“Alzati e cammina” disse il neurologo

Redazione UniVersoMe
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Lo scorso 31 ottobre su Nature è uscito un articolo veramente interessante, riguardante una tecnica che potrebbe permettere a pazienti paraplegici di riacquistare il controllo degli arti inferiori. La tecnica si basa su una stimolazione elettrica a livello del midollo spinale, così da rinforzare le connessioni tra encefalo e secondo motoneurone.

 

 

 

 

I ricercatori hanno prima mappato quali aree del midollo spinale sono coinvolte in ogni movimento richiesto per camminare, come la flessione dell’anca o l’estensione della caviglia. Successivamente, attraverso un intervento chirurgico, hanno impiantato stimolatori elettrici in tre persone, con diversi livelli di menomazione motoria nelle gambe a causa di lesioni del midollo spinale. Avendo scoperto quali parti del midollo spinale sono coinvolte nel camminare, il team è stato in grado di programmare una sequenza di impulsi elettrici che stimolerebbero il midollo spinale nel momento e luogo corretto per facilitare quei movimenti.

I ricercatori ci tengono a sottolineare che questo è soltanto un primo piccolo passo verso quello che potrà essere un trattamento. Sono tanti i limiti di questo studio. In primo luogo il numero di partecipanti: 3. Due di loro riuscivano parzialmente a muovere le gambe e sono riusciti a effettuare alcuni passi con l’aiuto di un supporto mentre il terzo, che non riusciva minimamente a muovere le gambe, è riuscito a fare alcuni stereotipati movimenti da sdraiato. Tutti e tre i paziente sono comunque dei paraplegici a seguito di una lesione a livello lombare del midollo spinale. Lesione non totale che salva comunque alcuni motoneuroni. I ricercatori non si esprimono se tale tecnica di stimolazione elettrica possa funzionare per ogni tipo di lesione. Per il momento ha parzialmente funzionato su questi tre pazienti, e il risultato non è né banale né scontato.

Quando una persona subisce una lesione grave a livello di midollo spinale, si blocca la comunicazione tra encefalo e periferia, dove con la periferia si intendono muscoli e recettori cutanei. In altre parole si perde la capacità motoria e la sensibilità di un parte del nostro corpo. I ricercatori hanno notato soltanto i miglioramenti sul piano motorio, senza soffermarsi se tale tecnica migliorasse anche la sensibilità degli arti inferiori di questi tre pazienti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il fatto più sorprendente dei risultati di questo studio è che ad ogni nuova stimolazione, i pazienti rispondevano sempre meglio, segno che si creano nuove sinapsi a livello di midollo ogni volta che i paziente effettuavano gli esercizi.

Il lavoro è davvero entusiasmante, dice Jennifer French, direttore esecutivo del Neurotech Network di San Pietroburgo, in Florida, un’organizzazione no-profit che educa le persone con condizioni neurologiche sulle neurotecnologie. Tuttavia ci tiene a precisare che i partecipanti richiedevano ancora il supporto del corpo per muoversi.

Kim Anderson, un ricercatore clinico nelle lesioni del midollo spinale alla Case Western Reserve University di Cleveland, Ohio, aggiunge che la tecnica potrebbe non essere in grado di aiutare tutti con tali lesioni. I partecipanti allo studio hanno mantenuto un certo livello di funzione motoria al di sotto della lesione prima dell’inizio della stimolazione, mentre la maggior parte delle persone con lesioni del midollo spinale ha ferite “motorie complete”, senza alcuna capacità residua di movimento.

Il team di Courtine ha anche sviluppato una tecnologia che consente ai partecipanti di utilizzare la stimolazione elettrica epidurale all’esterno del laboratorio. Ciò include sensori indossabili che attivano la stimolazione e un’app che funziona su un orologio a comando vocale, consentendo agli utenti di scegliere la forma esatta di stimolazione necessaria.

Questi dispositivi sono ancora in fase di sviluppo, afferma Courtine, ma i partecipanti li hanno usati per camminare e persino, in un caso, per un triciclo a due gambe. Nei prossimi tre anni, afferma Courtine, mira a ottimizzare la tecnica e convalidarne la sicurezza e l’efficacia.

Francesco Calò

 

Fonti:

https://www.nature.com/articles/d41586-018-07251-x