L’ultimo viaggio di Niki Lauda

Redazione Attualità
REDAZIONE ATTUALITÀ
Attualità
attualità universome uvm

 

E’ morto all’età di 70 anni il tre volte campione del mondo di f1 Niki Lauda.

Il lutto che lunedì ha sconvolto la Formula 1 ha visto mancare uno dei piloti più importanti della sua storia: Andreas Nikolas Lauda.

L’ex pilota si è spento in seguito ad un trapianto di reni che gli prolungò la vita da Agosto fino a questo tragico lunedì.

Nato il 22 febbraio del 1949 da una ricca famiglia di banchieri viennesi, Lauda si interessò all’automobilismo fin da giovane.

I suoi genitori, però, non intendevano supportarlo, in quanto ritenevano che ciò li avrebbe screditati agli occhi dell’alta società. Nel 1968 decise di abbandonare gli studi universitari e, dopo aver preso in prestito del denaro da alcune banche del Paese, comprò la sua prima vettura per concorrere a competizioni automobilistiche.

Partecipò quindi al campionato di Formula Vee e successivamente passò alla Formula 3. La sua carriera, però, sembrava essere ormai a un punto morto, quando, grazie a un altro grosso prestito bancario, garantito anche da una polizza di assicurazione sulla vita, riuscì a garantirsi un posto presso il team March in Formula 2.

Da li in poi un successo dietro l’altro fino all’approdo a Maranello nel regno di Enzo Ferrari.

Era soprannominato “il computer” per la precisione con la quale metteva a punto la sua vettura e per la freddezza con cui scendeva in pista.

Al primo anno in Ferrari vinse due gran Premi (Spagna e Olanda) e arrivò quarto nella classifica piloti.

Nel 1975 riportò il cavallino rampante alla vittoria di un titolo mondiale che mancava dal 1964.

Una vita da film, quella di Niki, come ricostruito bene anche nell’ultima e fortunata pellicola ‘Rush’, sconvolta dal terribile incidente al Nurburgring che lo lasciò sfigurato: fu estratto incosciente, ma vivo, e con ustioni di terzo grado su tutto il corpo dall’abitacolo della sua monoposto dal collega italiano Arturo Merzario, si salvò e ricominciò a correre 42 giorni dopo.

Oltre alle fiamme che ne segnarono il volto per sempre, il pilota austriaco fu fiaccato dalle inalazioni dei velenosi fumi di benzina che evidentemente ne danneggiarono i polmoni.

Lauda tra l’altro dopo il suo ritiro si dedicò alla vita da imprenditore fondando e dirigendo due compagnie aeree, la Lauda Air e la Niki.

Inoltre volle rimanere in F1 ricoprendo il ruolo di dirigente sportivo con la Jaguar per due stagioni, e dal 2012 fino alla sua scomparsa di presidente non esecutivo della scuderia Mercedes AMG F1.

                 Antonio Gullì