Si rimanda piuttosto al buon costume dei consumatori per la valutazione del rapporto rischio-beneficio.

È un cibo che vale davvero la pena di recuperare e mangiare? È caduto in una zona con un’alta probabilità di contaminazione che non viene pulita troppo spesso? Ma soprattutto, è davvero così lontano il supermercato per comprare un nuovo pacco di biscotti, evitando così qualsiasi pericolo?

 

Claudia Di Mento