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Il dietro le quinte del mercato musicale – Intervista a Vincenzo Gentile

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Ipse Dixit

È ufficialmente iniziato il conto alla rovescia per noi radiofonici.

Così, preparando microfoni e valigie, è inevitabile pensare e fantasticare un po’ sulla realtà che affronteremo tra qualche giorno. Uno dei Fruisti che abbiamo già avuto il piacere di conoscere a Sanremo, nei pressi di Casa Siae, ha fatto di questa realtà il suo mestiere.

Cosa faceva lì? Non l’ho mai saputo esattamente e forse non lo sapeva nemmeno lui. Si occupava della regia video, degli ospiti, dei social… sicuramente non stava con le mani in mano.

Direttamente dalla Capitale, dal centro dello Stivale, dalla Città Eterna , vi presento Vincenzo Gentile. Libero professionista, conduttore radiofonico e deejay.

Fonte: iCompany – CasaSIAE, Sanremo 2019

Come sicuramente ricorderai, il nostro primo incontro è avvenuto a Casa Siae… Per chi non lo sapesse, ci spieghi cos’è?

E’ uno dei luoghi d’incontro del progetto Rai Fuori Sanremo. Gestito da ICompany e Siae, è stata location delle dirette di Rai Due e delle interviste a cura di Billboard. Un palco con accesso libero a tutti, dove si sono alternati la maggior parte dei cantanti in gara insieme ad ospiti provenienti da tutta Italia. L’idea era creare un punto d’incontro che fosse aperto al pubblico e non soltanto a giornalisti ed inviati (vedi Casa Sanremo) ma accessibile a tutti. Creare un contatto più diretto con i musicisti o con gli addetti ai lavori. Tra le persone che si potevano incontrare, giusto perché ha vinto Sanremo, c’era Durdust, produttore di Mahmood. A cosa serve un posto di questo genere? A togliere la barriera tra musicisti e pubblico. Per arrivare a certi livelli devi conoscere determinate persone e ci vuole molto tempo. Occasioni come queste possono ridurre quel tempo e quel margine fra uno studente e la Warner Music per esempio.

Siamo state fortunate, insomma.

Per non parlare delle feste ovviamente. Anche quello fa parte dell’esperienza. Partecipare ad un evento privato per la presentazione di un disco, con alcuni dei musicisti in gara, non è facile. C’erano altre feste, altre situazioni in giro per Sanremo, però insomma… quella era proprio nella piazza centrale, a due passi dall’Ariston e a due passi da Casa Sanremo.

Fonte: iCompany – Delegazione di UniVersoMe e RadUni per il 69° Festival di Sanremo, Sanremo 2019

Come sei arrivato a far parte dello staff?

Collaboro come libero professionista con ICompany e serviva un supporto a Casa Siae, sia dal punto di vista del montaggio video, sia per tutto quello che sarebbe poi servito. Penso che la domanda seguente sarà: “Che hai fatto a Casa Siae?” …Beh, la risposta è : tutto. Quando lavori in un gruppo ci si da una mano, si è poliedrici. Quando vedi una situazione da risolvere, non necessariamente grave, dove vedi che serve il tuo aiuto, tu vai senza che nessuno te lo dica. Questo succede quando collabori in una realtà positiva, in cui c’è un clima amichevole oltre che professionale e lavorativo. È un ricordo vivido. Ho rincontrato persone che già conoscevo e conosciuto tante persone nuove. Era la prima volta che mi trovavo in trasferta con ICompany. Lavorare gomito a gomito per tutta una settimana, anche a condividere l’appartamento… devo dire che come battesimo è stato formativo. Secondo me ha anche consolidato dei rapporti che erano già ben avviati, tanto che poi ci siamo rivisti al Primo Maggio.

Fonte: Vincenzo Gentile mentre intervista Maldestro – Concerto del 1° Maggio 2018, Roma

Cosa si prova a stare sempre in contatto con gli artisti?

Se lavori in questo settore, le barriere che dividono il pubblico dall’artista si abbattono. Quello che si crea con alcuni musicisti è un rapporto di stima: quando ci si vede ci si scambia due chiacchiere e si fa l’intervista, magari si fa la foto e poi li finisce. Con altri musicisti ci s’incontra e magari nulla più. Con altri ancora invece si possono creare dei rapporti un po’ più profondi. Due o tre anni fa, io e una mia collega, radio universitaria entrambi, abbiamo intervistato Rodrigo D’Erasmo prima del concerto degli Afterhours. Incontrandolo a Casa Siae, ci siamo guardati e lui si è ricordato di me. Questo è chiaro che ti fa molto piacere. Ma non perché è un personaggio famoso, è ben altro. Se una persona del settore si ricorda di te, vuol dire che hai fatto un bel lavoro. Non puoi dire di aver incontrato un musicista una volta e averci parlato, ci pubblichi un selfie ed è come se fosse un amico. È un po’ diverso, no? Ci sono tanti giornalisti e ragazzi, che trattano sui social i musicisti come se fossero tutti amici propri. Non è così. Se ti fai un selfie è perché dimostri di aver intervistato o incontrato quel musicista. Poi il rapporto che c’è dietro, secondo me, deve restare personale. Sbandierare un’amicizia con un personaggio semi famoso o molto famoso non lo trovo elegante.

 

Hai detto che collabori per iCompany, cos’è precisamente?

ICompany è un’organizzazione di eventi che si occupa della promozione musicale. Eventi musicali di vara natura, che oggi sono veramente grandi. Parliamo di Casa Siae, parliamo di Primo Maggio. Anche di alcune attività all’interno dell’Auditorium Parco della Musica, a Roma, e tante altre attività che si trovano sul sito icompany.it . È una realtà cresciuta tanto da avere un progetto legato alla musica emergente: “Luovo“. Quello che si trasmette è un’attenzione alla musica attuale, il che vuol dire non solo capire il mercato musicale, ma anche l’ascolto: dove va direzionato e dove va dirigendosi. Bisogna cercare di essere veggenti, per quanto si possa azzeccare. Fin’ora, considerando anche la line up del Primo Maggio degli ultimi tre o quattro anni, Massimo Bonelli e tutto lo staff ICompany c’hanno preso. Hanno capito dove stava andando la musica e anche quale sarà il panorama musicale degli ultimi anni.

Quanto tempo serve per organizzare un evento come quello del Primo Maggio a Roma?

Io sono arrivato a giochi fatti. Il tempo più o meno varia. Dopo l’estate già ci si comincia a pensare. La stretta finale si ha da Sanremo in poi, perché s’intuiscono chi saranno i protagonisti della stagione e dei concerti. Questa è una cosa importante: l’indotto musicale più importante arriva dai concerti. Sponsor e concerti sono le due principali fonti di guadagno. Da Sanremo in poi si capisce chi saranno i protagonisti che ci saranno tra primavera, estate e inverno. Achille Lauro, un nome su tutti. Sanremo, l’Atlantico, Primo Maggio e farà altre cose durante il corso del tempo… Tanto tempo, ma ritmi serrati. Facci caso: da Sanremo al Primo Maggio sono un paio di mesi… da li poi si concentra tutto il lavoro.

Fonte: Vincenzo Gentile – dietro le quinte del concerto del 1° Maggio 2019, Roma

Cosa succede oltre quello che si vede dalla platea?

Quello che succede in una qualsiasi realtà: si cerca di essere efficienti, di parare i colpi dove ci sono problemi e risolvere al meglio. Da parte dei professionisti c’è sempre un grande sforzo che tutto venga al meglio.

Manca sempre meno alla tredicesima edizione del FRU. Quest’anno giochi in casa. Cosa ti aspetti da questo evento?

Una ventata di novità e un balzo in avanti per tutta RadUni. Ma non me l’aspetto solo dal FRU, me l’aspetto da noi.

Quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere uno speaker radiofonico?

Parto da una piccola premessa: io non uso mai il termine speaker. Il ruolo è quello di conduttore radiofonico. Lo speaker è quello che legge davanti a un microfono. Quindi, partirei da una domanda: sono in grado di essere un conduttore radiofonico o sono uno speaker? Per essere un buon conduttore radiofonico dobbiamo lavorare tanto per capire i propri limiti. Una volta capiti, cercare di superarli. Nessuno di noi è Fiorello, nessuno di noi è Linus, ed è un bene che non lo siamo. Perché? Perché inutile fare qualcosa che già fanno altri. O meglio, che hanno inventato altri. Oggi un buon conduttore radiofonico deve essere tutt’altro che Fiorello e Linus.

Dove andremo a mangiare la carbonara quando saremo a Roma?

Se tutto va bene, bisogna vedere, ci sono due tre posti in centro e si va tutti insieme. Se invece riesco a trovare un punto d’appoggio, la si fa casereccia in casa. Sarebbe la cosa migliore.

Cristina Geraci