Traffico di migranti tra Tunisia e Sicilia, il clan stava organizzando un attentato ai carabinieri di Marsala

Redazione Attualità
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A gestire l’immigrazione clandestina, tra le coste africane della Tunisia e quelle siciliane, un’organizzazione criminale composta da italiani e stranieri, scovati e bloccati dalla guardia di finanza con 14 provvedimenti di fermo. Tutti i componenti del clan, che risultava essere capeggiato da un tunisino, sono accusati di sfruttamento dell’immigrazione clandestina – attuata grazie all’utilizzo di gommoni veloci – contrabbando di tabacchi lavorati e indebita appropriazione di beni e attività economiche.
Fu proprio il tunisino capo dell’organizzazione criminale, Fadhel Moncer,  alias “Giovanni”, alias “Boulaya” – già arrestato nel 2012 per traffico di armi e droga tra Francia e Italia – ad architettare un attentato dinamitardo a una caserma dei carabinieri di Marsala, ma le manette gli impedirono di portare a termine il piano, poi arrestato nell’ambito dell’operazione Barbanera.

L’operazione portata a termine della Finanza  è stata denominata “Barbanera” proprio per la caratteristica fisica di Moncer che porta una folta e lunga barba. Secondo i pm Marzia Sabella e i sostituti Calogero Ferrara, Claudia Ferrari e Federica La Chioma, che hanno coordinato l’inchiesta, la banda negli ultimi due anni avrebbe gestito decine di traversate verso le coste siciliane e reinvestito i soldi “guadagnati” in attività economiche intestate a dei prestanome.
A inchiodarlo un’intercettazione telefonica : “Faccio saltare la caserma, già sto mettendo da parte, ogni volta uno-due chili… appena cominciano ad essere cinquanta, cento chili, ti faccio sapere… ti faccio spostare tutta la caserma a mare“, diceva Moncer al suo interlocutore all’altro capo del telefono, ignaro di essere intercettato.


L’organizzazione criminale, che operava tra il nord Africa e le province di Trapani, Agrigento e Palermo, reclutava i profughi chiedendo grosse somme di denaro per la traversata: fino a tremila euro. Inoltre prometteva contratti di lavoro fittizi ai migranti.
Per le traversate, l’organizzazione rubava natanti e motori, già impiegati per i viaggi verso l’Italia e sequestrati dalla Finanza. Si trattava di gommoni carenati, dotati di potenti motori, con i quali operava i trasporti da una sponda all’altra del mediterraneo, trasportando, in poche ore, tra le 10 e le 15 persone per volta. La banda, insieme alle persone, trasportava anche tabacchi acquistati di contrabbando che rivendeva in Sicilia, grazie alla rete di distribuzione dei mercati rionali di Palermo.

Durante le indagini è stato arrestato per traffico di sostanze stupefacenti uno dei complici di Barbanera preso con 30 chili di hashish al casello autostradale di Buonfornello e due contrabbandieri di sigarette e sono stati sequestrati 360 kg. di tabacchi lavorati. Il business aveva portato ingenti “guadagni”, che venivano reinvestiti in un’azienda agricola di Marsala, in un cantiere nautico di Mazara del Vallo e in ristorante.

Gli uomini della Guardia di Finanza hanno dovuto anticipare il blitz di un paio di giorni perché alcuni indagati stavano per fuggire in Tunisia. Sono stati fermati ai varchi del porto di Palermo mentre tentavano di imbarcarsi sulla motonave con addosso 30.000 euro.
Secondo gli inquirenti, per far funzionare questo sistema di trasporto, l’organizzazione sfruttava la vicinanza dell’isola di Lampedusa alle coste tunisine e la disponibilità di due pescherecci italiani, molto attivi nel tratto di mare tra l’isola e la Tunisia, e la complicità di italiani per eludere i controlli delle forze dell’ordine e far allontanare così i profughi dalla costa una volta a terra.

Giusi Villa