Il Governo, i media ed una carneficina anticipata. Che fa male solo all’Italia

Redazione Attualità
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Giallo-verde, giallo-blù. Per qualcuno giallo-nero, per altri solo nero. Come il futuro dell’Italia. Con ottantasette – mica bruscolini – giorni di ritardo, dallo scorso 1º giugno l’Italia ha finalmente un Governo. Di un colore che, magari, ad alcuni non riesce proprio ad andar giù ma che va rispettato. Se non altro, per il semplice fatto che quest’esecutivo, forse male assemblato, forse non fattivamente convenzionale, rappresenta l’insindacabile volontà del popolo italiano. E, dopo quattro legislature di fatto auto-proclamatesi, ce n’era davvero bisogno.

Nei primi quattordici giorni dell’era Conte, però, s’è assistito ad un gioco al massacro degno della miglior – o peggior – propaganda. E non da parte degli elettori, che, alla fine dei conti, ne avrebbero avuto anche il diritto. Bensì da parte di televisioni, radio e giornali. Fa specie, in particolare, che anche le più grandi testate ed aziende mediali italiane si siano piegate ad un giochino così becero, frutto di un retro-pensiero ormai scevro di qualsivoglia velo o limite d’imparzialità, che paradossalmente danneggia più loro stesse che il bersaglio designato.

Sia chiaro. Salvini, Di Maio, Conte e i loro fratelli sbaglieranno. Perchè, come diceva Prezzolini, “non si può promettere di non sbagliare, perchè, in un certo senso, ciò è impossibile”. Lo hanno già fatto e, di certo, lo rifaranno e, magari, anche più volte. Ma quanto commetteranno i loro errori, lo faranno con l’obbligo di prendersi essenziali e doverose responsabilità di fronte ad un popolo di elettori di circa 15 milioni di unità. Che, a conti fatti, rappresentano il 25% di un Paese, allo stato attuale, messo in ginocchio.

Crocifiggere mediaticamente i nuovi incaricati non è sicuramente il modo migliore per aiutare una Nazione che, in primis, non riesce a dare e produrre posti di lavoro. Una situazione figlia di un domino politico che vede la prevalenza di lotte assolutamente partitiche rispetto al reale interesse dei cittadini. Se, come sta accadendo ora, il quarto potere rincara la dose, mettendo in evidenza un braccialetto calcistico nel giorno del giuramento o la “comprensibile” emozione nel primo discorso da Premier – da parte di un soggetto che politico non è – si rischia solamente di far male agli abitanti dello stivale. Che, oggi più che mai, vorrebbero semplicemente uscire da una crisi che sembra non avere fine.

Matteo Occhiuto