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Daniela Bonanzinga “Io ormai sono una realtà un po’ rara”

Universome Redazione
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Cultura Locale
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Fonte: La Scatola Lilla, ©2015

Martedì 16 Aprile intervisto Daniela Bonanzinga, nonché libraia più rinomata in città, attiva nel promuovere la lettura fra i giovani con il progetto “La libreria incontra la scuola”. E’ quasi ora di pranzo e spero che il mio stomaco non cominci a brontolare proprio adesso. Guardo l’ingresso della Libreria Bonanzinga con un misto di suggestione e adrenalina, ed entro. Il locale è quasi vuoto, dato l’orario. La proprietaria ci saluta e finisce un discorso con alcune clienti. Aspettandola, mi aggiro fra le mensole, pochi libri sono rimasti; il trasloco dei locali è in atto. Lei termina il suo da fare e invita me e la mia collega fotografa a salire per l’intervista. Ha una stretta di mano veloce ma incisiva, ricorda quasi quella di un uomo. Io ne resto affascinata. Prendiamo posto; Daniela si accomoda come una vera e propria padrona di casa, poggiando un braccio con il gomito sull’altra sedia. Io la scruto, per un secondo, e penso quel tipico, timido e puerile “Voglio essere come lei da grande”. Poi, do il via alla mia incalzante serie di domande.

Allora, ha iniziato a lavorare a diciotto anni, ho letto, affiancando i suoi genitori. Ha mai avuto dubbi, anche il minimo dubbio, che potesse non essere la sua strada?

Tantissimi. Le certezze si costruiscono sui dubbi, miliardi di dubbi. Anche perché a diciotto anni una persona si deve ancora formare e la sua vita deve ancora svolgersi. Quindi sì, ho avuto tantissimi dubbi, fin dalle prime battute.

Lavorare, per così tanti anni, nel mondo dei libri in cosa l’ha umanamente migliorata?

Mi ha migliorata a livello umano perché sicuramente i libri hanno aperto la mia mente e il mio spirito al percorso della ricerca esistenziale, personale e lavorativa. Quindi sicuramente il libro come oggetto nella sua varietà, profondità, nella sua declinazione ha fatto sviluppare in me l’anima della ricercatrice. E non esiste differenza, chi ricerca, ricerca in tutti i campi.

E in cosa, invece, l’ha stressata magari a tal punto da dire “potevo fare un lavoro statale, un lavoro diverso”?

Che cosa mi ha stressata di più? Certamente la crisi, micidiale, che ha colpito l’economia, il comparto dei libri e della comunicazione tutta legata alla carta stampata. E’ iniziata la ricerca del cliente perché tutte le attività commerciali, legate anche alla cultura, sono aziende, non dimentichiamolo; vivono di bilanci, profitti,  ricavi, perdite. Questo è l’aspetto che maggiormente mi ha stressata anche perché io ho una formazione umanistica, sono laureata in lettere moderne. Tutti i miei studi sono stati orientati alla comunicazione. Io ho la visione umanistica del numero, per dirla ridendo, cioè tutto ciò che è gestione, numeri, finanza mi ha stressata molto nella mia carriera e mi continua a stressare. ( risate)

Ilaria: e lo farà a questo punto. (risate)

 

©SofiaCampagna, Ilaria intervista la dott.ssa Bonanzinga- Libreria Bonanzinga, Messina 16 Aprile 2019.

Sarebbe errato dire che vede il mestiere del libraio più come una missione che come un lavoro?

Allora, generalmente chi vede le attività come missioni opera nell’ambito del no-profit; invece io tengo sempre a bada i numeri, perché io non sono, come hai detto tu, un’impiegata statale. Di questo lavoro devo vivere, ho una famiglia e, come ho sempre detto, mio padre mi ha donato un’azienda, non 500 milioni sul conto corrente. Mi ha donato un’azienda con le sue problematicità. Si può dire, invece, che io ho una visione sociale del mio mestiere, cioè, che per me è molto importante far leggere quante più persone è possibile, motivo per il quale mi sono dedicata al mondo della scuola, dei ragazzi, da sempre. Che questo poi abbia una ricaduta di tipo commerciale è certamente secondario, la cosa più importante è far aumentare questi numeri della lettura, far leggere uno a chi legge zero, non tanto far leggere due a chi legge uno perché quello è già più facile. Ma la cosa più bella, ripeto, è far leggere uno a chi legge zero.

Cosa suggerisce a chi, piccolo o adulto, è restio a leggere? Purtroppo sono tanti, i numeri parlano.

Oggi è una domanda da 1 milione di dollari. Dunque, ci sono alcuni piccoli punti. Oggi la lettura è in competizione con un mondo molto accelerato e molto complesso che è quello della nuova comunicazione, dei social e della rete. Oggi la battaglia è serrata, la comunicazione tra ragazzi è diversa, i nuovi media sono molto aggressivi e i tempi dedicati ai social sono tanti. Ma io penso che una generazione che non legge potrebbe veramente esitare in un disastro cosmico e continuo quindi a fare, nel mio passaggio terreno, quello che sono chiamata a fare: creare per ragazzi occasioni di incontri alti, con personaggi importanti, con persone che qualcosa restituiscono. E continuare a scommettere che i ragazzi oggi, anche se in modo diverso, a loro volta restituiscono qualcosa. La lettura è una restituzione d’affetto, la lettura può cambiare la vita, la lettura ha dei sensi; bisogna insegnare ai ragazzi quali sono questi sensi.

Qual è la più grande soddisfazione personale e se sta per dire il Premio Mauri del 2010 ne scelga una seconda.

La più grande soddisfazione è certamente La libreria incontra la scuola, 150 scrittori e 400000 occasioni di lettura. Se tu mi chiedi in 40 anni di attività qual è stata la cosa più bella? La libreria incontra la scuola. Qual è la cosa che ripeteresti senza ombra di dubbio? La libreria incontra la scuola. Qual è stata la scommessa che hai vinto? La libreria incontra la scuola. Non ho mai trovato un progetto che potesse distrarre la mia attenzione dalla La libreria incontra la scuola. Il Premio Mauri è consequenziale a questa, senza questa, non c’è manco il premio. (risate). Questo lavoro nel mio territorio spesso diventa un po’ invisibile perché, avendo creato un format così vincente, è stato imitato da tutti e spesso si tende a dimenticare chi l’ha inventato. Io ne ho registrato il marchio, però siccome poi tutto funziona per personalismi, è stato molto semplice per i miei colleghi appropriarsi di questa invenzione ed era anche impensabile che non accadesse, se no non sarei stata docente alla scuola per librai e non l’avrei insegnato agli altri librai d’Italia. Chiaramente, nel mio territorio l’osservazione e l’imitazione sono state fisiologiche. Quello che è bello è che ogni tanto qualcuno si ricordi che questa cosa l’ho inventata io. E ogni tanto vedo che stenta ad arrivare questo riconoscimento, ho deciso di darmelo da sola, ma non ti dico come perché lo vedrete in questa nuova avventura di questa nuova location. Così, avrò messo un punto visibile, anche se gli altri non lo ricordano, me lo ricordo da sola.

 

©SofiaCampagna, Ilaria intervista la dott.ssa Bonanzinga – Libreria Bonanzinga, Messina 16 Aprile 2019

 

Chi è lo scrittore o la scrittrice che le ha lasciato un ricordo di impatto, un ricordo così commovente che le ha fatto pensare “ecco perché amo il mio lavoro!”.

Veramente posso dirti che ci sono tante, tante esperienze, di ogni ordine e grado, legate anche a grandissimi nomi della letteratura contemporanea. Una su tutte, l’esperienza fatta quest’anno col professore Galimberti, l’uomo più che lo studioso. Ma fare una classifica è molto difficile.

E qual è il consiglio, per chi come lei, ha il sogno di aprire una libreria indipendente?

Ci sono tante nuove realtà ed è forse una cosa che bisognerebbe chiedere a questa nuova generazione. Io ormai sono una realtà un po’ rara, cioè sono una libreria indipendente, storica, con 50 anni all’attivo che ha svoltato. Le nuove generazioni hanno davanti schemi diversi, confronti diversi, assente la storicità, alcuni elementi che per me sono stati fondanti.  Io potrei dare delle risposte che sono poco rincuoranti e invece credo che ognuno debba perseguire i propri sogni. Perché è facile creare una libreria senza uno storico di riferimento, perché tu ti concentri su quei consumi, indici di lettura. I dolori vengono quando questi indici vengono confrontati con 10 anni fa. Non voglio rispondere a chi ha un sogno nel cassetto; lo persegua! Studi, si faccia delle scuole, ce ne sono tante, si sperimenti. E’ una cosa molto faticosa, questo lo posso dire a chiare lettere.

Quest’anno la libreria compirà 50 anni; è stato proprio per celebrare questa occasione che ha deciso di spostare i locali della libreria?

Non è stato per questa occasione, se vogliamo è stato il contrario. Festeggeremo i 50 anni nella nuova libreria. Io ho deciso di spostare la libreria per vivere meglio e per fare, a 57 anni, dopo essere stata vicina, da tutti i punti di vista, alla mia famiglia,  un mio progetto. Mi sono detta “te lo meriti”, uno spazio mio progettato sulle mie nuove esigenze, sui  miei sogni. Lo spazio è tutto, come una casa. Quindi dopo 40 anni di militanza in uno spazio progettato da altri, ho sentito l’esigenza di concludere tutto ciò che mi resta, lavorativamente parlando, in uno spazio progettato da me, sul presente.

 

©SofiaCampagna, Ilaria intervista la dott.ssa Bonanzinga – Libreria Bonanzinga, Messina 16 Aprile 2019

 

Infatti, cosa si  aspetta per questa nuova libreria? Per questa nuova avventura?

Mi aspetto di potere trasformare la mia libreria in un luogo dove gli aspetti della virtualità, cioè gli aspetti della rete, possano unirsi agli aspetti della realtà. Io mi aspetto un luogo dove le persone, entrando, mi stringano la mano e mi dicano “noi siamo amici su Facebook” e trovino un luogo fisico in cui poter scambiare sguardi, emozioni, esperienze.

Ci fa qualche spoiler sul 27? Ci saranno delle sorprese?

Te lo posso già anticipare. Sarà un pomeriggio d’autore perché si susseguiranno Cristina Cassar Scalia, Barbara Bellomo, Guglielmo Pispisa e Mario Falcone; converseranno tutto il pomeriggio, alternandosi nelle varie fasce orarie. Non ci saranno nastri da tagliare, ci sarà un bicchiere per brindare e la città che decide di partecipare.

E sicuramente parteciperà; io la ringrazio molto per il suo tempo.

 

 

 

                                                                                                                        Ilaria Piscioneri