Marco Travaglio condannato, dovrà risarcire Tiziano Renzi!

Redazione Attualità
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“La sentenza del Tribunale di Firenze che dà torto al Fatto, imponendoci di versare lo spropositato risarcimento di 95 mila euro a Tiziano Renzi e creando un precedente che mette a rischio la sopravvivenza del nostro giornale, ci costringe a rivolgerci subito a voi lettori”.

Marco Travaglio tuona così nel suo editoriale su Il Fatto Quotidiano, assicurando comunque: “Che se l’esecutività del verdetto non sarà sospesa, pagheremo il dovuto e ci appellerremo per farci restituire i soldi fino all’ultimo centesimo e la nostra onorabilità, che non può essere messa alla berlina da manigoldi che si fanno scudo dell’impunità parlamentare e che, se le bugie fossero reato sarebbero all’ergastolo.

La condanna emessa dal giudice Schiaretti, nei confronti di Travaglio e della società editoriale Il Fatto S.p.a, fa riferimento al contenuto di due editoriali pubblicati sul giornale il 24 Dicembre 2015 e il 16 Gennaio 2016.
Nel primo, intitolato “I babboccioni“, l’espressione incriminata sarebbe “fa bancarotta“, in merito all’indagine in corso in quel periodo sulla “Chill Post”; nel secondo, “Hasta la lista“, Renzi senior era stato paragonato “per affarucci” a Valentino Mareddu della P3.

Nella sentenza oltre ai due articoli sopracitati, è stato ritenuto diffamatorio anche un pezzo pubblicato on-line riguardante gli sviluppi della vicenda “Banca Etruria”.

Ha esultato sul suo profilo Facebook il figlio di Tiziano, l’ex Premier Matteo Renzi:” Niente potrà ripagare l’enorme mole di fango buttata addosso a mio padre, alla sua salute. Qualcuno però inizia a pagare almeno i danni“.

Assolto invece Peter Gomez, co-direttore del Fatto, per alcuni articoli on-line.

Indomito Travaglio rivendica:” Purtroppo in Italia fare un buon giornale, libero ed indipendente, non basta più. Il bombardamento delle cause civili e delle querele sta diventando insostenibile, perchè rende il nostro mestiere pericoloso. Non c’è alcuna arma di difesa a botte di sentenze come queste, un piccolo giornale come Il Fatto non può reggere.
Possiamo prestare tutte le attenzioni del mondo a non scrivere cose false, ma se poi veniamo condannati per aver esercitato il nostro sacrosanto diritto di critica, allora dovremmo preoccuparci di non disturbare certi manovratori”, esplicito riferimento a D. Ermini, renziano doc, appena nominato al vertice del Csm.

Il fondatore del Fatto Quotidiano pare evocare al feroce giustizialismo della magistratura, che rischierebbe di compromettere la libera esplicazione del diritto all’informazione e della libertà di stampa, simboli di una testata libera come Il Fatto.

E’ bene dunque che i tribunali svolgano il loro dovere nella garanzia del rispetto delle leggi e di tutti, operando con buon senso, e cautelando con fermezza il servizio d’informazione fondamentale in democrazia.

Minare questo aspetto significherebbe paralizzare la crescita culturale, e un paese come l’Italia non se lo può permettere.

Antonio Mulone