UE, clima: salta l’accordo sulla neutralità climatica entro il 2050

Redazione Attualità
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© Amelia Holowaty Krales / The Verge

Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca ed Estonia si sono opposte alla formulazione della bozza sulla neutralità climatica.

Si è conclusa in maniera fallimentare la riunione del Consiglio Europeo dello scorso 20 giugno. A poche ore dalla scioccante foto dei cani da slitta che “camminano sull’acqua”, il Consiglio non è riuscito a deliberare sulla bozza contenente i principi per l’azzeramento delle emissioni entro il 2050.

A esercitare il diritto di veto sulla proposta, bloccandone di fatto la formulazione, sono stati Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca ed Estonia. Non sono bastate le pressioni degli altri stati UE – in particolare Francia e Germania -, né quelle degli attivisti: per i paesi del blocco di Visegrád (accompagnati dall’Estonia) parlare di emergenza climatica non è una priorità. O forse non è conveniente. L’economia di questi paesi si basa ancora in grandissima parte sullo sfruttamento del carbone; percentuale di sfruttamento che arriva sino all’80% nel caso della Polonia (Ansa).

Ancora una volta, lo scenario che emerge è quello di un’Europa i cui leader non riescono conformarsi su decisioni fondamentali. Le parole, i proclama e gli slogan non vengono accompagnati da corrispettivi pratici, e a farne i conti sono il pianeta e le persone. Ancora una volta, quell’Europa che non è più CECA, EURATOM o CEE, e che dovrebbe essere oggi più che mai un’Europa dei valori, non si dimostra tale. Così, la disposizione sulla neutralità climatica è finita in una nota a piè di pagina nel documento conclusivo del giorno.

Gli attivisti di Greenpeace, in occasione della riunione del Consiglio, hanno proiettato sulla sede di Bruxelles una terra a forma di bomba, in procinto di esplodere. “Emergenza climatica”, “Europa agisci adesso” e “Non c’è più tempo” sono alcuni degli slogano che hanno corredato la proiezione.

bocciata neutralità climatica 2050

“L’agenda a breve termine a cui l’Europa ha fatto riferimento per decenni non è riuscita a fornire un pianeta vivibile e una società equa”, afferma Ariadna Rodrigo, consulente Greenpeace per la politica democratica dell’UE. “Questa programmazione votata al business continua come al solito, quando in realtà si dovrebbe affrontare l’emergenza climatica, ridurre le disuguaglianze e porre il benessere delle persone tra le massime priorità della Commissione”.

 

Francesco D’Agostino