Una pagella per una speranza

Redazione Attualità
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L’adolescente di 14 anni morto in mare con la pagella cucita in tasca.

E’ stata trovata dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che partecipa a un progetto per identificare profughi e migranti morti nel Mediterraneo. Ha voluto raccontare la storia di questo ragazzo in uno dei sui libri, “ Naufraghi senza volto”, dove racconta la storie di tante vittime naufragate in cerca di speranza, storie che possono essere raccontate da piccoli dettagli, come appunto la pagella cucita nella tasta della giacca, per ricordarci che si parla sempre di persone, bambini, genitori come noi, con gli stessi desideri e le stesse paure.

La pagella era cucita e ripiegata e nascosta dove si tengono le cose più care, con i voti scritti in arabo e francese, conservata con amore e orgoglio, forse per dimostrare una volta arrivato a destinazione di essere un bravo studente e pieno di buone intenzioni.

L’anatomopatologa ha sentito la pagella tastando i suoi vestiti, come ha imparato a fare quando a fine 2013 ha iniziato a esaminare le vittime dei naufragi nel Mediterraneo, profughi e migranti morti in mare nel tentativo di trovare in Europa una vita migliore di quella che avevano dovuto lasciare a casa. Per evitare di perderle, che qualcuno le rubi o che i trafficanti se ne impossessino, queste persone in fuga si cuciono le cose più preziose negli abiti. Negli anni Cattaneo ci ha trovato denaro, documenti personali, sacchetti con la loro terra natale, tessere della biblioteca e dei donatori di sangue. E infine quella pagella, il sogno fatto oggetto di poter andare a scuola, che dal Mali ha viaggiato per quattromila chilometri fino alla Libia, è salita su un barcone troppo affollato e ha riposato per quasi un anno in fondo al mare, insieme al corpo del ragazzo sconosciuto che tanto si era impegnato per avere dei bei voti. Era sul barcone naufragato il 18 aprile 2015, dove sono morte circa (si stima, perché molte sono disperse) mille persone: 528 sono state individuate proprio grazie al lavoro della professoressa Cattaneo e dei suoi collaboratori.

Quando i medici iniziarono a svestirlo sentirono qualcosa di duro e quadrato, tagliarono cercando a non danneggiarla, una volta trovata pensarono tutti la stessa cosa:” Con quali aspettative questo giovane adolescente del Mali aveva con tanta cura nascosto un documento così prezioso per il suo futuro, che mostrava i suoi sforzi, le sue capacità nello studio, e che pensava gli avrebbe aperto chissà quali porte di una scuola italiana o europea, ormai ridotto a poche pagine scolorite intrise di acqua marcia?”. Forse è la cosa più amara: è un mondo senza pietà quello in cui un quattordicenne sa di dover dimostrare che è «bravo» per poter essere accolto e aiutato. Neppure questo è bastato per il ragazzo del Mali.

Rachele Fedele