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… Messina e Palermo si contendevano il titolo di Capitale della Sicilia?

Universome Redazione
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Cultura Locale
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Rosanero contro rossoblu, l’Aquila contro il Liotro, Santa Rosalia contro Sant’Agata o, più banalmente, l’arancina contro l’arancino: se pensiamo oggi alla rivalità per eccellenza fra le città siciliane non ci può non venire in mente quella fra Palermo e Catania.

Ma se guardiamo al passato, quella che molti credono essere una faida secolare in realtà si rivela essere una inimicizia abbastanza recente; e se è vero che Palermo, la città dei Re normanni, svevi e angioini, fin da tempi antichissimi ha rivendicato il ruolo di città egemone a livello politico, economico e culturale in Sicilia, è anche vero che, per lungo tempo, a contenderle spesso duramente questo primato era non Catania, ma proprio la città di Messina.

Città che, nell’apice del suo splendore economico, poteva vantare uno dei porti più ricchi e trafficati del Mediterraneo, e che per secoli divise, proprio con Palermo, addirittura il titolo di Capitale: Messana, nobile Siciliae Caput, come recitava un antico motto latino.

Ma due galli nello stesso pollaio, si sa, non vanno mai d’accordo; ed è così che fra Messina e Palermo si sviluppò negli anni una fortissima rivalità . La situazione diventa esplosiva durante la dominazione spagnola, a cavallo tra Cinquecento e Seicento: in questo periodo florido della storia di Messina, le due città fanno a gara ad accumulare privilegi politici, ricchezze economica e bellezze artistiche.

È una lotta accesissima, e senza esclusione di colpi: a quel periodo risale la storia popolare, tramandata dall’etnografo Pitrè, secondo cui i Palermitani organizzarono una spedizione punitiva a Messina, durante la quale avrebbero danneggiato la statua del Nettuno del Montorsoli, trasformando la beneaugurante mano aperta del dio olimpico in un volgare gesto delle corna. La rappresaglia messinese non tardò a venire: i Messinesi risposero distruggendo i nasi di alcune statue femminili in piazza Pretoria. Un gesto carico di simbolismo, dato che il taglio del naso era la pena riservata anticamente ad adultere e ruffiani…

Al di là degli aneddoti, le invidie e  i rancori fra le due città divennero sempre più aspri durante il Seicento, ed ebbero un ruolo importante fra le cause di quella che fu la rivolta antispagnola di Messina del 1675. Rivolta che contribuì a mettere la parola fine sulla questione, dato che, una volta conclusasi con la vittoria degli Spagnoli, la città peloritana vide andare in fumo tutti i suoi passati privilegi.

Eppure, per tutto il periodo del Settecento, in molte fonti e documenti storici la città di Messina continua a essere accompagnata dal titolo di “Capitale di Sicilia”, benchè ridotto ormai, di fatto, a un puro vezzo campanilistico.

E la ferita doveva bruciare parecchio ancora nel 1848, quando tutta la Sicilia si sollevò contro la monarchia borbonica e Messina andò incontro a un duro assedio; proprio sul sentimento di rivalsa verso gli odiati palermitani provarono a far leva, in un primo momento, gli assedianti, promettendo a Messina, se si fosse arresa, proprio il titolo di Capitale. Anche se la risposta dei rivoltosi fu, in questo caso, un secco no: del resto, meglio sconfitti che traditori!

Gianpaolo Basile