Juve – Ajax: la vecchia signora impara dai piccoli

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Fine dei giochi per la Juventus, battuta in casa dagli olandesi dell’Ajax che volano in semifinale.

Un’altra apocalisse, ma questa volta prevalentemente juventina, che ai quarti è fuori dalla Champions; addirittura dopo il miracolo compiuto ai danni dell’Atletico, impresa che era riuscita a riattivare il circuito delle emozioni e delle ambizioni tifose, allontanando ombre e scetticismi diffusi. Ieri è stato sfatato il tabù della rosa più forte, di chi spende più soldi; ieri finalmente si è rivisto il calcio. Il dominio del gioco, della tattica e anche il divertimento hanno fatto innamorare nuovamente i nostalgici di questo sport.
Nonostante un primo tempo equilibrato con la Juventus che passa in vantaggio con il “re” dei quarti di finale Cristiano Ronaldo (24 gol nei 21 quarti disputati in UCL) e il pareggio fortunoso di Van de Beek, la squadra dei “ragazzacci” di Erik ten Hag disputa un secondo tempo che difficilmente dimenticheremo. Velocità, tecnica e dinamicità sono la sintesi di quello che hanno fatto vedere ieri questi giovani: il tridente di attacco Ziyech, Tadic, Neres ha seminato il panico nella difesa Juventina, la quale è considerata una delle più solide d’europa , per poi disintegrala completamente al minuto 67’ dallo stacco imperioso del capitano diciannovenne Matthijs De Light, che porta i lancieri in vantaggio. Da quel momento i bianconeri, che per passare il turno ne devono segnare due, accusano il colpo e invece che cercare il pari, sono proprio i ragazzi di Ten Hag a sfiorare più volte il tris. Kean e Cr7 ci provano, ma senza fortuna. Il triplice fischio spegne il sogno Champions della Juve e dà il via libera alla festa dei giocatori olandesi che adesso si sfideranno, in una semifinale di lusso, contro la vincente di Manchester City-Tottenham.
Questo degli olandesi è un successo oltre che sportivo, culturale: dimentichiamo per un istante il denaro, i milioni bruciati, ma piuttosto pensiamo al calcio e alla bellezza infinita di questo sport.

 

Antonio Gullì