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Inquinamento luminoso – La scomparsa delle stelle dal centro città (e non solo …)

Redazione UniVersoMe
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“Look at the stars,

look how they shine for you”

Coldplay – Yellow

La primavera sta arrivando a Messina. Guardiamo fuori dalla finestra e vediamo un cielo azzurro limpido, senza nuvole a coprirlo. Gente con il piumino, la sciarpa e il cappello cammina accanto a gente con il giubbotto di pelle e gli occhiali da sole, e le domeniche spalmati sul divano con il plaid hanno lasciato  il posto alle domeniche sul telo mare a guardare il tramonto a Torre Faro.

Ma non è tutto qui. La sera si riesce di nuovo a guardare il cielo. Eppure non vedo le stelle.

Nei paesini della periferia, in piena estate, si riesce quasi a riconoscere Marte ad occhio nudo, però dal centro città si riesce a malapena a trovare, per puro caso, la stella polare.

Uno dei pochi punti da cui è possibile farsi incantare dal meraviglioso spettacolo del cielo è la spiaggia.

Lo so bene perché mesi fa, prima che arrivasse l’estate, io e i miei colleghi della radio andammo proprio sulla spiaggia e Vincenzo Romeo, l’allora direttore della Unit Radio di UniVersoMe, ci fece guardare le stelle chiedendoci cosa fosse stato per noi il percorso UVM fino ad allora.

Qualcuno rispose. Molti restarono zitti, tra cui io.

Torre Faro, Messina 2018

Eppure, credo che qualche parolina a Cecio la devo.

Si arriva a un punto, nella vita, in cui si sente il bisogno di cambiar pelle. Crescere.  Io mi sentivo bloccata davanti a un fiume quando  tutti i miei amici stavano dall’altra sponda a giocare e ridere, mentre io restavo a guardarli con le scarpe in mano e il timore di essere trascinata via dalla corrente. Ciò che fece Cecio non fu allungare una mano e aiutarmi, ma mi spinse dicendomi: “Io devo andare al bagno, controlli tu la regia?”.

Più di un anno fa, lui e altri miei colleghi avevano cominciato a fare parte della Radio universitaria, tutti speaker, io andavo ogni settimana ad ascoltarli così mi proposi a Cecio non come speaker (troppo timida) ma come regista e così mi spiegò un po’ il mixer, un po’ il sistema al computer e via. Signore e signori, la “Regia di Serena Votano” è nata per un’incontinenza del direttore.

E da lì è nato tutto. Ho scoperto cos’è la lealtà, cos’è la fiducia, cosa vuol dire “lavorare in gruppo”, aiutarsi e sostenersi, riconoscere i punti di forza dell’altro, poter sperimentare e migliorare. Sbagliare, a volte.

Non sono la stessa persona del primo giorno all’università e questo lo devo a UniVersoMe, alla radio principalmente. Roba che i capelli verdi, al confronto, hanno fatto ben poco.

E poi è arrivata l’estate. Le mie stelle lì, pronte a farsi ammirare in quelle notti in cui non sai bene dove andare o cosa fare. «Più dell’80 per cento del pianeta si trova ormai sotto un cielo che non è più completamente scuro. In alcuni luoghi, come Singapore, gli abitanti non fanno praticamente mai esperienza di una notte davvero buia, al punto che i loro occhi non hanno mai modo di adattarsi alla visione notturna» rivela un articolo su Focus.it

Dal film “Il Piccolo Principe”

L’inquinamento luminoso è causato da quegli impianti di luci artificiali che non emettono la semplice luce necessaria alla visione notturna, ma la disperdono in altre direzioni.

Le lampade a LED si stanno diffondendo anche nell’illuminazione pubblica, queste lampade hanno bassi consumi (cosa buona e giusta) ma utilizzano una componente di luce bianco-blu che viene diffusa molto di più dalle molecole dell’atmosfera rispetto alla luce con una componente prevalente verso il giallo, come quella dei sistemi di illuminazione al sodio alta pressione. Questo fenomeno provoca un aumento di livello di inquinamento luminoso in prossimità dalle sorgenti, fino ad alcune decine di chilometri,  mentre lo riduce lontano poiché la luce blu si è già diffusa. Avete presente quella striscia rossa, di notte, ce si vede sopra la città? Ecco, l’inquinamento luminoso è proprio quello.

Un problema non solo per gli astronomi, ma anche per gli uomini (provocherebbe stress e malattie che non vi sto a spiegare), per gli animali, ma soprattutto per il mondo vegetale.

A distanza di un anno, RadioUniVersoMe vive il ricambio generazionale. Quelli che erano i miei colleghi, direi meglio famiglia, si sono laureati. Mentre io assisto alla loro laurea, stringo un altro bicchiere di spumante e brindo alla loro felicità! Loro se ne andranno. Io resterò qui a guardarli andare via.

Mi faccio piccola piccola e mi rifugio nel quartier generale di UniVersoMe. Qualcuno, forse, pensava che avrei mollato tutto, ma cosa avrei dovuto fare senza quell’appuntamento quotidiano con le cuffie, quell’atto di fede tra me e il mixer.

E da lì tutto è ritornato in moto. Pomeriggi chiusi in radio a registrare, parlare, scegliere canzoni, ancora parlare, ogni tanto anche io come speaker.

È toccato, anche a me, diventare la Direttrice Unit Radio. Sapevo tutte le difficoltà che implicava, le responsabilità, la fatica di un ruolo come il direttore in radio, non mi lasciavo convincere da nessuno. Nessuno meno uno.

“Cecio … ne vale la pena?”

“Avoglia”.

E allora buttiamoci. Roba che se mi avessero lasciata nel mio piccolo ruolo da regista, nella mia confort zone, sarei stata sicuramente più felice.

Però mi butto, dedico ancora più tempo al progetto che finisce per togliere altro tempo alla mia vita sociale (“Sere, non hai mai avuto una vita sociale” direbbe Mattia) e nel mio ruolo non sono certo da sola. La mia “compagna di viaggio” è stata prima Selina e dopo Cristina.

E così sono cresciuta ancor di più e ho conosciuto Persone: la signora Diplomazia, i signori Nervi, la signora Fortuna, il signor Maiunagioia, il signor Sacrificio, la signora Rabbia Repressa, la piccola Paura, la saggia Adrenalina, la signora Furbizia.

Whorkshop UVM – aprile 2018

Così, Cecio, volevo dirti che io le stelle dal centro città non le vedo. Però la Radio mi ha sempre fatta sentire come quando, finalmente, lontana dall’inquinamento del mondo, guardo le stelle. Senza fiato, un piccolo scricciolo, pronta a tutto.

Spegnate la luce e accendete la curiosità. Ne vale la pena? Avoglia.

Serena Votano