Brexit, Londra nel caos

Redazione Attualità
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A poco più di un mese dalla Brexit il quadro socio-politico sembra essere sempre più complicato.

In un ultimo disperato tentativo di salvare il divorzio Ue-Regno Unito, Theresa May ha inviato una nuova delegazione di negoziatori in Europa.

Il tutto mentre a Londra alcuni ministri hanno dato il via ad una vera e propria protesta per scongiurare l’ipotesi di una Brexit “no deal”, temuta dal Parlamento, dalla sterlina inglese e dal mercato immobiliare, come ha precisato la Bank of England.

D’altronde, a meno di due mesi dal 29 marzo, lo scenario di mancato accordo appare sempre più probabile.

I tempi stringono, tra qualche giorno infatti, si terrà l’attesa votazione sull’accordo Brexit, confermata dalla stessa Theresa May, che la scorsa settimana aveva chiesto più tempo ribadendo: “Se non sarà raggiunta prima un’intesa, farò una dichiarazione in Parlamento il 26 febbraio e il 27 si terrà il voto significativo sull’accordo”.

I membri del gabinetto che si oppongono a una separazione senza accordo affronteranno la May a viso aperto questa settimana.

I ministri, tra cui il segretario alle finanze Amber Rudd, il segretario agli affari Greg Clark e il segretario alla giustizia David Gauke, diranno alla premier che il Parlamento potrebbe costringerla a cercare un’estensione dei colloqui sulla Brexit con l’obiettivo di evitare danni economici imponenti.

L’opzione no deal potrebbe diventare uno stratagemma negoziale per spaventare l’Ue.

Per tentare di convincere l’Unione Europea ad avanzare nuove concessioni, col fine ultimo di salvare il suo accordo sulla Brexit, la May ha inviato in tutta Europa alcuni dei ministri più coinvolti nel processo di divorzio burocratico.

Il segretario degli affari esteri, Jeremy Hunt, volerà a Berlino, Bruxelles e Copenaghen; mentre il Segretario per la Brexit, Steve Barclay, continuerà a dialogare con il negoziatore europeo Michel Barnier.

La Prime Minister britannica, invece, incontrerà il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker questa settimana e cercherà di parlare con i leader dei restanti Paesi nei giorni successivi.

L’incertezza delle prospettive socio-economiche attanaglia la Gran Bretagna, che nella sua soria, mai aveva vissuto momenti così dinamici ed imprevedibili.

Chissà se la reazione del popolo britannico sarà ancora una volta elegante e garbata come storia e costumi impongono, o se questa volta l’ansia e la paura prevarranno.

Antonio Mulone