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Laura Faranda e Mosè Previti presentano e raccontano “Cocco”

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Se volete trascorrere una domenica pomeriggio diversa dal solito all’insegna dell’arte, dello scambio di idee e di buon vino, non perdete il finissage con brindisi che si terrà alle 17:00 presso il nuovo studio d’arte contemporanea Cocco. Sarà l’ultima imperdibile occasione per visitare la mostra di Ezio Cicciarella, primo artista in programma, senza precedenti per la città di Messina, dove espone le sue opere per la prima volta, ma che vanta di un’esperienza significativa a livello nazionale e internazionale. Se siete curiosi appassionati d’arte, intenditori e non, esperti o meno, e volete rivolgere domande all’artista, oggi sarà possibile incontrarlo allo studio. Lasciatevi ispirare e affascinare e fidatevi del nostro consiglio! Noi di UniVersoMe ci siamo già stati e abbiamo conversato con i curatori dello studio d’arte: Laura Faranda e Mosè Previti. Di seguito vi riportiamo alcuni stralci di un’intervista doppia, un piacevole confronto plurimo, a 360°, su un’eterogeneità di temi, sull’arte (di vivere).

Una volta entrata nello studio mi dimentico del resto e di ciò che c’è fuori: vengo catapultata in un ambiente dal sapore innovativo e fresco, quasi esotico, ma al contempo elegante, raffinato e semplice. Provo quella percezione di bellezza, non solo estetica, ma anche morale, che a parer mio riscatta la parte negativa della messinesità e che mi fa venir voglia di dire: “è questa la Messina che mi piace e che vorrei venisse valorizzata sempre”. Condivido questa riflessione con Mosè e scopro che ha maturato un’idea un po’ diversa ma altrettanto interessante, che offre innumerevoli spunti di dialogo e che potrete conoscere continuando a leggere. Prima ancora di esternare questo mio pensiero però, nonostante una chiarezza di intenti emersa dall’osservazione delle sculture e dalla lettura del catalogo, la mia instancabile curiosità mi spinge a volerne sapere di più. Mi avvicino a Laura e a Mosè, che dimostrano fin da subito di essere felici e ben disposti a rispondere a una serie di mie domande incessanti, proprio come una bambina che chiede i perché di ogni cosa agli adulti. Alla fine ho l’impressione di averli sfiniti, ma loro non lo danno a vedere, anzi, mi invitano con estrema gentilezza a tornare per il prossimo autore in mostra: poveri loro che dovranno sopportarmi ancora!

Comincio quindi a chiedere….

La prima cosa che mi ha colpito è stata la scelta del nome: perché Cocco? Cosa ha a che fare con uno studio d’arte contemporanea?

La spiegazione a me l’hanno data, ma non ve la svelo. Il modo migliore per capirla è andare direttamente sul posto, osservare e guardarsi un po’ intorno…lo intuirete anche da soli se avete l’occhio clinico e attento.

Qual è la genesi del vostro progetto? Com’è nata l’idea e come si è evoluta?

Laura: questo spazio era lo studio legale di mio nonno. Invece di lasciarlo inutilizzato, ho pensato di trasformarlo in qualcos’altro, tramutandolo, con tanta perseveranza e determinazione, in ciò che è adesso: uno studio d’arte contemporanea. Ho concretizzato il mio sogno di realizzare un qualcosa di personale e indipendente, svincolato dalle imposizioni degli altri, scevro di limiti, in cui potessi liberamente decidere cosa fare delle mie competenze e della mia professione di critica e curatrice d’arte  (ho appena concluso un master in “Curatrice Museale e di Eventi” a Roma). Con la collaborazione di Mosè ho rivoluzionato le finalità del luogo pur mantenendo la struttura, gli elementi portanti, le stanze, le porte e i colori. L’ho trasformato coerentemente alle mie attitudini artistiche, rivalutando e dando un’altra forma a ciò che già c’era.

Il motivo che ti ha convinta a dire “Comincio”, senza esitazioni, l’energia e il motore che ti hanno portata a intraprendere questa strada quali sono stati? Non ti ha spaventata o messa in difficoltà la decisione di realizzare questo progetto in una realtà a volte destabilizzante e demotivante come quella di Messina?

Laura: avevo già maturato l’idea di voler costruire e costituire uno spazio tutto mio da tempo e non mi sono fatta intimorire da nulla perché ero risoluta su ciò che volevo fare. Non mi sono posta troppe domande. Se l’avessi fatto, non avrei mai iniziato. A volte è meglio agire d’istinto, grazie a energie e stimoli positivi e ottimisti. Nonostante sia stata una scelta ponderata e soppesata, ho agito spinta dall’impegno e dalla voglia di voler raggiungere un obiettivo con serenità, consapevole del fatto che non sarebbe stato facile, ma fiduciosa di poterci riuscire. E certamente non da sola. Volevo poter contare sull’aiuto di una persona fidata, di un amico che stimo e rispetto, anche lui critico d’arte. Per questo motivo, la persona che ho pensato come mio collaboratore è stata Mosè. Ti racconto l’aneddoto di quando gli presentai l’idea, che è stato molto simpatico e singolare: gli esposi il mio progetto e lui mi rispose subito: “è grandioso! Ti faccio i miei migliori auguri!”. Io gli risposi “no, guarda che non ci siamo capiti, io ti sto proponendo di collaborare”. A quel punto Mosè accettò e ci siamo imbarcati assieme in questa avventura, con spirito di squadra ed entusiasmo costante. Mosè è un vulcano esplosivo di idee.

Credi che una realtà come questa possa avere un riscontro efficace nella cittadinanza?

Laura: l’inaugurazione ha riscosso molto successo e riteniamo di poter affermare che la popolazione messinese abbia risposto positivamente a questa novità. Ci hanno visitati e sono stati nostri ospiti sia persone comuni sia artisti e professionisti del settore artistico. Hanno apprezzato la mostra e hanno manifestato reale interesse, non sono venuti per approfittare esclusivamente del rinfresco che abbiamo offerto, come la nostra mentalità ci porterebbe erroneamente a pensare.

Mi incuriosisce anche il titolo dato alla mostra: “La volta pietra”. Le sculture di Ezio Cicciarella hanno innescato in me sensazioni contrastanti, che immagino rispecchino e rappresentino il senso della sua concezione d’arte. Perché avete inaugurato proprio con lui?

Laura: Ezio incarna gli obiettivi che io e Mosè ci prefiggiamo di raggiungere attraverso lo studio d’arte: innovazione, distacco dalla tradizione, con uno sguardo attuale e moderno che abbia una radice conterranea siciliana, ma esteso a un orizzonte nazionale e internazionale. Ezio è originario di Vittoria (RG). Nonostante vanti esposizioni al Cairo, ad Amsterdam e New York e del contatto con personalità come Franco Sarnari e Vittorio Sgarbi, ha sempre mantenuto un atteggiamento genuino, autentico e umile, come la pietra che lui stesso lavora. Incessante lavoratore e ricercatore, con grande maestria, da un unico blocco di pietra riesce a ricavare effetti diversi applicando tecniche che gli consentono di lasciare una parte di pietra allo stato grezzo e un’altra finemente lavorata. Quest’ultima è rappresentata da fasce che sembrano avvolgere e opprimere la pietra. È proprio questo ossimoro a creare risultati sinuosi e paradossali, emblema “dell’eterna lotta tra spirito e materia”, come commenta Mosè nel catalogo. È stato proprio Mosè a suggerirmi il nome di Ezio, che aveva conosciuto in occasione della partecipazione al workshop internazionale “Trasformatorio”, svoltosi a Giampilieri Superiore (Messina). Abbiamo pensato di attribuire alla mostra il nome “La volta pietra” perché assume e acquisisce varie sfumature di significati: la prima accezione è riconducibile alla presenza delle volte alte del soffitto nello studio di Ezio a Vittoria; ma anche “quella volta, la pietra” e “in origine fu la pietra” che rimanda al suo passato di ragazzo che ha cominciato lavorando con i materiali del padre artigiano, e che ricorda di essere sempre con i piedi per terra pur culminando nella carriera artistica.

Adesso mi rivolgo a Mosè.

Credi sia coraggioso e controcorrente aver contribuito a dar vita a una realtà come questa in un contesto di cittadinanza in parte disinteressata incapace di rispettare i monumenti della città deturpandoli?

Mosè: non credo sia coraggioso, è semplicemente una necessità, un’esigenza. Non voglio essere insignito di riconoscimenti perché credo che il ruolo dell’artista e dell’intellettuale non sia quello di eroe, ma di persona che guida verso la ricerca e il recupero di un rapporto personale con le cose. Io ho deciso di restare e aiutare Laura perché sentivo di volerlo fare, ma non biasimo i giovani che se ne vanno altrove per trovare il proprio percorso. Se una città come Messina opprime e prosciuga tutte la voglia e la buona volontà di una persona, l’unica soluzione è andarsene e perseguire il diritto di essere felici. Io anche per un periodo di tempo mi sono formato in altri luoghi, ho viaggiato e il mio lavoro mi fa viaggiare, e queste sinergie con altri posti mi portano a crescere, ad esportare ciò che imparo e riconsegnarlo a Messina.

Non credi quindi nel ruolo di artista-intellettuale impegnato in prima linea in battaglie politiche e sociali?

Mosè: io ritengo che l’artista non si debba rivestire di battaglie patriottiche e non debba indossare vesti politiche, senza assumersi responsabilità di comunità che non gli competono. Il suo lavoro, come quello di tutti, non dovrebbe avere nient’altro di speciale se non inseguire le proprie passioni, credendo fermamente in ciò che fa, ricercando sensi e mettendo a disposizione degli altri la propria arte e il proprio sapere, vivendo e trasmettendo un’identità con le cose. Bisogna insegnare ad avere cura di ciò che ci circonda, del valore del nostro territorio, senza essere passivi, restando connessi con una realtà che sarebbe nostro dovere comprendere. L’arte trasmette disciplina, impegno, lavoro, sacrificio, dedizione e rispetto verso le cose.

Dopo aver condiviso con voi questa intervista illuminante, non mi resta che consigliarvi di andare in via F. Todaro, n. 22, per lasciare che anche le vostre menti si illuminino.

Ecco il link all’evento: https://www.facebook.com/events/345057139383244/

Giusy Boccalatte