Chichita Calvino: «Lei è i miei occhi»

Redazione Attualità
REDAZIONE ATTUALITÀ
Attualità
calvino chichita einaudi il barone rampante

È morta lo scorso 23 giugno, a quasi 93 anni, Ester Judith Singer, ribattezzata “Chichita” dalla tata messicana. A dare la notizia della morte, avvenuta a Roma, è stata la casa editrice Einaudi.


«Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così.» Il barone rampante 

Era rimasta vedova nel 1985 quando lo scrittore Italo Calvino era morto a Siena, era una giovane traduttrice argentina quando lo conobbe a Parigi nel 1962, in occasione di un ciclo di incontri letterari, per poi sposarlo due anni dopo a La Havana.
Persona dotata di straordinaria cultura e intelligenza che, grazie al suo lavoro da traduttrice, ha contribuito a diffondere e a curare l’opera di Calvino nel mondo, protagonista sottintesa dei suoi libri, ha custodito fino alla fine la memoria e l’eredità letteraria dello scrittore dalla sua casa di Campo Marzio, nel cuore di Roma, nella quale continuava a leggere, a documentarsi, a incontrare intellettuali e studenti.
Doloroso pensare che questa fonte inesauribile di memorie si sia spenta. Lo scrittore le sottoponeva ogni sua nuova pagina, sicuro di averne il giudizio che gli serviva. «Lei è i miei occhi. Guarda il mondo e me lo racconta» diceva Calvino. Di scrivere un libro non ne voleva sapere, detestava la parte della «vedova di» che dispensa aneddoti.


«Vedi, forse io ho paura di te. Ma non so dove rifugiarmi. L’orizzonte è deserto, non ci sei che tu. Tu sei l’orso e la grotta. Perciò io sto ora accucciata tra le tue braccia, perché tu mi protegga dalla paura di te.»Prima che tu dica “Pronto”

Serena Votano