Inaugurata a Gerusalemme l’ambasciata USA

Redazione Attualità
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Si è svolta il 14 Maggio a Gerusalemme la cerimonia di apertura della nuova ambasciata Usa.

La decisione del presidente americano, Donald Trump, di trasferire l’ambasciata americana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme è avvenuta in concomitanza con le celebrazioni per il 70esimo anniversario della nascita dello stato di Israele.

Alla cerimonia di insediamento della nuova ambasciata americana hanno preso parte la figlia del presidente americano Donald Trump, Ivanka, e il genero, Jared Kushner, oltre al segretario del Tesoro, Steven Mnuchin, e al vice segretario di Stato, John Sullivan.

E’ stata proprio Ivanka Trump a togliere il velo alla targa dell’ambasciata Usa a Gerusalemme.

Il presidente non essendo fisicamente partecipe alla cerimonia è intervenuto con un video messaggio pre-registrato, nel quale afferma che:

“La capitale di Israele è Gerusalemme. Israele, come ogni stato sovrano, ha il diritto di determinare la sua capitale (…) la nostra speranza è per la pace e gli Stati Uniti restano impegnati per un accordo di pace”.

Scrivendo subito dopo un tweet nel quale ribadisce esultando “Un grande giorno per Israele. Congratulazioni!”.

 

Sebbene alla cerimonia di inaugurazione la presenza era solo di quattro delegazioni europee: Repubblica Ceca, Romania, Austria e Ungheria; dopo gli Stati Uniti, altri paesi hanno affermato di avere in programma il trasferimento della loro ambasciata a Gerusalemme.

Dopo aver annunciato lo spostamento dell’ambasciata, lo scorso 6 dicembre, la situazione in Medio Oriente può essere riassunta con una sola parola: “massacro“.  Questa notizia scatenò e continua a scatenare un forte conflitto a tal punto che le manifestazioni, alle quali la partecipazione si è presentata in massa, prendono il nome de “La marcia del ritorno“.

Purtroppo anche l’inaugurazione è stata circondata da un clima di tensioni: violentissimi e sanguinosi scontri tra manifestanti palestinesi e l’esercito israeliano, hanno avuto luogo sia per le strade sia lungo il confine tra Israele e la Striscia di Gaza, dove secondo alcuni dati dimostrati, il bilancio è salito almeno a 52 morti e altri duemila feriti.

Nonostante tutti i paesi si dichiarino preoccupati, le loro reazioni di condanna volte sia verso la decisione del presidente americano sia verso l’incessante massacro, non sono sufficienti per fermare la catastrofe.

                                                                                                                                                                         Francesca Grasso